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Scorte e scortati (abstract)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/10/2007

Le scorte servono a proteggere gli scortati dai pericoli e lo Stato dagli scortati.
Se si ha paura della scorta, o si ha paura di una ribellione della scorta o si ha paura di quello che la scorta può vedere.
Il primo è uno scenario tipico dell’impero romano: nella storia repubblicana, le scorte hanno conosciuto molte vittime, ma non pare che ne abbiano fatte fra gli scortati.
Il secondo è uno scenario che non deve spaventare chi usa della scorta unicamente per i doveri del proprio ufficio.
Le esternazioni dei giudici sono temibili: il giudice che si rivolge direttamente all’opinione pubblica elude il principio di soggezione alla legge – e solo alla legge – convocando il popolo ad referendum sul proprio operato.
E questo spaventa.
Soprattutto chi ricorda l’unica esternazione di Sua Eccellenza Galizia, presidente della Corte d’Appello di Firenze durante il fascismo, e famoso per avere assolto pressocché tutti i crimini politici o contro la religione sottoposti al suo giudizio.
Questi avvisato che i frati di un santuario avevano cacciato il cadavere del figlio dalla chiesa perché partigiano, attraversò, senza scorta, piazza San Marco e via Battisti, bussò alla porta del convento e prese il priore a sonori calci nel sedere.
Di lui, parlava Calamandrei quando introduceva il principio di indipendenza della magistratura.

Scorte e scortati

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/10/2007

Pare che il giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Milano, Clementina Forleo, abbia rinunciato alla scorta.
Le ragioni, per quanto si può comprendere dalla rassegna della stampa parlamentare, sarebbero nella attiva omissione da parte dei carabinieri e dall’atteggiamento non troppo trasparente dei vertici dell’Arma.
La dott.ssa Forleo avrebbe dichiarato che i pericoli alla sua incolumità non provengono dalla piazza ma dai palazzi, lasciando intendere disegni eversivi a suo danno.
Per la Costituzione, il magistrato è soggetto soltanto alla legge e questo principio non è soltanto una guarentigia, ma anche un dovere morale: il magistrato è soggetto soltanto alla legge sia perché la sua funzione è unicamente la traslitterazione della volontà astratta del legislatore in volontà concrete di legge, senza che alcun potere vi posso interferire, perché egli è chiamato unicamente all’esercizio della funzione giurisdizionale, al tradurre il fatto in diritto, senza poter interferire nell’esercizio degli altri poteri dello Stato.
I giudici che si sganciano dalla legge per dialogare con l’opinione pubblica possono fare paura, perché si svincolano dal dovere di equilibrio che incombe su ogni potere costituzionale.
Anche sul piano pratico, può non essere semplice comprendere il significato dei timori della dott.ssa Forleo.
Le scorte, fin dai tempi di Tiberio, che sceglieva la sua guardia fra germani incapaci di parlare o intendere il latino, sono un potenziale pericolo per gli scortati.
Notoriamente le scorte dipendono da un dicastero al quale riferiscono della attività degli scortati, non foss’altro per giustificare i pedaggi o il consumo del combustibile.
Di solito, lo scortato usa della scorta unicamente per i doveri del proprio ufficio e nessuno ha qualcosa da nascondere se la sua scorta lo accompagna da casa al tribunale o viceversa.
Se, invece, si usa della scorta per portare le veline in albergo, come pare fosse abitudine di Salvo Sottile, allora la questione può essere delicata.
Ma se la dott.ssa Forleo usava la sua scorta solo per andare in tribunale o per adempiere agli altri doveri del suo ufficio che cosa doveva temere? Che la scorta si ribellasse organizzando un rapimento, quasi che la Forleo fosse il povero Abu Omar?
Francamente sembrano scenari complessi da sostenere anche in un clima malato di dietrologia.
In realtà, uno dei problemi della giustizia è proprio la soggezione dei magistrati alla legge: siamo sicuri che una udienza preliminare su D’Alema e Fassino, una indagine penale su Mastella, una indagine su Lele Mora sarebbero stati condotti in questo modo da un giudice soggetto soltanto alla legge?
Non lo so.
Ed in questo non saperlo, il sapere che un magistrato non vuol far sapere al ministero della difesa i suoi spostamenti non aiuta.

