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Gli occhi a mandorla di Ambrosoli e Albertini

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09/11/2012

Ambrosoli ed Albertini hanno annunziato la loro candidatura a governatore della Lombardia.
E’ una notizia con gli occhi a mandorla: dal punto di vista di uno straniero, non è sempre facile ricordare i tratti individualizzanti di un orientale.
Ad un’occhiata distratta sembrano davvero tutti molto simili.
Lo stesso si può dire dei due candidati a governatore.
Vantano una storia politica non troppo diversa e, soprattutto, hanno una identità sociale e culturale che si assomiglia tremendamente.
Il terrore elettorale in una democrazia della deselezione spinge a scegliere candidati quasi identici.
Le elezioni lombarde spaventano entrambi gli schieramenti. L’uno colpito gravemente dalla sindrome di Sesto San Giovanni e l’altro ammalato di formigonite.
Entrambi gli schieramenti possono solo perdere e la loro unica speranza di vincere è che i loro elettori siano più spaventati dal candidato avversario che dal proprio.
In questo contesto, i movimenti politici hanno deciso di condividere il candidato: due persone diversamente eguali.
Cosicché la vittoria del candidato avversario non possa comunque essere la sconfitta del proprio.
Ma una politica con gli occhi a mandorla può essere ancora considerata politica?
Forse no.
Tuttavia se la politica è Formigoni o Penati, forse questo non merita di essere considerato come un problema.

Occhi d’Husky

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/11/2012

Caracolla Occhi di Husky.
Cammina con una vecchia giacca a vento.
I capelli riccioluti di terzino invecchiato.
Ma soprattutto quegli occhi.
Freddi di stupore ed ingenuità.
Nessun barlume di intelligenza.
Solo una diligente stupidità di scolaro diligente.
Il genere che si stupisce di avere capito come si fanno le divisioni e si sente in dovere di spiegarle daccapo, senza capire che era solo lui a non capire.
Senza capire che la cortesia di chi lo ascolta si chiama noia.
Non è più solo Occhi di Husky.
Caracolla insieme al flettersi elegante di una ragazza ambrata.
Lo tiene per mano e non lo lascia.
Lui, artigiano, smonta un motore.
Lei, di un altrove in cui i fiori nascono nelle discariche, gli porge una chiave inglese.
Ascolta le sue spiegazioni, con una cortesia che potrebbe anche chiamarsi amore.
E c’è molta più dolcezza in questa immagine che in tanto Shakespeare.

Obenzi, Obani, Obendola?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
07/11/2012

Obama è ancora il Presidente degli Stati Uniti.
Forse, la notizia vera sarebbe che il presidente uscente non è stato rieletto.
In una democrazia della deselezione, lo challenger ha molte meno probabilità dell’uscente di essere rieletto.
Ma non è vero: dal 1980, tre uscenti su cinque (Carter, Ford e Bush padre) sono stati sconfitti.
La novità della rielezione di Obama, però, è l’apertura musicale di tutti gli ultimi eventi.
L’endorsement di Springsteen ha dato ad Obama quello che è mancato a Romney.
La necessità di un endorsement musicale come strumento per vincere le elezioni, data anche l’alta soglia di sbarramento al premio di maggioranza emersa nella discussione elettorale, può essere un buon punto di vista per decidere come votare alle primarie del partito democratico.
Se vuoi che il tuo candidato sia introdotto da un concerto di Renato Zero, vota Vendola.
Se preferisci Vecchioni, rivolgiti a Bersani.
Difficile ipotizzare l’endorsement musicale di Renzi: Francesca Michielin o i fratelli Righeira?
Personalmente quoto un Blechacz: Chopin fa sempre la sua figura…

