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Martini al mattino

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/12/2019

Mattino pisano.

Lungarno, molto vicino al Rettorato.

Bar.

Vedo il Coffey Gin di Nikka. Non riesco a non chiedere un martini cocktail.

Il mio amico chiede un succo di pomodoro condito.

Il barista confessa di non avere succo di pomodoro e chiede che cosa può portare al suo posto.

La tipa che sorseggia il caffé al banco alza lo sguardo:

Porti una cosa da ‘briachi anche a lui…

Il futuro del passato

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/12/2019

Il futuro cambia.

Ogni minuto.

Lo sanno gli artistici aruspici e gli stanchi amanti.

Le scatole di tabacco e le lampadine colorate che osservano i sogni dei bambini.

La nostalgia del passato non è onesta. L’adolescenza è un’affresco spremuto da dolori inestimabili e brufoli nel suo infinito presente e un ricordo struggente quando è il passato di un uomo di mezz’età.

Non si rimpiange quell’insieme di amori sfuggenti e poesie lette con l’apparecchio in bocca.

Si rimpiange quello che allora era il futuro. Un’ombra dolce che rendeva conforto alla luce accecante e spaventosa del presente.

Il passato, il vero passato, non è quello che è accaduto. Quello resta. Non abbandona il presente. Lo continua a graffiare fino a che non è nebbia e, forse, dimenticanza.

È il futuro che non è stato e che non sarà mai. Quello è nostalgia senza ombra. Luce senza colore. Odio di sé.

Il canto dei sassi sulla battigia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/12/2019

Il mare parla con voci sempre diverse.

Perché sa che lo ascoltano uomini che si sono persi: feriti inutili, innocenti che aspettano un’altra strage, persone che si fermano al margine della battigia con talmente tanto nulla dentro il cuore da trovare il tempo per aspettare la voce del mare.

Parlano anche i ciottoli sul margine di una spiaggia di sassi, rotolando gli uni accanto agli altri, squassati dalle onde.

Avremmo potuto essere felici

Dicono mentre si incontrano, un attimo prima di essere trascinati via ancora una volta per sempre.

Avremmo potuto essere felici se la crudele tempesta non ci avesse fatto incontrare solo per portarci via.

Li sente solo chi ha la stessa voce.

Li sento.

Tramonto di Venere

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/12/2019

È angoscia senza amnistia.

Solitudine di sommerso silenzio.

Inquietudine di inquisizione.

Rimpiango il rimorso.

L’ombra della cortigiana

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
02/12/2019

La cortigiana conosce le ombre e sa essere bella nell’ombra.

Lo sa perché sa come si vive nell’ombra.

L’ombra è un vino che separa la luce dal sogno e lei sa essere sogno quando non c’è luce ad illuminare la realtà.

Lo sa e lo odia.

Odia se stessa.

Odia l’ombra perché odia i sogni che scompaiono alla luce.

Odia la luce perché odia i sogni che non sono fatti di ombra, perché invade l’ombra distruggendo i sogni.

Pensa anche a questo la cortigiana mentre riprende il suo cammino. Non basta l’esperienza a dimenticare tutte le ombre in cui si è vissuti e a desiderarne una nuova capace di dimenticare ancora.

L’ombra è un vino che divora l’anima, che abitua a dimenticare, a vomitare tutto ciò che si è inghiottito solo per tornare a inghiottire, è il vino del barbone: una coperta di sogni che separa la mente dalla coperta di vomito e piscio in cui muore assiderato dall’indifferenza della luce.

Ogni volta che la cortigiana riprende il cammino, che ritrova la perfezione dei propri riccioli, l’arroganza intangibile dei suoi seni, la sottile timidezza delle sue caviglie e pensa alle ombre cui di nuovo si offrirà, sentendosi libera di ogni catena e sogno, vede l’illusione di un mondo senza ombre, l’unico nel quale potrebbe davvero vivere e uno dei tanti da cui è stata di nuovo vomitata.

In quei momenti, i suoi occhi vedono la Provenza di Cezanne ma, come Cezanne, Gauguin, o Utrillo, sa che il suo mondo non è quello. E’ la notte di Montparnasse impastata da un tubetto di colore spremuto da Soutine con gli inganni delle nebbie di Montmartre.

E scompare negli abissi di tutte le ombre che altri ha vomitato nella generosa avidità del suo animo.

Il sarcasmo della felicità

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
29/10/2019

La più falsa immagine dell’amore è un bambino al seno,

quel bambino è egoismo soddisfatto: tutto dipende da quello che non si ha il coraggio di pensare possa diventare abbandono.

