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Via del Vaiolo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
04/07/2019

Via del Vaiolo puzza di ricordi morti e pagine strappate

Una parca vende quaderni che non finiscono perché le prime pagine si cancellano quando si è arrivati alla fine

Chi comincia da capo ha il coraggio di scrivere sopra se stesso come se fosse una pagina bianca

Bisogna avere scritto tanto per arrivare dove non si può non andare oltre

Ma se in via del Vaiolo, ci si capita per l’ironia del caso o la stupidità del viaggio, la solita parca vende solo quaderni normali, ai quali si possono strappare pagine, senza più nulla poter aggiungere

I quaderni di chi non ha il coraggio di scrivere sopra la propria vita

E’ avara di vita la parca di via del Vaiolo. Finge di essere generosa tagliando il filo che ha tessuto con il movimento pigro, indifferente ed elegante della cortigiana che sa aprire le gambe allontanando la bocca dalla futilità dei baci.

Occhiate

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/06/2019

Sono pesci le occhiate

Pesci che mangiano tutto

Stanno sotto le barche

Aspettano il cibo come mendicanti evangelici

Si avventano sul mio mozzicone di toscano

Lo divorano

Ricordano i matti di San Salvi

Un pomeriggio di tanti anni fa

Dentro un giardino circondato da sbarre

I ragazzacci fuori

Lanciavano sigarette accese

Che i matti mangiavano

Guardavo allora insieme a un frate cappuccino che li scacciava

Mi chiese chi fosse il matto

Pensai che la follia vive e si alimenta della compassione e non delle cicche che le sono compagne

Restando in silenzio.

Tacchi giavellotti

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/06/2019

Le donne che lanciano il giavellotto hanno un fisico particolare.

Può non piacere ma colpisce.

La stessa cosa vale per alcuni tacchi.

Non tutte li possono indossare come non tutte possono lanciare il giavellotto o il disco.

Sono quelle scarpe con il tacco stretto e lungo non troppo diversi da un cacciavite.

Ci vuole un fisico apposito non tanto per ragioni estetiche ma perché esigono caratteristiche fisiche non comuni e un grande spirito di sacrificio.

Cose che mancano del tutto in quelle povere signore che infilano a forza la loro menopausa in sandali e gambaletti color carne.

Bach era un violinista

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/06/2019

Isabel Faust

Secondo Carl Philipp Emmanuel Bach, Johan Sebastian Bach era un violinista eccezionale.

Sapeva suonare molti strumenti, ma quando era al violino la sua voce sapeva essere chiarissima, scandire tutte le note e guidare perfettamente il coro degli altri strumenti.

Lo penso mentre ascolto le suite per violoncello disegnate da Pierre Fournier. Fournier ha un modo unico di suonare Bach. Ne accarezza lo spirito. Con esatta dolcezza. Nessuno, non Tortelier, non Brunello, non Rostropovitch, ha mai saputo eguagliare l’eleganza algida di Fournier.

Mentre penso questo continuo a domandarmi perché un violinista eccezionale abbia composto pochissimo per violino e moltissimo per strumenti, il violoncello, la viola, il clavicembalo, che si accompagnano al violino.

Finalmente capisco. Bach componeva per gli altri. Non scriveva la musica del suo strumento. Scriveva la musica per gli strumenti con cui amava dialogare. Non si scrive per sé stessi. Si scrive per gli altri. Si scrive quello che si vorrebbe ascoltare nel silenzio delle proprie parole.

Bach aveva capito che non si scrive solo quello che si vuole che gli altri ascoltino ma soprattutto quello che si desidera ascoltare.

Oggi, forse, ho capito ancora meglio perché amo Bach, Johann Sebastian.

Perché la sua musica insegna ad amare, con l’altruismo di un violinista che scrive musica per quasi ogni altro strumento conosciuto, ad eccezione di quello che lui sa suonare alla perfezione.

E ringrazio Isabel Faust di avermelo fatto capire.

Suicidio per cause naturali

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/06/2019

Viale Mazzini

Era nata o nato in un corpo che non era il suo.

Aveva imparato a nasconderlo e forse lo aveva anche cambiato un po’.

Camminava, spesso, in quelle ore in cui non ci si incontra. Quelle ore che nascondono le rughe e nelle quali è più facile lasciarsi amare da chi non conosce l’amore.

Viaggiava con gambe muscolose. Fasciate in fuseaux neri che la facevano somigliare a un ciclista più che a una donna.

Solo una volta l’ho sentita parlare. Ha preso fra le sue le mani di una donna di servizio. Una ragazza, rumena, poco più di venti anni. Meno di trenta all’anagrafe. Molti di più allo specchio, ma quello non importa.

Ha detto che erano belle ma le unghie erano rovinate e le ha chiesto di passare perché voleva sistemarle. Ha voluto specificare che non le avrebbe chiesto nulla.

Ho visto il sorriso di quella ragazza. Sfiorata da un’attenzione piena di dolcezza. Un sorriso di chi non spera più di trovare parole dedicate a lei.

Adesso, è morta. Come si muore in un appartamento. Sola e di solitudine. Suicidio per cause naturali, anche se il medico legale scrive diversamente.

Ma a me piace ricordarla mentre camminava. Fuori luogo, nelle ore più calde o in quelle più fredde. Mi piace pensare che sia stata ingoiata dalla strada, da questa strada che osservo ogni giorno dall’alto e che mi somiglia a un mare.

Un mare senza pietà che sa inghiottire i suoi naufraghi e non dona nessuna allegria a chi sopravvivendo riprende il viaggio.

Resta la sua casa con le finestre chiuse come palpebre sotto il sudario.

