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Geroglifici e scarpe gialle

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/05/2020

 

Erano parole le scarpe gialle.

Parole che stavano in un bagagliaio.

Ben nascoste.

Più false di una moneta d’argento nella bocca di un poeta ebreo.

Dal loro nascondiglio, permettevano ad altre parole di sgorgare. Parole senza tacchi. Parole innocenti. Parole che parlavano di giardini dai sentieri che si biforcano e di biblioteche senza fine, dai corridoio appena illuminati dalla luce fredda delle miniature.

Ma le scarpe gialle non possono restare nascoste a lungo.

Le scarpe gialle hanno bisogno di tornare ai piedi di chi le sa indossare e la regina delle scarpe gialle le ha messe di nuovo. Non ha neppure aspettato che le sue ferite rimarginassero. Ha cercato il dolore. Suo, di altri. Non importa.

Sono troppo belle le scarpe gialle per lasciarle dentro un bagagliaio e la regina ha ripreso il suo cammino, stretto i cerotti intorno alle dita, ingoiato il dolore e indossato il sorriso con cui Elena osservava Paride e rammentava Menalao.

Ora che le scarpe gialle sono tornate al loro posto, anche le parole sono tornate geroglifici.

Parole scritte per non essere lette. Ma non per essere dimenticate, Come poesie cucite nel cappotto di un poeta ebreo in una fredda anticamera di morte apparecchiata dal montanaro del Cremlino.

Nessun perdono può essere dimenticanza.

La coda per il cornetto

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/05/2020

Uno degli effetti della fine dell’emergenza pandemica è la coda davanti ai bar.

Persone e persone, più o meno ordinate, che aspettano di entrare per ordinare un caffè o un cappuccino. Mangiare il loro cornetto o un budino o un maritozzo.

Lì per lì, sembra assurdo che questa stentata fine di emergenza ci veda tutti in fila per il cornetto, come prima siamo stati in fila davanti alla farmacia o il supermercato.

Facile chiedersi se tutte queste persone, con la loro aria da Germania dell’Est negli anni ottanta, non possano fare colazione a casa, tuffando i biscotti nel caffellatte o tostandosi una fetta di pane del giorno prima.

Ma poi la testa va avanti.

Il bar non è un posto qualsiasi per molti. E’ quello spazio in cui ciascuno trova esattamente il suo posto al bancone, più o meno vicino alla macchina del caffè e si sente chiedere se anche oggi vuole poca schiuma nel cappuccino o se il caffè deve essere basso.

Per molti, il bar è un luogo dello spirito, quello spazio in cui per poco più di due euro si viene riconosciuti.

Non sono in coda per un caffè o un cornetto.

Sono in coda per sentirsi dire che sono sempre loro, anche dopo due mesi senza barbiere, passati a guardare l’immobilità del mondo attraverso le tapparelle.

29 gennaio: San Cazzo da Quarantena

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/05/2020

Il 29 gennaio saranno nove mesi esatti dal 4 maggio e, molto probabilmente, sarà opportuno, con d.P.C.M., modificare il calendario liturgico inserendo San Cazzo da Quarantena.

Il 4 maggio, infatti, è iniziata la fase 2 della emergenza pandemica.

Questa fase, esemplificata dal Presidente del Consiglio dei Ministri in una conferenza stampa che ha fatto rimpiangere i discorsi del Duce, che, almeno, non si sforzava di parlare lingue di cui ignorava la pronuncia, si è aperta alla luce della incerta nozione di “congiunto” (art. 1, primo comma, lett. a), d.P.C.M. 26 aprile 2020).

Nelle FAQ rese accessibili dal Ministero dell’Interno si legge: L’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile. – Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).

L’idea di elaborare delle FAQ è interessante sul piano dogmatico perché pone la questione del rango gerarchico di queste disposizioni: si tratta di norme interne alla pari delle circolari oppure sono norme che chiariscono ai cittadini il significato delle circolari con cui l’amministrazione chiarisce, secondo i canoni del vincolo gerarchico, ai propri dipendenti il significato delle norme che questi devono applicare nell’esercizio delle loro funzioni?

Non si sa e forse, sempre per tornare al ventennio, non sarebbe male un intervento di Santi Romano sul punto.

Ma è la nozione di congiunto che fa pensare. E’ chiaramente una nozione estranea al codice civile che, ancorato a una concezione della famiglia tradizionale, conosceva solo i parenti e gli affini conseguenza di un paradigma eterosessuale oramai desueto e reazionario. Di conseguenza, si fa riferimento alla giurisprudenza della Corte di cassazione in materia di responsabilità aquiliana (ovvero una FAQ che dovrebbe chiarire il significato di una disposizione oscura vuoi alle forze dell’ordine incaricate di farla applicare vuoi ai cittadini preoccupati di sanzioni non particolarmente miti chiede ai suoi lettori l’expertise di un avvocato cassazionista). Questa giurisprudenza ha, in ogni caso, un vago sapore jettatorio, perché individua i soggetti che hanno diritto al risarcimento del danno nel caso in cui il danneggiato sia morto e la voce di danno sia proprio la morte (cd. danno tanatologico) con riferimento a coloro che convivevano con il defunto e che gli volevano particolarmente bene.

E’ anche una giurisprudenza non sempre lineare: esclude il risarcimento al coniuge convivente legato da una relazione stabile con un’altra persona dalla quale ha avuto un figlio (Cassazione civile sez. III, 11/12/2018, n.31950), lo riconosce invece nel caso del convivente che soffre terribilmente per la perdita del figlio del proprio partner (Tribunale , Bergamo , sez. IV , 10/01/2018 , n. 49).

Insomma, è una giurisprudenza che induce le forse dell’ordine ad approfondire non poco le loro nozioni di diritto civile e, nello stesso tempo, a entrare in maniera rilevante nella privacy delle persone che stanno controllando, valutando se effettivamente il marito è legato da un affetto stabile verso la moglie o se il figlio del proprio compagno ci sta davvero simpatico, circostanza non troppo frequente.

In ogni caso, la nozione di congiunto è davvero una nozione “poliziesca”, per un verso, e “ruffiana”, per un altro verso.

Non è poliziesca solo perché per individuare i propri congiunti si è costretti a rivelare i propri affetti ma perché, a ben vedere, la previsione che si possa (e si debba) recarsi al lavoro ma non si possano vedere gli amici con cui si condivide la propria vita da oltre trent’anni si basa sull’idea che i cittadini adottino le precauzioni imposte dall’emergenza epidemiologica solo se sono sorvegliati dal loro datore di lavoro. Perché è questa l’unica differenza fra due amici e due impiegati: gli amici non hanno un capo ufficio che gli dice quello che devono fare.

Ma è anche “ruffiana” perché malgrado la giurisprudenza tanatologica che le FAQ evocano non possa essere interpretata fino a quel livello di estensione, fra i “congiunti” sono stati inseriti anche i fidanzati.

L’intelligenza politica del Presidente del Consiglio non ha potuto evitare di capire che i genitori costretti da sessanta giorni a tenere in casa adolescenti in piena espansione ormonale non avrebbero retto alla Fase 2 senza accorgimenti idraulici in grado di domare gli incendi autarchici delle loro camerette.

Per questa ragione, il 29 gennaio merita, per d.P.C.M., di essere intestato a San Cazzo da Quarantena. Sarà il giorno in cui la curva demografica devastata da questa terribile pandemia riuscirà a invertire la rotta e le maternità saranno invase di adolescenti che, dopo sessanta giorni, hanno potuto ritrovare la loro intimità, magari all’ombra di un cassonetto.

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