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Madonne sfigurare

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/03/2016

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Una Madonna di Montelupo infilzata in un canto a tramontana guarda il vento che le ha mangiato il viso.
Resta l’attimo di tenerezza che porta in collo, madre d’un sogno cominciato d’inverno e morto a primavera.
La fede di questa età, quella che lasciamo ai nostri figli, è racchiusa in questa ceramica travisata dal tempo e ciononostante ancora capace di luce?
Sarebbe bello.

Privilegi di tramonti

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/03/2016

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La osservo.
Come si guarda un tramonto quando si è consapevoli della sua eternità.
Bella, come un santo greco. Come la Madonna in un affresco di Andrea Del Sarto rimasto a riposare nell’abbandono quieto della clausura.
La gamba, la gamba destra non batte pari, poggia male. Odora di tumore. Profuma del sapore dell’acqua quando la notte porta l’alluvione e la città dorme prima di affogare.
Niente che ancora si vede, solo l’idea di un presagio.
Il privilegio del tramonto.
Perché non tutti i tramonti si assomigliano. Hanno anime diverse. Sono diversi modi in cui il sorriso stupefatto dell’alba diventa dolorosa nostalgia.
Ci sono tramonti che si esauriscono in una linea d’ombra, netti, precisi come bisturi. Di qui, la vita e di là, la morte. Così la morte quando ha la generosità del brigante.
Altre volte, il tramonto è il primo sole dopo la pioggia e profuma di arcobaleni. Ha il sapore della dolcezza di chi abbraccia dopo aver temuto di non poter più salutare quel sorriso lieve che sta svanendo accanto al comodino.
Ma più tristi di tutti sono i tramonti dei giorni di nebbia e pioggia. Quando il sole non ha nessuna nostalgia perché non ha mai visto il suo stupore. I tramonti di Brest e delle correnti che portano gli affogati prima di nascere.

Come pesci fuor d’acqua

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/03/2016

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In questo bar, l’unico pesce fuor d’acqua sono io che cerco di chiudere una convenzione mentre fuori infuria il sole, quel sole che esiste solo in provincia e vicino al mare.
Due ragazze, il genere di ragazza che esiste solo in provincia, fuma e be ve caffè perché ancora non è ora dell’aperitivo e il lavoro è una epidemia di cattivo gusto.
La strada è invasa di uomini di mezza età in livrea da ciclista, in forma come se l’unico lavoro possibile fosse il contenimento dell’addome.
Ed io mi vergogno di essere felice per loro, come un malato che guarda il sabato dalla finestra.

Tempus fugit

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/11/2015

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Una pendola giace in mezzo ai rifiuti,
Nel confine centrale di una casa che non è più una casa,
Crea bivacchi di noia e barricate di terrore per infinite notti che abbaiano di freddo,
Finché un giorno l’ufficiale giudiziario è sterminio della memoria e lei si lascia seppellire con la dignità di una eutanasia praticata in una macelleria clandestina,
Lei che una volta era solo cose da ricchi, che ancora sa, e lo sa perché c’è nata, che l’unica differenza fra un ricco e un povero è che il ricco non sa piangere e non piange, si allontana
Portando con sé, nel suo vagabondare sconcio della nudità d’una vita fuggita da mani di sabbia e vento, la pendola, la pendola ch’è diventata il suo passo
Un passo vicino a finire la carica.

Il figlio perduto del mare: memoria di Ace Cool

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/11/2015

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Ha preso la sua tavola.
Una fra le altre, non la preferita, non la più bella, quella più adatta per quel giorno, per quel mare e per quella baia.
Ha lasciato il pick up, le chiavi nel cruscotto, come può fare uno che è conosciuto da tutti, uno che sta per tornare ma da anche che se non tornasse sarebbe un peccato sfondare un deflettore, che adesso non ci sono nemmeno più.
È sceso in mare, le giuste bracciate per trovare il cavo dell’onda. Le giuste bracciate per spingersi alla stessa velocità dell’onda. Per sentire il sapore di quel momento in cui il mare sa essere meravigliosamente accogliente.
Solo un pazzo uscirebbe con queste onde.
Solo un pazzo affronterebbe la forza di un uragano.
Solo un pazzo cercherebbe la morte nell’emozione della morte.
Lo pensano le sue bracciate, la sua schiena, l’eleganza del movimento con cui si alza in piedi subito prima della cresta.
Non lo pensa la sua mente. La sua mente pensa di essere ancora il bambino che più di cinquant’anni fa iniziava a conoscere quelle onde. La sua mente è un bambino che per mano al padre non ha paura di niente.
Ma oggi il mare è suo padre per l’ultima volta ed è bello che sia così.

