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I pensieri politicamente scorretti di una Bambina Impertinente (Quirinale)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/01/2018

Bimba Impertinente ha visitato il Quirinale.

Le è piaciuto moltissimo.

Chiedo perché.

Ci pensa.

Un paio d’ore.

Risponde, sintetica, come sempre:

C’erano lampadari di tutti i tipi

È vero.

E soprattutto è un punto di vista adorabile.

Il primo giorno di primavera è un inganno

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/01/2018

Il primo giorno di primavera è un inganno.

Non perché la primavera non arriva ai primi di gennaio.

E nemmeno perché stanotte pioverà di burrasca e domani sarà freddo.

Ma perché dopo ogni primavera l’inverno torna e credere nella primavera è come credere nei fiori.

Un inganno che appassisce.

Fermate la Befana

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
05/01/2018

Davvero posso ritardare l’Epifania?

La Befana che arriva di notte può essere fermata a qualche valico e trattenuta per qualche giorno?

Mi piacerebbe che queste vacanze durassero ancora per qualche minuto.

Che non fosse già arrivato il momento di spengere le luci all’albero di Natale e di chiudere il presepio nella sua scatola.

Ma è arrivato e (fortunatamente?) nemmeno le grandi corporation della rete possono ritardare il calendario liturgico.

Vai a Roma Centro in trentadue minuti e a Pisa in un’ora e mezzo (cronache del Feccia Nera)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
20/12/2017

Il treno delle 8.28 ha dieci minuti di ritardo.

C’è un guasto sulla linea per Pistoia.

Il treno delle 8.28, però, è per Pisa e fra Pisa e Pistoia c’è il Montalbano che neppure Leonardo Da Vinci avrebbe saputo ferrare.

La partenza è con mezz’ora di ritardo che passa nel silenzio degli avvisi. L’oboe urla solo per avvertire che il personale di controlleria è un pubblico ufficiale al servizio dell’umanità.

Il video ricorda che si può fare Roma – Fiumicino in trentadue minuti senza aggiungere Se non ci sono guasti a Pistoia.

Ci sono giorni in cui la qualità del servizio sul Feccia Nera sembra quella del Pisa – Varsavia del 1943.

Vecchi rapaci

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/11/2017

Ma il più bello di tutti è il professore che indossa un papillon rosso ricordo di antiche arroganze ma anche come se il badante nell’annodarlo avesse voluto invitare alla cautela, avesse voluto avvertire che da quel vecchio ci si può aspettare di tutto.

Il papillon e il suo vecchio arrivano quando i primi posti delle prime file sono occupati e l’anziano si appoggia alla parete fissando chi è seduto per spingerlo ad alzarsi con la forza del pensiero.

Il modello più che collaudato della vecchia sul tramvai e del sabato in pizzeria.

Chi è seduto non prova nessuna commozione per il papillon che ha conosciuto prima che il badante iniziasse a prendersi cura del venerando collo. Né per lo sguardo che le cispe non hanno reso più simpatico.

Resta seduto.

Si alza solo un secondo, un attimo appena. Per far passare la sua compagna di fila che vuol prendere la parola.

Il papillonato ha un balzo di rapace e si butta nel posto che il poverino aveva lasciato, come fosse il gioco delle seggiole in una balera degli anni cinquanta o quello delle carrozzine in un ospizio.

Il ragazzo lo guarda ma il vecchio ha di nuovo indossato le sue cispe e solo il sorriso per un attimo torna a spendere dell’antica ferocia.

Chi nasce rapace, resta bestia anche con il catetere.

Per essere lontani si deve essere in due (popolo e costituzione)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/11/2017

La costituzione e il popolo non sono vicini. E se sono lontani la colpa è di tutti e due.

L’annuale convegno dell’associazione dei costituzionalisti è accattivante: Democrazia oggi. Ovvero il modello democratico fondato sulla rappresentanza di fronte alle sfide del populismo.

L’onestà di uno dei taglienti relatori afferma che ci sarebbe una incompatibilità di fondo fra Costituzione e populismo.

Il pensiero costituzionale fondato sulla rappresentanza politica sarebbe incompatibile con un discorso politico che parla alla pancia del popolo.

È vero.

Però la nostra polemica sul populismo, in fondo, è molto snob. Muove dall’idea che il popolo non sia degno di Kant. Che Kant non possa essere accolto da un popolo in canottiera che beve birra da muratori.

Questa idea, forse, mi spaventa ancora più del populismo.

Il popolo ha bisogno di essere amato e non si può essere democratici senza essere gramscianamente innamorati del popolo.

Probabilmente Kant non avrebbe apprezzato che un vetturino durante la sua passeggiata pomeridiana gli chiedesse di essere aiutato a capire il rapporto fra ragion pratica e ragion pura.

Lo stesso però non valeva per Don Milani o persino per Calvino, per non ricordare il Pasolini delle lettere con cui rispondeva ai suoi lettori.

Se Kant fosse stato meno snob, la Prussia sarebbe stata meno triste e l’arrogante mestizia dei cavalieri teutonici ha causato non poche disgrazie alla storia d’Europa.

Lo stesso vale per la costituzione. Se il popolo non la capisce è anche colpa di chi non è stato capace di raccontarla.

Peter Altenberg

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/11/2017

Le cose si possono vedere in qualunque luogo.

L’anima delle cose si vede al tavolino di un caffè.

Cronache del Feccia Nera (la fatina)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/11/2017

Certi piedi si trovano solo sul Feccia Nera.

Ciò che è sopra – un bongo rovesciato – si spera di non trovarlo mai.

Cronache dal Feccia Nera (Piedi)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/11/2017

Certi piedi si trovano solo sul Feccia Nera.

Ciò che li sovrasta, un essere umano – ma anche un androide senziente – si augura di non incontrarlo mai.

La fine di un amore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
31/10/2017

La fine di un amore è un problema essenzialmente comunicativo.

Non è facile da spiegare che l’apparenza di eternità che permetteva di dare un colore più intenso alle cose è sfumata.

Bimba Piccola ha saputo risolvere il problema con la sua abituale ferocia.

Marco, mi dispiace. È che noi ci manchiamo in maniera diversa…

Il poveretto che non si chiama Marco, ma anche sbagliare nome fa parte di una strategia comunicativa, spalanca gli occhi interrogativo.

Si, tu non mi manchi

E va via perché la merenda al tempo dell’olio nuovo è più sacra di sempre.

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