I pensieri politicamente scorretti di Bimba Impertinente (Gretini)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/05/2019

HotPlanet

Viva Greta

Greta i “gretini” sono lo spettacolo del venerdì.

Anche Bimba Impertinente, che è al suo primo anno di liceo, sciopera per un pianeta meno inquinato e più verde. Le piace Greta e le assomiglia persino un po’.

Venerdì, si è presentata in piazza Santa Maria Novella al raduno degli studenti delle superiori e quando i suoi amici le hanno proposto di investire cinque euro per saltare la manifestazione e andare a fumare un narghilè da qualche parte in centro.

Ha pensato che fossero dei “gretini” ed è andata a manifestare con gli altri.

Come quasi sempre, il padre l’ascolta orgoglioso e un po’ stupito della sua serietà.

Lui, forse, non si sarebbe fatto sfuggire il narghilè ma i figli talvolta sono meglio dei genitori e ci si riproduce anche per questo.

In questo ambientalismo alla Greta, c’è qualcosa di stonato. Sono gli slogan: Make love not CO2; Make the world Greta again; Ci avete rotto i polmoni, etc.

E l’idea degli adulti: Io li starei a sentire questi ragazzi.

Ambiente e giustizia sociale

La tutela dell’ambiente è il fronte vivo di una delle tante guerre fra il nord e i sud del mondo. Chi ha la pancia piena vuole respirare a pieni polmoni. Chi i polmoni se li è già bruciati cercando di mettere insieme il pranzo con la cena per i propri figlioli, non ha il tempo di pensare al clima.

Una questione vecchia: la tutela dell’ambiente è un problema di giustizia sociale e senza giustizia sociale non è possibile chiedere ai paesi più poveri e meno industrializzati di rinunciare al benessere per amore degli alberi.

C’è al fondo di questa idea di ambientalismo una idea di benessere che non è tanto lontana da chi guarda con fastidio il venditore di rose al ristorante. Sto molto meglio se non ti vedo, perché qui si sta bene e dove stai te non mi interessa.

La stessa idea di ambientalismo che è dietro le fondazioni che si occupano di tutela dell’ambiente per le regate d’altura.

Chi investe qualche milione di euro per una barca a vela è davvero interessato al benessere del pianeta?

Conta in questo caso un pregiudizio da casa del popolo di periferia che non ho timore a confessare perché mi appartiene e caratterizza.

Ambiente e neoliberismo

Però chi in questo periodo si è interrogato sulle ragioni dell’ambientalismo (Frank Bösch, Zeitenwende 1979, 2019) ha chiarito molto lucidamente il legame fra questo movimento e il neoliberismo.

Questo ambientalismo di stampo neoliberista, che pensa alle ragioni dell’ambiente prima e indipendentemente dalle questioni di giustizia sociale, non è e non può essere una soluzione.

Il salario viene prima dell’aria e l’aria per essere respirata ha bisogno di esseri umani che non muoiono di fame.

Bimba Impertinente e i suoi amici, però e sicuramente, sapranno essere, anche in questo, molto meno “gretini” dei loro genitori.

L’ombra del cielo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/05/2019

Il padre pedala

Vecchia bicicletta tenuta insieme da una sinfonia cigolante

Il figlio è seduto sulla canna, le mani sul manubrio, traccie di meningite sul viso

È grande quanto vecchio è il padre

Entrambi alzano gli occhi verso un tramonto, un bel tramonto pisano che gli entra dentro senza aspettarsi parole né memoria

L’ombra del cielo è di tutti

Alcuni riescono a non trattenerla, lasciando che sia luce di poesia prima delle parole

Loro non vomitano i sogni dopo essersi lasciati divorare dal crudele vivere di chi ha raccontato troppo per conoscere il significato delle parole in cui si è nascosto.

I pensieri di Bimba Piccola (Ti voglio troppo bene)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/05/2019

Animata

Si ferma prima di uscire per andare a scuola.

Torna indietro.

Mi abbraccia.

Dice: Ti voglio bene

Tace, quel silenzio che è prima di dire qualcosa di importante.

Aggiunge: Forse troppo.

Ha ragione.

Si vuole troppo bene quando si sa che si potrebbe soffrire molto per la persona che si ama.

Alla sua età, non lo avevo capito.

Ma lei è molto meglio di me.

Elena per Menelao

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/05/2019

Bottino

La verità sulla guerra di Troia non è facile da conoscere

Non ci sono cronache più attendibili di un cieco canto

La verità sulla guerra di Troia è la verità di Elena

Elena non ha perso la guerra di Troia

Si è sentita viva nel vedere Menelao e Paride che lottavano per lei

Mai ha pensato di evitarla:

sapeva che da quella eterna contesa lei avrebbe ottenuto l’eterna età del mito,

la sua intelligenza aveva capito che il suo destino era diventare bottino e preda di chi avrebbe vinto

e lo desiderò con tutta se stessa

Non che l’uno o l’altro vincesse ma che chi avesse vinto la cacciasse come preda e la possedesse come bottino

Che era l’unica cosa orribilmente certa.

12 maggio

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/05/2019

mani di madre

Il 12 maggio era la festa della mamma

Ma tu non sei più e non ti ho chiamata per farti gli auguri, né sono passato dal fioraio

Ho pensato alle tue mani

Nere dei carciofi

Ruvide dei panni lavati in terrazza

Storte d’artrosi e quasi lucide

Come di cera

Ho pensato che queste mani mi hanno insegnato il significato delle carezze

Perché non sanno carezzare dita agili, abituate a sfogliare il disincanto delle carte da gioco

Leggera ti sia la terra, si dice ma io che ho visto i mattoni murare la tua memoria sperando che un pezzo di cielo rimanesse impigliato fra te e la notte.

 

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