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Firenze più di prima (Quello che non si può inventare né diventare)

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15/05/2014

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Lo slogan dell’attuale campagna elettorale del candidato a succedere nella poltrona di Lorenzo Il Magnifico (che veniva dal Mugello) e di Matteo Renzi (che è del Valdarno) è Firenze più di prima e questa volta il candidato viene dalla Campania, ma, d’altra parte, La Pira era siciliano.

Suona ironico ai fiorentini, cui peraltro suona ironico anche il diventar ciechi di sifilide.

Da quando è apparso ci si chiede (mi chiedo, meglio) che cosa significhi, che cosa significa Firenze, che cosa vuole dire più e a cosa è riferito il prima e non si trovano (trovo) molte risposte in una campagna elettorale fatta di immagini, parole usate come immagini e il tutto senza un messaggio forte capace di illudere trascinando.

Se è difficile restare di sinistra, diventa difficile anche restare fiorentini.

Ma è il giornalaio di piazza della Repubblica – il mio personale spacciatore di fumetti – che lo interpreta in maniera geniale. Una straniera gli chiede un certo numero di giornali, lui glieli porge. Lei chiede una shopper. Lui dice che li ha finiti e le indica il giornalaio di fronte, lo chieda a lui, Signora. Lei chiede come si dice shopper in italiano. Lui risponde “tarzanello, si dice tarzanello, dear lady”. Mi guarda e dice “più di prima, amico: più di prima”, mentre la signora si allontana ringraziando e lui le dice “come se fosse antani”, con sorriso di un fedele servitore.

L’unica cosa che resta da fare più di prima è, in effetti, prendere e prendersi in giro (i tarzanelli sono il materiale fecale che resta appeso alle liane anali quando non si ha a disposizione un bidet). Ma questa capacità non si inventa. Ci si nasce e se non ci si è nati è un problema più grosso del regolamento urbanistico. D’altra parte, Giuseppe Conti si lamentava – nel 1899 – che oramai erano scomparse le faceti figure di spiriti bizzarri, piene di facondia e di spirito del passato e se erano scomparse nel 1899, di cosa ci si lamenta oggi?

Go to go: un nuovo modello di campagna elettorale per Nardella e Stella

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/05/2014

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Nardella e Stella sono i candidati a Sindaco di Firenze che si stanno sfidando con maggiori probabilità di successo.

Ce ne sono altri otto: Scatizzi, Totaro, Scaletti, Tronca, Bennati, Manneschi, Amato, e Grassi, ma non sembrano aver molto successo nel conquistare i media cittadini.

Nardella e Stella si sfidano da due siti non troppo diversi, a partire dalla scelta del nome a dominio (nome e cognome punto it).

Stella ringrazia i suoi genitori per essere diventato ciò che è: un esperto di marketing laureato in scienze politiche (si potrebbe dire che non c’è poi molto da ringraziare, ma non sarebbe elegante).

Nardella inaugura mense scolastiche da vice sindaco, va a trovare i Pino Dragons (la squadra di pallacanestro del Ponte al Pino), organizza un picnic a base di limoni e fragole (nella stessa identica quantità), si lancia in una maratona dell’ascolto in cui incontra gli emarginati, gli imprenditori e tutto ciò che può essere ascoltato dal suo macbook pro.

Entrambi – si può dire? – non riescono sempre a essere emozionanti. Stella si oppone alle multe, protesta contro la chiusura di una strada al traffico, vuole riaprire il centro al traffico. Nardella promuove Firenze più di prima, ma non sembra avere molte idee per lo sviluppo di una città la cui decadenza è iniziata nel seicento e non si è mai fermata.

Le Adam li potrebbero aiutare: loro cantano mentre raggiungono l’orgasmo meccanico di un giocattolo invisibile nel video, ma trasparente dalle loro espressioni, i nostri candidati potrebbero fare un bel comizio nelle stesse condizioni e magari, finalmente, avere una faccia un po’ più interessante, un’espressione del viso meno immobile, gli occhi meno fissi nella posizione dello storione sul banco di San Lorenzo.

Chi glielo dice?

