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Sono una categoria protetta anche io

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/07/2017


Fa la fila.

Sbuffa come un Larderello. 

Il suo problema è che nessuno lo assume. 

Il nostro problema, lo stesso che ha lui. Perché se qualcuno lo avesse assunto non sarebbe qui. 

Eppure – continua a ripetere – sono una categoria protetta anche io…

Chissenefrega?

Non lo dice nessuno. 

Solo l’imperturbabile silenzio della anziana ragazza che a occhio ha spento tutte le sue candeline riempiendo il modulo per la pensione da Maitresse.

Sbarcare il calvario 

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/07/2017

Sbarca il calvario in una casa che ha il profumo delle ringhiere ingrassate dal sudore di mani pulite con il detersivo e di unghie che non si possono più pulire. 

Il profumo del lavoro e delle mani che lavorano. 

Dipinge con tanta “materia” e racconta i suoi quadri all’unico che li può capire di turno, che infatti li capisce e li lascia stare dove sono. 

Sa parlare, sa mettere le parole in fila come una lunga collana di perle finte e fiori di campo appassiti, quasi non avessero il sapore dei suoi denti guasti e di un soffritto che piange di solitudine in una padella. 

Spiega con la stessa allegria del soffritto dell’erba che fuma, come se la cortesia con cui lo si ascolta non fosse l’imbarazzo di questi odori che fanno ricordare tutto quello che secoli di fame della tua razza hanno cercato di scordare, che lui non fuma perché fuma, fuma per l’arte, perché l’arte ha bisogno di fumo e follia. 

Concludendo che lui non è mica male, lui alle donne gli disegna anche il pube, mica come i greci che erano tutti finocchi. 

I denti sciancati iniziano a ballare di una risata folle e senza ritegno, perché lui è furbo e sa suonare il violino. 

Come se l’avesse visto Lasalle 

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/07/2017

Nessuno ha visto l’oggetto di questa discussione. 

L’oggetto di questa discussione è lontano dal nostro tavolo ed è invisibile. 

È il cameriere. È il mistero che guida i suoi passi. Alcuni non hanno bisogno di ordinare. Alcuni vedono calare il cameriere al loro tavolo senza avere mai avuto bisogno di farsi vedere. 

Altri devono sbracciarsi anche solo per ordinare il caffè alla fine di un pranzo durato ore. 

Non è facile capire perché. 

Che cosa cambia nell’uno dall’altro. 

La risposta non è confortante. La risposta è che:

signori non si nasce. Signori si è quando i camerieri ti considerano uno da tenere d’occhio quando è arrivato il momento del caffè. 

Perché si sa sempre quando è il momento del caffè per un signore o quando un signore ha finito il vino: un signore mangia nell’ordine giusto e con il tempo perfetto. Non è come me che prendo due volte l’antipasto e ci rutto sopra un fiasco di vino nel tempo in cui si dovrebbe piluccare un’ostrica. 

Lasalle e la sua distinzione fra le costituzioni di carta e le costituzioni reali non c’entra nulla con questi discorsi.

O forse no?

Mi guardo i piedi e tengo le mani in tasca

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/06/2017

Mi guardo i piedi e tengo le mani in tasca.

Anche oggi che è l’ultimo giorno di scuola di bimba piccola, che era bimba piccola quando aveva tre anni e adesso ha finito le elementari: sa scrivere e far di conto, quasi come un avvocato.

Mi guardo i piedi e tengo le mani in tasca, perché ho il cuore pieno delle sue lacrime mentre saluta le maestre.

Ma soprattutto perché so che se lei è come me e lei è parecchio come me non bastano quelle lacrime per tornare indietro.

 

Non basta il cuore pieno di nostalgia per fermarsi, perché domani è davvero un altro giorno e domani saremo dove oggi non siamo mai stati.

Anche se fossimo ancora qui.

Memoria di M.

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/06/2017

La mia tata era la mamma che non ho mai avuto. 

Lo sapevo io. Lo sapeva lei. Non ce lo siamo mai detto. Perché non stava bene e io una madre ce l’ho.

La mia tata era un gesto veloce e furbo, due mani forti di rughe e di sogni, occhi color dell’ombra fra i castagni. Profondi. Generosi. 

Non aveva tante parole. 

Non teneva nulla della sua paga. Erano soldi d’altri, che servivano ai mille bisogni di una famiglia che teneva insieme con la pazienza dell’amore. Solo uno spicciolo rubava alla sua paga prima di salire sulla corriera e tornare. Un gratta e vinci perché la mia tata aveva un sogno, avrebbe voluto aprire una lavanderia. Solo essere finalmente padrona del suo tempo. 

La mia tata si è spenta nel suo letto. Piano perché non voleva morire. Si è spenta quando ha capito che ormai le sue mani non erano più utili, quando si è resa conto di non poter più tagliare due fette di pane per regalare una merenda e un sorriso di castagne. 

Le è morto il sorriso e si è fatta piccola nel pigiama felpato d’ospedale, perché il suo posto non era fra le malattie e i malati che parlano solo del loro dolore come un naufrago può parlare dell’abbraccio di uno scoglio. 

