Chi li ha sciolti? (leopardate)
Girano intonnate dentro le loro gonne leopardate.
Orrende.
Capaci di azzerare la libido dell’orango di Brassens.
Girano intonnate dentro le loro gonne leopardate.
Orrende.
Capaci di azzerare la libido dell’orango di Brassens.
Ha una quarantina d’anni.
Forse qualcosa di più.
Con la sua compagna le cose non vanno più da tempo.
Ma lei gli ha confessato di avere una malattia particolarmente antipatica.
Lui le resta vicino.
Come si potrebbe restare accanto ad un animale domestico sulla via del tramonto.
Lentamente lei guarisce.
Non era probabile, ma guarisce.
Comincia una lenta convalescenza.
Oramai lei sta quasi bene.
Abitano in un quartiere popolare del centro.
E’ quella parte di inverno che si avvicina alla primavera.
Lui comincia a non resistere più.
Lei gli è diventata insopportabile.
Come una coperta di lana in estate.
Una notte, le parla.
Lei afferra una bottiglia di plastica piena di acqua e comincia a picchiarlo.
Con calma e con metodo.
Lui aspetta pazientamente che si stanchi.
Si alza. Va via.
Lei urla.
Apre la finestra e gli armadi.
Comincia a lanciare dalla finestra tutto ciò che appartiene a lui.
Sotto, in mezzo alla strada, lui, in pigiama, afferra le cose al volo e le butta nel bagagliaio della macchina.
Alle finestre, una intera strada guarda la scena e qualcuno decide che una persona tanto paziente merita qualche lancio in più e comincia a lanciargli frutta, verdura e tutto ciò che sta nel secchio della spazzatura.
Lo Scaccabarozzi è un tipo molto cattolico e timorato di dio.
Ha una moglie, non particolarmente bella ma sempre ben tenuta, e due figli che sono fra i più grandi rompipalle della storia dell’uomo.
Lo Scaccabarozzi riceve i suoi allievi in uno studio stracolmo di libri.
Sa di polvere e di nottate passate a leggere i commentari.
Lo Scaccabarozzi arriva sempre in ritardo.
Butta la borsa sul tavolo e comincia a tirare fuori una alluvione di fogli.
Gli allievi sono seduti di fronte a lui, il blocco sulle ginocchia, prendono appunti sulle cose che lo Scaccabarozzi dice.
In una situazione come questa, mentre lo Scaccabarozzi tirava fuori le sue carte e le buttava sul tavolo, dalla sua borsa, che assomiglia al gonnellino di Eta Beta o all’intimità di una porno diva, è uscito un pacchetto di preservativi.
Il pacchetto di preservativi ha deciso di volare per aria.
Ha fatto un breve volteggio ed è atterrato ai piedi di uno degli allievi.
Il mondo si è fermato per un istante.
Immobile lo Scaccabarozzi.
Immobili gli allievi.
Lo Scaccabarozzi si è subito ripreso buttando la borsa fra i piedi dell’allievo, sopra i preservativi.
Naturalmente, nessuno ha riso.
Ma a lungo gli allievi si sono chiesti se lo Scaccabarozzi quei preservativi li usasse o li portasse con sé per prudenza, in modo da poter validamente fare fronte ad un bisogno urgente o ad un energumeno attratto dalle sue grasse terga.
Diventare vecchi significa anche fare la spesa.
Così, una persona che non ha mai fatto la spesa in vita sua, quando va in pensione, comincia a girare per mercati, negozi e hard discount.
E’ un passatempo.
Un passatempo necessario.
Diventano esperti di miscele per il caffé.
Stanno ore ed ore a scegliere la frutta o la verdura.
Controllano gli scontrini, spuntando il contenuto delle buste appena arrivano a casa.
E se trovano scritto Salamino: Euro2,27, si inalberano.
Non abbiamo comprato nessun salamino.
E’ una questione di principio.
Ci devono restituire i soldi.
Tornano al supermercato, parlano col direttore, il direttore chiama la cassiera, la cassiera guarda lo scontrino, gli anziani insistono sul non aver mai comprato il salamino, il direttore decide di dare i denari agli anziani.
Gli anziani tornano tutti contenti a casa.
Arriva l’ora di pranzo, con figlio e nipoti, la nonna: Il nonno oggi è stato davvero bravo e coraggioso, gli volevano far pagare un salamino, ma lui …
Dopo la narrazione epica dell’impresa, il nonno si alza per prendere il vino.
Oggi, si festeggia l’eroico successo.
In tavola, arriva un orrendo bottiglione di Lambruso Salamino, amabile e frizzante.