Ma soprattutto cosa sceglieranno fra un giocattolo posteriore e una coperta sulle ginocchia?

La moglie di Scajola non è la moglie di Cesare: quando una mano lava l’altra, gli onesti sono monchi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/05/2014

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Scajola è stato arrestato per un vicenda piuttosto torbida e inquietante.

Si è parlato del miracolo di San Vittore: in uno stesso giorno, arresti per Scajola e per la Expo.

Ma nell’arresto di Scajola c’è forse di più di qualche facile battuta.

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La funzione del sindacato: fra Camusso e test invalsi

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07/05/2014

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C’è un sapore molto vecchio nella voce rauca della segretaria della CGIL al congresso di Rimini, un sapore di Muratti e nazionali esportazione, piuttosto lontano dal profumo delle sigarette elettroniche che si vedono a giro.

La segretaria del maggiore sindacato italiano ha parlato per quasi due ore, leggendo un intervento che odorava di anni settanta, sia per il tempo dedicato alla sua lettura sia per lo stile dell’argomentazione.

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Le signore hanno le loro risorse

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/05/2014

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Pedala.

Veloce, come sempre, di un’orda di demoni a sfiorare le spalle.

Si stanca e ferma il suo riso in una domanda: Possiamo fare colazione?

No, sorride il padre, avvolto nel mestiere delle rinunce.

Si toglie una caramella di tasca, da una di quelle tasche di bimbi in cui le biglie sono avvolte in biglietti della metropolitana di Londra e si può trovare una scarpa di Barbie insieme a un pennino e un mozzicone di candela.

Le signore hanno sempre le loro risorse, dice sorridendo e riprende a pedalare.

Svelta come un battito d’ali e di ciglia.

Genni la carogna si chiama Gennaro (E Renzi non si chiama Pelloux)

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05/05/2014

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Genni la carogna si chiama Gennaro e Gennaro fa molta meno figura e meno rumore di Genni la carogna sicché può essere giusto chiamarlo Gennaro, sia per rispetto ai suoi genitori che hanno scelto questo nome, sia perché le leggende fanno parte del ciclo dei Nibelunghi o del Far West, non del tifo, che pure sarebbe una malattia diffusa dai pidocchi e non un atteggiamento di amore e passione per una squadra di calcio, anche se a ben vedere un po’ di affinità ci sono.

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Superciuk vive ancora (fra via Edda Fagni e il Morosini)

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02/05/2014

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In questi giorni, è apparsa sulla stampa la notizia che lo Yacht di Putin sarebbe ormeggiato a Livorno per dei lavori di manutenzione presso il cantiere Azimut Benetti.

E’ subito uscita una smentita dell’ing. Poerio, amministratore delegato di Azimut Benetti: “La riservatezza con cui dialoghiamo con gli Armatori è fondamentale nel nostro settore per garantire continuità di attività. Il Cantiere è da sempre aperto a tutte le testate giornalistiche per fornire le informazioni disponibili. Ci auguriamo pertanto che in futuro, prima di pubblicare presunte informazioni circa i nostri Armatori, la stampa abbia piacere a confrontarsi preventivamente con noi al fine di evitare spiacevoli incomprensioni”.

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Fra Edmond Dantes, Silvio Berlusconi e Garage Olimpo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/04/2014

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C’è qualcosa di osceno nell’applauso che un sindacato di polizia ha dedicato a tre poliziotti condannati per omicidio colposo in relazione alla morte di un giovane a Ferrara.
C’è qualcosa di turpe nel modo con cui Silvio Berlusconi critica la magistratura che gli ha concesso un modo di scontare la pena molto distante da quello per cui il nostro paese è stato condannato dalla Corte Europea dei diritti umani.
Da una parte, s’intravede un corpo di polizia che opera al di fuori della legalità e della fedeltà alla Costituzione. Uomini che si pensano superiori alla legalità perché la legalità non consente loro quello che vorrebbero a tutela della stessa legalità.
Dall’altra parte, un uomo che ritiene ridicolo e oltraggioso il pensiero di un processo nei propri confronti, un uomo che oltrepassa la legalità con la forza del consenso elettorale.
Non è questo che colpisce allo stomaco.
Tutti i condannati si sentono innocenti e sono vittime di errori giudiziari o di profonde ingiustizie.
Colpisce l’assenza di vergogna.
Quella vergogna che prova anche Edmond Dantes condannato ingiustamente, quella vergogna che prova una qualsiasi persona onesta, solo per il fatto di avere conosciuto la porta del tribunale.
Anche questa vergogna è scomparsa.
Insieme alla parte superiore del bikini e a quelle cravatte senza le quali un tempo non si aveva il cuore di uscire di casa.