Un quesito

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2007

Da sempre, sono colpito quando vedo una donna molto bella abbracciata ad un uomo non altrettanto rimarchevole.
Nel periodo in cui, per me, il quesito più importante era se le donne fanno la pipi dallo stesso posto da cui fanno la popo, come la bambola della sorella del mio amico del cuore, oppure sono fatte come la sorella medesima, che giurava di fare la popo come i maschietti e la pipi da un’altra parte, ho passato molto tempo a chiedermi perché le bambine preferivano i ragazzi brufolosi delle medie alla nostra paffuta ed elementare innocenza.
Ecco, questi sono quesiti che con il tempo si sono trasfigurati.
Quando, questo pomeriggio, ho visto un signore abbastanza avanti negli anni, con un pancione strordinariamente significativo, diciamo sul genere che obbliga a fare la pipi a memoria perché rivederselo è impossibile (e comunque sarebbe commovente), abbracciato a due ragazze sui venti anni, da copertina di una rivista di moda, non mi sono più chiesto come facesse.
Mi sono, invece, chiesto quanto pagava e, in subordine, ma questo era il vero quesito, se lui era quello che pagava o quello che faceva pagare e che, come tutti i commercianti del suo genere, stava semplicemente esibendo la mercanzia.

I sogni del convegnista

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2007

Talvolta il convegnista sogna.
In questo caso, pare che abbia sognato del suo – involontario e riluttante – maestro.
Un sogno assolutamente imbarazzante.
Ha raccontato di aver sognato di essere nella piazza di un paese medioevale.
Avrebbe spiegato le sue ultime teorie sul principio di laicità dello Stato o sul ruolo di arbitraggio svolto dalla Corte costituzionale nella decisione dei conflitti intersoggettivi e avrebbe conquistato la totale ammirazione intellettuale del maestro che lo avrebbe baciato sulla bocca.
Un bacio molto pandemico.
Si sarebbe ritratto, gridando allo scandalo e cercando l’aiuto della folla contro il novello girolimoni.
Successivamente, avrebbe offerto un pactum sceleris che aveva per oggetto lo scambio della sua discrezione con la generosità accademica del tristo figuro.
L’ingenuità del convegnista ha deciso di raccontare il suo sogno ad una dottoranda che ha, come d’uso e d’obbligo, raccontato subito tutto al diretto interessato, all’evidente scopo di guadagnare qualche scalino nella strada del successo universitario.
Per quanto riguarda il diretto interessato, non è ancora riuscito a chiudere la bocca rimasta aperta in uno  sbadiglio di stupore: essere diventato un  girolimoni onirico è davvero una singolare scocciatura.

Chi li ha sciolti? (Digos)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2007

Fra la barzellette più idiote che l’infanzia trascina nell’età adulta c’è quella della pattuglia di carabinieri che ferma una macchina, chiede i documenti, si sente rispondere "digos" e replica "documentos".
Mi è venuta in mente stamattina quando sfogliavo la cronaca cittadina.
E’ accaduto che un coraggioso burlone si è arrampicato su una porta telematica che sorveglia l’accesso al centro storico, l’ha smontata ed ha affisso una fotografia dell’assessore alla sicurezza pubblica (eufemismo per ordine pubblico) Graziano Cioni, quello che ha sottoscritto digitalmente l’ordinanza dei lavavetri, in modo da assicurarsi il diritto morale di autore su quel bell’esempio di gestione democratica dei problemi cittadini.
La digos è stata incaricata delle indagini.
Pare che quella che sembra una burla, anche abbastanza divertente, sia stata intesa come una minaccia all’incolumità dell’importante uomo politico, ovvero un attentato alla sicurezza dello Stato.
In questo modo, una barzelletta piuttosto idiota si è trasfigurata in una fiaba di Esopo, a metà fra l’insegnamento morale e la divinazione.

Lunedì, fisiatra (il male degli altri)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2007

Come tutti i lunedì, la mia schiena ha avuto bisogno del fisiatra.
Ho già avuto modo di narrare della sua sala di aspetto.
Un luogo spoglio, appena separato con una parete attrezzata, credo si chiamino così, dalla scrivania della segretaria che parla a telefono con le sue amichette.
Di solito, aspetto con il portatile sulle ginocchia, ripasso la posta in entrata, preparo la posta in uscita, gioco a sudoku, a seconda dell’umore.
Questa sala d’aspetto è un luogo di conoscenze: i malati cronici tendono ad essere affabili con i colleghi.
Normalmente non sono affabile.
Non ho mai accettato troppo di essere un malato cronico.
Di conseguenza, disdegno le abitudini dei malati cronici.
C’è un collega, però, al quale mi sono affezionato.
E’ anziano.
Un vecchio medico.
Sempre molto elegante.
Un bastone lo tiene in piedi e la gamba sinistra si muove a passo di tip tap.
Sorridente, malgrado il dolore della schiena distrutta dalla gamba paralizzata.
Al collo, un cartello con il numero di cellulare del figlio, per il caso in cui si senta male e non riesca a tornare a casa.
Ci incontriamo tutti i lunedì mattina da quasi tre anni.
Verso la fine del secondo anno, ha iniziato a darmi del tu.
Oggi siamo rimasti insieme più del solito.
Mi ha parlato come ad un vecchio amico: la cosa più difficile da accettare è non poter guarire, poter solo sperare di non aggravarsi, di rimanere come si è.
Ed ha continuato raccontandomi degli ultimi giorni di lavoro, della rabbia che lo prendeva quando sollevava il telefono e qualcuno gli diceva che stava male, che stava male di sciocchezze, mentre lui soffriva da urlare.
Della rabbia che provava nel non accettare una malattia che gli impediva di accettare la sofferenza dei suoi pazienti.
Poi mi ha chiesto di me.
Ed io, naturalmente, sono stato evasivo: anch’io non sopporto di non essere all’altezza del male degli altri.