E cala il silenzio.
I nonni non sono più tornati in quel supermercato.
Per fortuna, il lambrusco salamino è davvero terribile.
Un treno regionale.
Mattina presto.
Sporco, il giusto.
Ognuno più o meno al solito posto.
Nemmeno fosse un aereo di paracadutisti.
Sale una tizia.
Appariscente.
Il cappotto lungo.
Si siede.
Il cappotto si apre.
Accavalla le gambe, con fare sinuoso.
Porta una minigonna ai limiti del codice Rocco.
Le calze sono appena sopra il ginocchio.
Un’ora di gambe accavallate e scavallate.
Praticamente una lap dance alle sei e mezzo.
Ma doveva venire proprio qui a fare la sorella gemella della Brambilla?
E’ un modo di dire grazie.
Ha una sua intima dolcezza.
Ricorda un tempo in cui il buon dio viveva in mezzo agli uomini. O meglio: gli uomini erano convinti che dio vivesse con loro.
Par di vedere il mendicante che saluta San Martino, dopo aver diviso il mantello.
Non lo sentivo usare da tanto tempo.
Mi è tornato in mente stamani, vedendo – era molto presto – un vagabondo che spazzava la strada.
Sono diventati almeno tre. Naufraghi in cerca dell’ultimo sole che vivono in angoli abbastanza precisi della citta’ e li tengono puliti.
Usano vecchie granate di saggina, vuoti secchi di vernice, ma anche cenci e detersivi. Spazzano, rigidi, ossequiosi, inventandosi maggiordomi di quel punto del quartiere.
E qualche anziano, passando, li saluta e dice: “Iddio gliene rendera’ merito”.
Spesso gli utenti anonimi lasciano dei commenti.
Talvolta i commenti degli utenti anonimi generano polemiche.
Di solito, si tratta di risposte piccate che stigmatizzano la mancata firma.
Ok.
Sono d’accordo.
Non assumersi la responsabilità delle cose che si scrivono non è da persone serie.
Ma:
la maggior parte degli utenti di Splinder ha un nick molto lontano dal suo nome reale,
la maggior parte degli utenti di Splinder ha un avatar che non coincide affatto con il suo aspetto vero,
per non essere utenti anonimi bisogna disporre di una proiezione in rete e non tutti ce l’hanno.
In realtà, la contestazione dell’anonimato fa sorridere.
Qui sono tutti molto anonimi.
Chi più, chi meno.
A meno che non si ritenga che un avatar racchiuda la vera identità di chi scrive.
Ma questo sarebbe triste.
Parecchio.
Anzi, di molto.
Rocco parla con un perfetto accento ginevrino.
Ma non ha studiato in un collegio svizzero, sua madre – il padre è sconosciuto – faceva le pulizie da quelle parti.
E’ un personaggio decisamente noioso.
Trasuda bisogno di rivalsa sociale.
Ma è timido e si ferma dove lo mettono.
Per vincere qualche problema e battere qualche chiodo, si è iscritto ad una scuola di ballo liscio.
Anche lì, non è diventato nulla di che.
Si è stupito di essere invitato a ballare, dopo un certo tempo, da una vampona sgargiante.
Il genere di donna che porta le calze a rete e lascia intravedere le giarrettiere dagli spacchi della gonna.
A Rocco sembra una milady che non avrebbe mai pensato di poter insidiare.
Ci ha ballato molte volte.
Molte più volte di quelle che sarebbero state sufficienti per avvedersi che poteva provare a stringerla un pò di più.
Ma la tipa non è del genere che si tira indietro per così poco e se Rocco resta indietro lei si fa avanti.
Rocco si stupisce.
Pensa di essere diventato bello.
Di più, charmant.
Esce sempre più spesso.
Cambia macchina.
Camicia.
Vestiti.
Diventa alla moda.
Come possono esserlo Rocco ed il suo accento svizzero.
La vampona comincia ad accennare a certe sue predilezioni sessuali.
Rocco si comincia ad allarmare.
Alla vampona piace legare l’amante e, dopo averlo bendato, sorprenderlo, se così si può dire.
Un giorno, Rocco si trova legato come un salame ad un letto, attentamente divaricato, la povera cosa timidamente penzoloni, praticamente un pisello in decomposizione.
La vampona lo bacia dolcemente e lo benda.
Rocco è ragionevolmente teso.
Non sente nulla per qualche minuto.
Poi sente – metallico e preciso – il rumore di una lama a serramanico.
Sviene.
La vampona chiama l’ambulanza.
Pare non si siano più visti.
Ieri La7 ha pubblicato un servizio sulla anoressia.
