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Scene da un matrimonio (in Comune)

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/09/2008

SposaPalazzo vecchio – Castello vecchio, per Bimba Impertinente, che distingue fra palazzi e castelli a seconda che ci sia o non ci sia una torre – e’ una fabbrica di matrimoni.
Un matrimonio ogni quindici minuti.
Dalle otto alle quattordici.
Agghiacciante.
Soprattutto l’accumularsi degli sposi e degli invitati dentro al metal detector, il loro faticoso scambiarsi lungo le scale, il montarsi senza pieta’ nel disimpegno fatto attesa.
Gli sposi riescono ad esprimersi in termini tali da scoraggiare l’invasione del pianeta ad opera della piu’ pervicace razza di extraterrestri.
Comincia una topolona sui cinquanta infagottata di terital – con addosso l’odore pungente del sudore che stagna l’ascella sintetica – e abbracciata ad un moro che non raggiunge i venti anni (Ma babbo chi è che si sposa? Commenta B.I., che è anche un po’ bigotta e perbenista).
Continua una disgraziata vestita come la Venere del Botticelli che si accompagna ad un tipo identico a Clint Eastwood in un film di Sergio Leone, cavallo a parte.
Poi giapponesi e giapponesi, compreso un corteo tradizionale, con tamburi e corni vari.
La cerimonia è un bidello un po’ doddo che introduce il rito con "Signori, Vi prego di fare silenzio e spengere i cellulari, non spingete e, soprattutto, vogliate comprendere l’importanza del rito che andiamo a celebrare", un consgiliere comunale che lo prende per il naso (Dopo queste brevi ma efficaci parole, possiamo iniziare), una musichetta da balera autunnale, flash e riflash.
Termina con il rituale: Qualcuno vuole dire qualcosa? Se vuole, lo faccia, ma nel rispetto di chi sta aspettando il suo turno.
Tipo legge un brano del vangelo.
Tipa legge un pezzo di film.
Primo genitore, un canto di Catullo.
Secondo genitore fa un discorso sul genere: Noi che abbiamo fatto il sessantotto sappiamo bene che i giovani sono sempre meglio degli anziani eppoi legge If di Kipling, che chiama nostro fratello e gran maestro, ostentando la propria appartenenza alla massoneria.
Il bidello, a questo punto e fortunatamente, interviene facendo sloggiare la sala.
Resta, per fortuna, il sorriso degli sposi e la felicità di B.I.: Babbo, anche questa volta mi hanno fatto fare la damigella.

Il padre dei cretini

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/09/2008

NapolitanoAd Helsinki, Napolitano ha fatto delle affermazioni importanti.
Credo che in Italia sia ancora una questione aperta la piena identificazione che ci dovrebbe essere da parte di tutti nei principi e nei valori della Costituzione repubblicana, che sono rispecchiati nella Costituzione europea richiamata nel Trattato di Lisbona.
Il che – nel linguaggio diplomaticamente sintetico del Capo dello Stato – significa che gli Italiani non hanno una Costituzione. Che la Costituzione è divenuta lettera morta.
E’ una affermazione insolitamente forte.
A prima lettura, fa corpo con i discorsi di La Russa e Alemanno sul fascismo.
Forse, però, è una affermazione molto più importante.
E’ la confessione del fallimento di un progetto unificante.
Il Presidente della Repubblica si dichiara capo di uno Stato che non crede in se stesso e che non ha più ragione di essere.
Può farlo?
Si può dire ai propri figli che non hanno più una famiglia e restare a casa?
Di solito, in questi casi, si fanno le valigie e si lasciano i figlioli con la mamma.

Uno sconfitto

16 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/09/2008

Salvatore si aggira per i corridoi della facoltà da quando ero studente.
Assistente volontario.
Si impegnava.
Seguiva gli esami di tutti.
Fotocopie per tutti.
Studiava.
Scriveva poco, difficile scrivere passando le giornate come un servo della gleba.
Non veniva preso sul serio.
Lo si capiva anche da studenti.
Non lo capiva lui.
E’ ancora lì.
Negli stessi corridoi.
Nemmeno troppo invecchiato.
Un po’ gobbo, i piedi che guardano le botteghe, i capelli lunghi e disordinati, scalcinato, sudiciotto.
L’incrocio fra un ordinario di fisica pura ed un barbone.
Corre.
Senza motivo.
Non viene preso sul serio neppure dai bidelli, ormai.
Stamani, ho finto di non vederlo mentre un bidello lo rimproverava, alzando la voce.
Teneva gli occhi bassi.
E’ sempre assistente volontario.
Ma ha imparato a far finta di essere professore e questi giorni di matricole sono la sua unica occasione di gloria.
Le cerca. Le avvicina. Le consiglia. Loro ancora non sanno chi è. Lo sapranno presto.
Salvatore fa pena.
Stringe il cuore.
I suoi maestri, no.
Fanno rabbia.
Se hai un allievo devoto ed idiota, non puoi tenerlo.
Non puoi tenere con te una persona che non sarà mai in grado di arrivare da nessuna parte.
Non puoi tenere con te una persona che non vuoi portare da nessuna parte.
Nemmeno se da grande vuoi fare il rettore.

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