Il suo posto era fra i bambini in un canto di fiume fra la strada e l’orto. 

Quel canto in cui sono stato solo una volta per piangere con lei un composto addio per un amore durato tutta una vita e adesso devo tornare.

Chi li ha sciolti? (Crucci Katia o Catia, comunque Hatia)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/05/2017
Dal concessionario in attesa del tagliando. 
Buongiorno. Sono Crucci Katia. Sono la prima e devo essere servita….
Nessun problema, Signora. Dica 
Questo il solerte tipo dell’accettazione (il Solerte). Per parte mia, faccio finta di nulla come se fossi davvero l’ultimo. È talmente sudata nel suo abitino beige di cellulite e bigodini che non essere cavaliere sarebbe masochismo: se si alza, si rimette le scarpe e i suoi piedi fanno recere.
Ascolto fuori dall’acquario, in cui il Solerte riceve i clienti. Con quest’aria di clinica privata che fa un po’ Sassaroli e un po’ Fanfani Analytics.
Senta giovane. Ho comprato questa macchina. Bellissima. L’ho aspettata due secoli e l’ho pagata mill’anni. Ma lo sa che ai semafori si spegne? E gli pare una città seria?
Il Solerte fa gli occhi da Padre Pio e spiega lo start and go come se fosse la più grande novità della meccanica e anche lui lo avesse appena scoperto. 
Ma non è santo abbastanza e soprattutto non è per niente beato sicché lei capisce di avere fatto la figura della carampana. Capisce di essere una carampana e sorridendo più triste di un fado si alza e va a riprendere la macchina in officina. 
La guardo. Senza sorridere. Come si fissa un punto in controluce sul viale del tramonto. 

Cinquant’anni 

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/05/2017


Cinquant’anni sono l’idea di avere fatto più di metà strada.

A quaranta si pensa che gli ottanta siano un traguardo raggiungibile. A cinquanta si è capito che la vecchiaia è una demenza che puzza di cacca e piscio. 

Sono due figlie che per la prima volta scelgono il tuo regalo da sole trovando una sfumatura di Lacoste che ancora non possiedi e soprattutto la dolcezza di una nonna che sanno molto amata e che le regalava ogni anno. 

Infine è un bellissimo cestino per la carta straccia di Starck in cui smaltire tutto la fatica di questi primi cinquanta. 

E ancora non sono le otto,  l’ora di prendere la bicicletta. Perché il mio regalo è la traversa del Mugello, dalla Faentina. 

Quanto leggera (In morte di una tartaruga chiamata Lina)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/05/2017

Le tartarughe muoiono rilassando la corazza.
Con la silenziosa quiete che usano per esplorare il mondo delle tartarughe.
Muoiono quando i loro occhi sprofondano nelle orbite e le antiche fauci si aprono cercando ancora il tempo di un respiro.
Il loro grido è il silenzio che ha chiesto sempre e solo il sollievo di una foglia d’insalata.
Muoiono quando la loro compagna le spinge sul lato del mondo delle tartarughe per sperare che siano ancora vive, che si muovano, che abbiano un sogno leggero di tartaruga dietro quegli occhi di serpente.
Anche la morte di una tartaruga stringe il cuore. Così simile alla sua vita e leggera quanto il passo dell’uomo visto da una stella.

Renzi a Cavriglia è Arezzo news

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/04/2017

La rassegna stampa locale dà atto dell’intervento di Renzi a Cavriglia.

Un intervento di interesse costituzionale perché riafferma la necessità di modificare la Costituzione malgrado l’esito del referendum del 4 dicembre.

Lo cerco febbrilmente nel fascio di giornali nazionali del mattino.

Non lo trovo.

La vera notizia di oggi è che Renzi fa parlare solo Arezzo News e poco più.

Che la riforma della Costituzione, le primarie del principale partito del Paese, la ricerca di una formula politica in grado di governare le tensioni religiose alla base del terrorismo sono la cronaca di Arezzo della Nazione.

Non è un buco dei principali giornali.

E’ la fotografia dello stato del paese.

Le cronache del feccia nera: Moccoli

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/03/2017


Annunciano per la terza volta che il treno per____ è stato annullato. Sciopero del personale casellante a cavallo o qualcosa del genere per quello che si capisce dall’oboe di Trenitalia. 

Il tipo accanto a me, mezzo toscano all’angolo della bocca, il cappotto di cammello che pensavo fossero tutti al museo di Poggioreale, una couture – si dice così? – alla Cocciante, come se Cocciante non avesse novanta anni, lancia un terribile LaaaaaaA PUTTttttANA di medjugorje e si allontana su un tappeto di moccoli che pare un hovercraft. 

Fin qui, nulla di male e le bestemmie sono panorama come i cipressi. 

Ma non la pensa così lo stuolo di monache filippine che si prendono i moccoli sul muso come fossero un tifone a casa loro. 

Il problema su questi treni non sono i ritardi. 

È la salute spirituale. 

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