Chi li ha sciolti? (Toto)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/10/2007

Toto Cotugno non è solo il cantante anni ottanta che si sta rifacendo una verginità nei paesi dell’est.
E’ anche il giovane di bottega di un barbiere di lusso del centro storico di Firenze.
Un giovane barese di cinquantacinque anni.
Assolutamente convinto di essere identico a Toto Cotugno.
Anzi di essere il vero Toto Cotugno.
Peccato si chiami in un altro modo.
In ogni caso, porta un parrucchino con appiccicata la chioma del suo idolo.TotoCotugno
Indossa improbabili camicie a righe, di una stoffa modellata sulla tappezzeria di una professoressa di inglese arrivata zitella alla soglia dei novanta anni.
Aperte su un petto, dove, fra i peli, si affaccia un crocefisso a forma di ancora con catenaria da petroliera.
Le gambette affustate dentro a dei pantaloni di pelle, anche d’agosto, incredibilmente rigonfi laddove è opportuno.
Alla sera frequenta un night, sulle colline, dove verso la chiusura gli permettono di cantare e lui dice di accettare per filantropia, ma gli avventori non sono d’accordo.
D’estate, c’è sempre qualche festa dell’unità, del volontariato o di rifondazione che lo ospita, sgangherato, e,  in questo caso, gli avventori criticano la sua arte in maniera molto più palese.
Al mattino, lo si vede davanti al Chiosco degli Sportivi che guarda il cartellone con le corse dei cavalli, di cui è un notevole esperto, discetta di handicap e stacco, trotto e galoppo, segna numeri e numeri su un taccuino che porta sempre con sé, in una calligrafia infantile ed incerta, finché non si gioca l’intero stipendio.
Ecco, uno così è contento.
Sorride sempre.
Anche se ha tre figli di cui non sa nulla da più di venti anni.
Anche se si accompagna ad una donna che non disdegna di proclamare – pubblicamente ed a voce alta – la sua inutilità, quando alla sera lo recupera dalla sala corse e se lo riporta a casa in un tornado di improperi e pedate che non gli lasciano nemmeno toccare terra.

Il fondo del convegnista

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2007

Oggi ha davvero toccato il fondo.
Prima di partire per il convegno, mi ha portato la marmellata fatta dalla mamma.
Ed è riuscito a lasciarmi senza parole.
Lo fa apposta.

Il convegnista

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2007

Di tutti coloro che frequentano l’accademia, il convegnista è uno degli oggetti più abietti.
Lo si riconosce immediatamente.
Alto, anziano per il suo ruolo di giovane, deferente ed intellettualmente decotto.
E’ un esperto di rinfreschi: conosce l’esatto ritmo delle pause ed è sempre in prima posizione al banco del caffé.
Non c’è accozzo di camerieri talmente male organizzato da non consentirgli di afferrare il primo boccone o il piatto di pasta più abbondante.
Ne conosco uno.
Una cozza.
Mi si è appiccicato addosso, mitile costituzionale, dai tempi della tesi.
Non riesco a staccarlo.
Nemmeno con il coltello da ostriche.
Arriva con un sorriso assolutamente ebete.
Bussa.
Non rispondo (conosco bene il suo passo).
Entra lo stesso.
Sollevo a malapena lo sguardo dai miei fogli e grugnisco un buongiorno che farebbe passare la voglia di scopare a un divo del porno.
Mi pone sempre i soliti quesiti giuridici.
Inutili.
Mi sottopone le sue tesi.
Barocche.
Gli indico i libri che dovrebbe leggere, gli autori che hanno già scritto quello che lui dice.
E lui mi chiede, essere perfido e ignobile: "Allora, professore, che dice? Li devo leggere?"
Mi trattengo a stento dal tirargli dietro il commentario della Costituzione: "Certo, imbecille, prima di pensare, devi studiare, studiare, studiare, capito?!?!"
Ma poi torna. Sempre.
Per fortuna, stasera parte per il convegno annuale della associazione dei costituzionalisti, che anche quest’anno ho deciso di saltare.
Non sopporto vedere i denari investiti per la ricerca dissipati in un basso impero di pasta e pastiere.

Capbreton

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2007

autres-mers-et-plages-capbreton-france-1271545275-1117803Il sole di Capbreton.
Scalda anche questa pioggia fitta e nervosa, che lascia i bambini a casa, avvolti nell’inverno della loro prima influenza.

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