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Una donna

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/09/2007

Estate.
Capalbio.
Classica estate di Capalbio.
Le solite persone.
I soliti poderi.
Le solite spiaggie.
Una cena.
Tutti si conoscono.
Lui e lei non si conoscono.
Sono stupiti di non conoscersi.
Una conversazione cortese e lenta.
Il giardino per guardare le stelle, annusando la notte.
Lei è affascinante.
Occhi grigi, capelli neri.
Esile, quasi efebica.
La solitudine del giardino diventa imbarazzante, lei chiede di essere accompagnata a casa.
Lui la accompagna.
Un vecchio podere, il camino mai acceso, dei divani, una poltrona.
Odore di vacanze.
Di polvere e vacanze.
Lui si siede.
Lei si spoglia.
Lentamente.
Inizia a toccarsi.
Spiega che preferisce così, che si eccita solo toccandosi, che adora toccarsi mentre viene guardata.
Lui è perplesso.
Abituato a vedere senza guardare, si sforza di guardare.
Una volta, due volte, poi ancora.
Ma è stanco.
E si addormenta.

Il prof. Aurelio Scaccabarozzi

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/09/2007

Per lunghi anni, sono stato l’assistente del prof. Aurelio Scaccabarozzi.
Uomo apparentemente mite e, soprattutto, gaffeur inimitabile.
Ricordo un esame.
Gli esami si svolgevano secondo una liturgia consolidata.
Gli assistenti, fra cui io, facevano le prime due domande.
Il prof. Scaccabarozzi, l’ultima.
La prima parte dell’esame terminava con un biglietto che lo raccontava al professore.
L’esame che racconto aveva per protagonista una perfetta capra.
Non aveva studiato nulla.
Non capiva niente.
Soprattutto era una capra a cui mancava una esatta metà del volto.
Imbarazzante carenza.
Ricordo il mio sforzo di non mostrare nessuna emozione.
Sul biglietto scrissi le domande, commentai con un "non sa nulla, deve tornare" aggiunsi di prestare attenzione all’aspetto fisico.
Lo Scaccabarozzi, ammucchiato di carte e libretti, si vide arrivare libretto e studentessa contemporaneamente. Non alzò la testa, lesse il biglietto.
Poi, però, il suo sguardo si sollevò sulla poveretta.
Fece un salto sulla sedia e disse: "oh lei, che ha fatto?"
La studentessa, "nulla, ci sono nata".
Lo Scaccabarozzi, "allora va bene così".
La studentessa, "no, non va bene per nulla".
L’esame terminò con ventisette e un "avevo paura di rivederla" che il professore mi sussurrò, quasi scusandosi, mentre offriva il rituale caffé degli assistenti a metà mattina.
Fu allora che decisi che quando sarei diventato professore avrei fatto tutti gli esami personalmente.
E così faccio ancora oggi.

Le inventrici della fica

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/09/2007

Hanno la fronte alta.
Spaziosa, inutilmente.
Incedono, anziché camminare.
Dominano lo spazio.
Lo sguardo attentamente ritoccato.
La bocca che non sorride mai al di là delle estreme frontiere della chirurgia estetica.
I denti, odontotecnici fili di perle.
Convinte del potere della loro invenzione taumaturgica.
Attente a cercare di trasformarla nella definitiva scoperta di chi le circonda.
Arriva  un giorno, perché quel giorno arriva sempre, nel quale si scoprono vecchie.
E diventano belle.
Di una bellezza tragicamente patetica.
Di un dolore sfiorito.
Ma è difficile coglierle in quell’attimo.
Prima che la loro resa diventi insopportabilmente aspra.

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