Il giorno che non c’é nessun’altra dopo di Te

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2015

Autunno del cuore: nessun’altra donna dopo
Improvvisa montagna si apre alle onde
Le montagne hanno un nome, le città, le cose, persino gli alberi
Senza nome, le onde
Tempo e memoria del tempo, il nome
Non le onde
Non l’uomo nel giorno che dopo di Te mai nessun’altra

Mala tempora venerunt

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/08/2015

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La morte di un anziano archeologo fa venire in mente questa espressione latina.
Incombono tempi terribili per la loro malvagità.
Non si può non pensarlo mentre si osserva la mitezza della sapienza decapitata e appesa all’oggetto dei propri studi.
Sono tempi terribili quelli che incombono perché il fanatismo religioso dello Stato islamico ci riporta a un medio evo di barbarie, o forse più correttamente inventa una nuova era in cui la parte peggiore della umanità può uscire alla luce con tutta la forza dei mezzi di comunicazione anziché restare imprigionata nella foresta primordiale e primigenia della propria ignoranza.
Sono tempi terribili perché la sapienza viene ignorata e sopraffatta, la mitezza degli studi viene considerata una colpa e si preferisce oscurare chi ricorda la nostra ignoranza, la greve e pavidamente sottomessa dal proprio senso di inferiorità, fanatica e terribile ignoranza di questa umanità volontariamente animale.
Sono tempi terribili perché un uomo mite e sapiente non può non essere costretto a provare pietà e compassione per la condizione di solitudine e terrore in cui vivono questi crudeli carnefici, non può non sapere che una religione che si rivela in questi gesti si nutre di una discarica spirituale in cui i sentimenti sono rifiuti tossici e questi rifiuti costituiscono l’esatto prodotto della digestione delle nostre feste, sono il punto terminale del canale di scolo che circonda i nostri giardini. La peste nera e la sua maschera rossa sono l’ultima sala di una festa felice e il re Prospero, forse, poteva anche ignorarlo, ma non il suo ciambellano.
Sono tempi terribili perché potremmo anche immaginare che lo Stato islamico in realtà non esista, potremmo ipotizzare che queste cose potrebbero anche essere il frutto di un citizen Kane che ha interesse a muovere l’opinione pubblica e continuare a dormire l’impenetrabile e soffocante sogno di una civiltà millenaria difesa dalla Guardia Variaga.
Sono tempi terribili perché fra non molto la nostra attenta pietà si dovrà svegliare e capire quello che l’imperatore Adriano aveva compreso poco meno di duemila anni fà: Roma si difende in Scozia e in Germania. La pace contro i barbari si può ottenere solo portando loro la civiltà e la consapevolezza di una cultura millenaria.
Solo così forse questi tempi terribili potrebbero diventare solo difficili.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Pigou)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/08/2015

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Legge, legge continuamente, come se non ci fosse un domani.
Poi alza il capo e chiede se ho mai difeso un colpevole.
Si, rispondo. È successo.
Cosa aveva fatto, chiede.
Vendeva droga, rispondo.
E la faceva troppo cara? Domanda, mentre azzittito mi domando se non ho esagerato con le lezioni di microeconomia…

La pietà della morte

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/08/2015

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La pietà della morte
La pietà della morte non è la falce che rapisce il respiro
La pietà della morte non è il sonno che smarrisce la memoria
La pietà della morte è la carezza con cui uccide il viso, lo trasforma, come un fiore portato via dalla corrente
Che dopo un istante non è più lui.
In questo, la morte è davvero pietosa: se rapire sarebbe crudele, rapire carezzando è quasi amore.

Giardini perdutamente dimenticati

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/07/2015

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Giardini perdutamente dimenticati
Non ci sono giardini proibiti.
Non esiste un Dio che maledice e scaccia, che giudica il valore di una obbligazione a contenuto negativo e del suo adempimento.
Esiste la terribile e tutta umana capacità di dimenticare, di smarrire idee e sentimenti, di perdere anche il più lontano ricordo di avere posseduto.
È questo l’Eden, non un giardino perduto, ma un giardino dimenticato.
Che torna, ogni giorno, in quelle ore lontane da tutto in cui la città dorme il sonno sporco e profondo dell’ultimo, in cui nessuno passa, in cui le strade riescono ancora a profumare di vento.
Quelle ore in cui la città sembra fare ritorno alla campagna, in cui le case paiono scomparire scandendo le ombre e poderi, casali, ruderi appaiono con le prime ore del mattino.
Le si riconoscono quelle ore dal canto degli uccelli, dal loro vibrare tentennando e invisibile.
Cantano il giardino dell’Eden che loro non hanno dimenticato e che in quelle ore con la mansueta dolcezza di un usignolo e la coraggiosa irriverenza di una rondine di nuovo appare.
Ma non per noi.
Noi lo abbiamo perduto per sempre quando abbiamo dimenticato.

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