Indubbiamente l’anoressia è un problema molto grave.
Una malattia insidiosa, che peggiora inevitabilmente, perché riduce giorno per giorno ogni difesa del malato.
Per La7, un ruolo significativo nella patologia sarebbe dei blog.
Le ragazze anoressiche troverebbero grazie al social networking una motivazione ulteriore per convincersi del proprio atteggiamento di odio verso il cibo.
Anche Splinder è affollato di blog anoressici.
L’idea della Melandri, onnipresente, è il controllo dei contenuti da parte del provider, secondo il modello spagnolo:
(ANSA) – MADRID, 21 NOV – L’agenzia spagnola per la qualita’ di Internet ha ottenuto dalla Microsoft la chiusura di 4 blog che incitavano all’anoressia e bulimia. Le pagine personali erano ospitate in Microsoft Windows Live Spaces. Santiago Ramentol, presidente dell’agenzia (Iqua), si e’ detto ‘molto soddisfatto’ perche’ le pagine consigliavano alle ragazze come perdere radicalmente di peso. E’ la prima volta che un’impresa che fornisce pagine personalizzate accetta una richiesta di questo tipo.
Non sembra possibile essere d’accordo.
Per due ordini di ragioni.
Prima di tutto, la libertà di manifestazione del pensiero è un valore fondamentale di ogni democrazia.
L’idea – apparentemente innocente – della censura di un blog, come di un giornale, come di una emittente, per motivi che riguardano il contenuto del pensiero pubblicato è aberrante.
Le ragazze anoressiche hanno il diritto di manifestare le loro opinioni.
Esattamente come chiunque altro ha il diritto di criticare queste opinioni.
Il problema non è la censura delle opinioni espresse da un malato, ma la critica di queste opinioni, attenta, puntuale, ma anche serena e rispettosa del suo punto di vista.
Lo Stato non può chiedere ad un media di censurare le opinioni degli autori.
Deve vigilare perché queste opinioni possano confrontarsi con opinioni diverse, in un dialogo serrato e costruttivo.
E’ ipocrita pensare che censurare un blog "malato" aiuti a superare la malattia.
Semplicemente la nasconde.
Ma questo non è un successo.
In secondo luogo, l’editore di un blog non è l’editore di un giornale.
I blog non hanno un direttore responsabile della linea editoriale.
I blog sono incompatibili con qualsiasi linea editoriale.
Chi scrive questo post non ha nulla a che vedere con molti altri blogger di Splinder.
Non sarebbe mai pubblicato dallo stesso giornale. E nemmeno lo vorrebbe.
L’idea di un controllo da parte del provider che cura l’hosting di un portale di blog è agghiacciante.
Significa trasformare l’idea di una comunicazione liberamente anarchica, ma anche perfettamente compatibile con i valori costituzionali della libertà di manifestazione del pensiero, in una testata giornalistica.
La blogosfera, se così si può chiamare, offre ai suoi frequentatori la possibilità di esprimere liberamente opinioni che difficilmente troverebbero un altro strumento per emergere.
Questo è uno straordinario passo in avanti nella affermazione di una coscienza collettiva democratica.
Ed è del tutto incompatibile con qualsiasi idea di controllo dei contenuti da parte dei provider.
L’unico controllo che può e deve esistere sono i commenti e il numero delle pagine viste.
Qualsiasi altro controllo adombra una idea di Stato etico che spaventa, perché intimamente fascista.
La bottega dell’antiquaria è un luogo molto tipico.
Dentro c’è una antiquaria.
Ma potrebbe esserci anche una disegnatrice di fiori di carta, una modellatrice di crete, una decoratrice di interni, una intrecciatrice di bigiotteria.
E mille altre cose inutili.
Di solito, la bottega dell’antiquaria non va bene.
Non può andare bene.
Vende cose già viste a prezzi carissimi.
Cose inutili e dal costo volgare.
Ci si domanda che cosa c’è dietro.
Qualcuno particolarmente scafato potrebbe pensare ad una lavanderia di denaro sporco.
Ma sarebbe troppo spregiudicato.
No.
C’è un marito.
Un marito che si è rotto le palle della moglie.
Che ha bisogno di trovarle qualche cosa da fare.
E che pur di non averla fra le scatole le paga i conti, ripiana il bilancio di fine anno, va dal commercialista, etc.
Guarda i suoi denari uscire dal portafoglio con un misto di rabbia e di gratitudine.
La bottega dell’antiquario è un perfetto esempio di economia fedifraga: l’utile (o meglio: il ristorno) è una moglie silente e grata.