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Il cambio di stagione

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/10/2021

Ricordi quando – ogni notte – non riuscivi a dormire da sola e venivi nel nostro letto? Lo scaldavi con i tuoi sogni che attraversavano il cuscino per diventare la nostra felicità.

Il mattino era un bacio lieve come il ponente del mattino dopo una notte afosa per svegliarti mentre facevi finta di dormire.

Lo ricordi adesso che ti alzi con Spotify, che la tua camera è chiusa ogni sera, vai a letto dopo di noi senza passare dalla nostra camera, che ti incontro mentre ti prepari la colazione da sola ed io esco di casa sentendomi un ladro perché non ti ho svegliata né guardata mentre facevi finta di dormire?

Anche questo è un cambio di stagione: è arrivato il momento di riporre i vestiti dell’estate, non è più tempo di lino e si controlla che il tweed non sia tarmato, che i pantaloni di vigogna non scoppino per il troppo vino dell’estate.

Ti osservo con la tristezza con cui si guarda l’estate che svanisce, sperando in un’ultima giornata di Sole, cercando nella Tramontana il ricordo dello Scirocco.

Ti vedo e penso che anche questo è un cambio di stagione: doloroso come tutti i cambi di stagione, ma – mi dico – i frutti dell’Autunno sono più avari dei doni dell’Estate. Più avari ma molto più dolci.

E ti sorrido stringendo dentro di me il ricordo dei tuoi sogni quando mi arrivavano attraverso il cuscino e non riuscivo ad addormentarmi perché preferivo perdermi ad accarezzarti con gli occhi senza fare rumore.

A night in Tunisia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/10/2021

Quella notte e il delirio ossessivo che l’ha preceduta

Il nulla indossava il berretto a sonagli dei giullari a custodia del multiverso

Libertà (mediocre) smarrita in un recinto di maiali urla, si incazza, sguazza in sangue asciutto di menopausa

Tutte le parole che millantavano uno sguardo capace di vedere spariscono

Trucchi di illusionista, pietà di occhi, commiserazioni e autocommiserazioni che si sciolgono come lacrime su di una lastra di ghiaccio

Non resta più di quello che si vede se si guarda un gabbiano negli occhi.

Prima della burrasca

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/09/2021

Prima della burrasca, ci sono stati baci e carezze.

Non avevano il sapore della burrasca. Non c’era metallo in quei baci e in quelle carezze.

C’erano pianti e stupore.

Prima della burrasca, i baci hanno iniziato a sapere di piombo, a lasciare il sapore di sale delle lacrime sulle labbra.

Ma era ancora prima della burrasca.

Perché poi sono diventati amari come il sangue, flebili come sabbia, fatti del silenzio che non capisce e delle parole che feriscono.

Lontani, sempre più lontani.

Una oscena ossessione ha occupato tutto il cielo ed è piovuta con il peso battente di un meteorite mentre il cuore si è rassegnato a un inverno senza speranza di Sole.

Al mediocre inverno di un saluto soffocato da lacrime di cieco.

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