Non è nemmeno un ricordo, non si ricorda il sapore del latte materno.

E’ una paura, la paura di poter dipendere ancora completamente da una persona, dal suo cuore,

una consapevolezza, la consapevolezza che una madre non pensa sempre al figlio. Che spesso si sente morire nel suo sguardo. Che può pensare che lui le stia rubando la vita. Ma non glielo dice. Finge di amarlo. Il suo amore è menzogna per non fare male con una verità troppo grande per il suo bambino, e quel bambino è più solo della solitudine perché la mano che stringe non pensa a lui, prova compassione solo per se stessa con pura crudeltà di madre,

eppure si cresce nel rimpianto dell’egoismo soddisfatto, è una malaria dell’anima, quell’abbandono che genera la pietà della menzogna.

Niente è più lontano dall’amore dell’istinto che si abbarbica alla speranza di una fiducia capace di sconfiggere la paura del buio, di quella notte che incombe in ogni goccia di pioggia, di quella voglia di travestire la paura che è mestiere di vivere.

Ma uno dei tanti sarcasmi della felicità è che le menzogne sono un cibo che svezza dal bisogno di speranza.

La città in cui viviamo (3156)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/10/2019

Il treno soppresso

La città in cui viviamo è anche una ragazza di ventuno anni che si suicida sotto un treno.

Il traffico che si blocca a causa degli accertamenti della polizia giudiziaria. E neppure un trafiletto sul giornale del giorno dopo, che era il 15 ottobre 2019.

Nemmeno una riga che ricordi quell’istante di dolore estremo che solo alla fine dell’adolescenza si può provare.

Perché era il giorno della cittadinanza onoraria a Richard Gere. Del sindaco che gli regala una maglia della fiorentina. Di un libro grande e bianco firmato con la calligrafia nitida di un giorno felice.

E il ricordo di quell’angoscia è solo nelle parole del capotreno ai pendolari del 3156 soppresso.

Richard Gere avrebbe detto commuters.

I pensieri scomposti di una ragazza irriverente (I jeans strappati)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/10/2019

L’accompagno a scuola, non lo faccio quasi mai e a lei non piace per niente.

Ci passa davanti una tipa che sembra un confetto.

Brutta come solo l’adolescenza quando lo specchio è un baratro.

Vestita come una bambina caduta in un un tubetto di colori di Otto Dix.

Lo dico.

Non rallenta, non mi guarda, quasi non parla.

Semplicemente, sottovoce, come se parlasse alla punta dei suoi piedi:

E lui quando si mette i jeans strappati?

Pozioni di amore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/10/2019

http://simonabaldanzi.it/figlia-di-una-vestaglia-blu/

Le pozioni di amore sono intrugli di mandragola e ramerino,

mela e cannella, aglio e sangue, mescolati con birra chiara e malto,

le streghe sanno farle, gli uomini non sanno rifiutarsi.

Portano ovunque, fanno dimenticare tutto,

trascinano in un mondo in cui sembra che tutto sia ancora giovane,

in cui i sogni sono adolescenti e il cuore ricomincia ad ascoltare i suoi battiti.

Non perdono i loro effetti le pozioni di amore.

Sono persistenti, allegano l’anima al sogno, dissetano il cuore con la geometria della speranza.

Solo chi le ha confezionate, conosce il rimedio e ha bisogno del buio, di uno sguardo cattivo, di parole senza dolcezza, di nervosa cattiveria,

Fino a che non è vomito, un feroce e amaro schizzo di vomito, nel quale si riconosce tutto ciò che quell’amore è stato, pezzi di anima e di cuore come cibo maldigerito dal vino di una nottata di bagordi.

Quel vomito è l’antidoto perché dall’amore si guarisce solo sputando i succhi gastrici dei propri sentimenti che non sono riusciti a digerire la potenza del sogno.

I pensieri politicamente scorretti di una ragazza impertinente (albe)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/10/2019

L’alba è stupore di occhi che sanno vedere

Ragazza Impertinente si alza presto al mattino.

Si sveglia con i libri di greco e li guarda con l’angoscia del liceo.

Poi vede dalla finestra di camera un’alba.

Un’alba di autunno, quando il Sole si comincia ad ammalare del pallido inverno.

E chiama.

Chiama perché vuole condividere l’alba.

Senza rendersi conto che non ci sono doni più grandi di una ragazza che apre gli occhi e ti considera meritevole di vedere l’alba attraverso i suoi occhi.

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