Evviva: finalmente paga chi non ha mai pagato!!!

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09/04/2014

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Le rendite finanziarie vengono tassate al 26%, invece che al 20%.

Il Primo ministro ci ha svegliati con un tweet in cui ci dice che con questo Documento Economico e Finanziario, finalmente, pagherà le tasse chi non le ha mai pagate.

La sonnolenza premia certe affermazioni.

Perché solo chi sta ancora dormendo può non rendersi conto che la tassazione delle rendite finanziarie è, in realtà, la tassazione di ciò che è già stato tassato.

La prima volta come reddito.

La seconda volta come rendita.

Non si tassano gli utili che Paperone aveva sottratto alle imposte con complesse operazioni di fiscalità internazionale.

Si tassano i risparmi che un pensionato (o un pubblico dipendente) aveva messo da parte per far fronte alle necessità del futuro…

L’orgoglio del mattone (A proposito di Moretti)

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24/03/2014

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Vi è qualcosa di strano nel commentare le dichiarazioni di Moretti, l’amministratore delegato di trenitalia, sul proprio stipendio mentre ci si sposta su un treno regionale.

Un qualcosa che può odorare di pregiudizio e che impone una riflessione pacata e imparziale.

Moretti rinvendica il proprio stipendio pressoché milionario con orgoglio. La sua tesi è che un grande manager rende grande l’azienda presso la quale lavora e in un mercato globale deve essere remunerato secondo gli standard internazionali, altrimenti questo manager sarà costretto a recarsi altrove per svolgere le proprie preziose funzioni, con tutti i danni che ne seguiranno per l’economia nazionale.

Aggiunge, nel suo caso, che le ferrovie hanno visto di nuovo gli utili sotto la sua direzione, cosa che non accadeva da molto tempo e che, soprattutto, non era accaduta sotto la direzione di manager molto più pagati di lui.

C’è qualcosa in questo discorso che non torna.

La prima questione è di carattere etico e non solo economico ed è talmente trattata dagli economisti da non aver nessun bisogno di essere maltrattata da queste pagine: è molto probabile che i capitani di impresa di oggi non si dividano il bottino con i propri sodali più equamente di quanto non facessero i capitani di ventura di Carlo V con i propri soldati dopo il sacco di una città e non è detto che ciò determini maggiore efficienza nel sistema. Se in una casa, i mattoni delle fondamenta si sentono più brutti di quelli che sorreggono il tetto, è facile che vadano via e che il tetto cada…

La seconda questione, invece, riguarda proprio Moretti e la sua storia personale di manager pubblico che viene dal sindacato. Siamo sicuri che gli altri paesi del capitalismo globale abbiano bisogno di un manager con i suoi talenti e le sue caratteristiche? E’ probabile che se ne possa ragionevolmente dubitare: non è facile che un manager il cui principale talento è saper parlare con la politica di uno Stato imprenditore in senso partitico trovi lavoro al di fuori del particolarissimo contesto che ne ha visto l’ascesa. Si può molto ragionevolmente dubitare che Moretti possa essere assunto dalle ferrovie svizzere o da quelle giapponesi in una gara feroce con quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito.

La terza questione riguarda il treno su cui scrivo. Moretti rivendica con orgoglio l’utile raggiunto da Trenitalia.  Lo assegna interamente a proprio merito. Personalmente troverei più serio che rivendicasse con altrettanto orgoglio il disgraziato che con la carrozzina è stato appena caricato nel vagone delle biciclette.

E non è la prima volta…

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