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Banalità

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/08/2007

Il radiogiornale di  oggi ha raccontato una notizia piuttosto singolare.
Un marocchino di trenta anni è stato travolto da una ruota a Mirabilandia.
Il poveretto ha deciso di andare in gita a Mirabilandia con la fidanzata italiana.
Durante un giro della ruota ha perso il cappellino.
Si è disperato.
Ha deciso di cercare di riprendere il cappellino.
La fidanzata italiana ha cercato – inutilmente – di dissuaderlo.
Il marocchino ha oltrepassato la recinzione del terreno al di sotto della ruota.
Non si è accorto che la ruota stava per passare.
O, mi permetto di aggiungere, se ne è accorto ma ha pensato che la ruota sarebbe passata sopra  di lui.
E’ stato colpito alla testa dalla gamba di una ventenne italiana.
La gamba si è rotta in più punti ed il marocchino anche.
Osservazioni possibili:
perché il marocchino era marocchino, la  fidanzata era italiana e la gamba egualmente?
la notizia sarebbe cambiata molto se il marocchino fosse stato un avvocato olandese o un medico americano in viaggio di nozze?
Ma queste sono osservazioni di banale cinismo.
Esiste però anche un’altra possibile narrazione che può dar vita a riflessioni diverse.
Ieri (18 agosto 2007) una persona ha perso la vita cercando di recuperare il proprio cappellino.
Che cosa può spingere una persona a rischiare la propria vita per un cappellino?
Fino a che punto si deve essere poveri per provare autentica disperazione nella perdita di un berretto?
Forse sono queste le riflessioni che avrei voluto ascoltare.
Molto di più del papa che invita a riflettere sul rapporto fra fede e ragione.
Del segretario di Stato vaticano che si interroga sulla relatività dei valori.
I valori sono diventati talmente relativi che una persona è potuta morire per un berretto.

Il chiosco degli sportivi

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/08/2007

E’ rimasto uno degli ultimi bar per indigeni del centro di Firenze.
Sopravvive ai margini di piazza della repubblica.
Di fronte all’ingresso posteriore della procura della repubblica.
Ed ha la consistenza di un acquario.
La cassiera del mattino ha i riccioli pettinati alla maniera di un film muto.
Il cassiere del pomeriggio è inutilmente cordiale.
Tutti portano una cravatta viola, un gilet nero ed una camicia bianca.
Tristi quelle cravatte annodate a festa.
Tristi quelle camicie stirate come se fossero magliette.
Per tutto il giorno, un televisore da pochi pollici è acceso su programmi casuali.
Mi piace questo posto.
La sua aria dimenticata.
La finestra che offre su un mondo che passa distratto.

Amici

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/07/2007

I miei amici sono persone normali.
Alcuni si sono persi.
Altri si sono sposati.
Molti hanno figli e vite di cui cercano di non vergognarsi.
I miei amici hanno vacanze normali.
Alcuni vanno al mare.
Altri cercano i libri per l’estate.
Molti hanno trovato un modo per non sentirsi in colpa.
I miei amici sono ammalati di asincronia.
E’ davvero difficile ritrovarli tutti insieme.
Per bere un bicchiere di qualcosa e ricordarsi quando a San Niccolò Franco ci chiedeva sempre 5.000lire.
Ci siamo persi.
Da tanto tempo.
E quando ci incontriamo un angolo dei nostri occhi cerca sempre qualche immagine che non esiste più.

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