Lacrime nere

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/11/2012

Tristi funerali, quelli di Rauti.
Non tanto per la morte di un anziano che è stato giovane fondando ordine nuovo, con un ruolo nei fatti di Catanzaro ed in quello strano periodo della nostra storia che noi chiamiamo strategia della tensione ed i giornali stranieri definiscono Italian game, come se piazzare delle bombe potesse essere un modo di aprire una partita a scacchi.
Quanto piuttosto per le contestazioni a Fini, dure, serrate, guidate da braccia destre alzate al cielo e da un ritornello Badoglio, Badoglio…
Semplici rigurgiti di fascismo?
Il fascismo è scomparso da molti anni.
Da molti anni, l’Italia merita di essere considerata una repubblica controfascista e le stesse libertà devono essere rilette a partire dalla XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Non è questo che si può vedere nel ritornello gridato contro il Presidente della Camera e che lo accusava di incarnare lo spirito di Badoglio.
Quel ritornello ricorda da vicino uno degli ultimi discorsi di Mussolini, il discorso pronunciato da Radio Monaco il 18 settembre 1943.
Colpisce di quel discorso la veemenza con cui la responsabilità per la fine del fascismo, dell’era fascista è attribuita agli ambienti monarchici e, in particolare, al maresciallo Badoglio.
Il fascismo non è finito per colpa (o merito) di Badoglio.
E’ finito perché è stato condannato dallo spirito dei tempi, perché è stato, alla fine, oggetto di un rifiuto da parte di quella società che lo aveva fatto nascere.
La nascita e la morte del fascismo sono responsabilità degli italiani, secondo il pensiero di Gobetti.
Dare di Badoglio al Presidente della Camera dei Deputati significa ignorare questo.
Significa continuare a pensare che il fascismo sia finito per una vigliaccata e non perché la società civile lo ha espulso da se stessa, dopo averlo lungamente coltivato e blandito.
E questo è inaccettabile.
O meglio è il segno di una ignoranza della storia che fa pensare con tristezza a chi ci ha preceduto subendo di sé il male di una giovinezza che non avrebbe voluto invecchiare.

www.primarieitaliabenecomune.it (A proposito di un imperatore eletto dal popolo)

0 Comments/ in Uncategorized / by Gian Luca Conti
05/11/2012

Forse la cosa più divertente delle primarie nel centro sinistra è il dominio scelto per registrarsi.
Impronunciabile ed impossibile da ricordare: come se dicesse che non importa votare, che se non si è davvero organici ai misteri del partito, è molto meglio non votare.
Meno divertente il sudore di Renzi o la serena, democratica impassibilità del toscano di Bersani.
Una dialettica difficile da portare avanti: per un verso, una passione per i nuovi meccanismi controdemocratici, dall’altra parte, il terrore lasciato dalla lenta scomparsa della Costituzione.
Facile rifugiarsi dentro un nome a dominio che pare la roulotte della banda bassotti.
Ancora meno divertente lo slogan messo in piedi per portare i cittadini_compagni_simpatizzanti al voto: Italia bene comune.
Uno slogan che puzza di stantio, di retorica, che strizza l’occhio ai movimenti che hanno sostenuto l’ondata referendaria contro l’acqua degli acquedotti.
Soprattutto uno slogan che ignora come l’Italia non possa essere considerata un bene. Nel testo costituzionale, l’Italia è la Patria, ovvero qualcosa di diverso da un bene. Non qualcosa che può essere oggetto di pretese giuridicamente rilevanti, di “apprensione”, ma l’insieme dei valori che uniscono il popolo.
Considerare la Patria come un bene sa molto di cosa nostra.
Dispiace doverlo osservare.
Ma più di tutto quello che infastidisce di queste primarie è il senso di individuare il leader che dovrà partecipare alla competizione elettorale come candidato primo ministro.
Concentrare il potere in una sola persona designata dall’intero corpo elettorale mediante una decisione a maggioranza significa affidarsi ad un imperatore eletto dal popolo. E’ l’osservazione di Toqueville a proposito del sistema americano.
Anticipare questa scelta mediante le primarie demoltiplica la legittimazione dell’imperatore eletto dal popolo? O, nel nostro sistema, lo trasforma nell’imperatore di una parte del popolo? Pericolosamente ondeggiante fra il troppo vicino ed il troppo lontano?

2 di novembre (moccoli e candele)

1 Comment/ in Uncategorized / by Gian Luca Conti
02/11/2012

Un giorno come molti altri.
Così suonerebbe se fosse una canzone di chiesa.
Un giorno per pensare ai propri morti.
Un nonno che non hai quasi conosciuto, se non per ricordi e per la sensazione di calore e di sicurezza che davano quelle mani enormi.
Un altro nonno che era il silenzio della memoria di uno sterminio di cui non ha mai parlato.
Quella nonna che odorava di casa di cura e che aspettava di morire con l’impazienza di chi sa che cosa c’è e non teme ciò che non può non essere al di là delle cateratte che le rivestivano gli occhi.
L’ultima nonna che è stata ricordi e ricordi, un linguaggio di ricordi, quella che ti ha dato l’identità.
Tutti loro, oggi, mentre passo accanto a cimiteri che non conosco.
Mentre vedo fiori di serra e mi accorgo che l’autunno è la primavera dei morti. L’attimo in cui ai morti è concesso di fiorire.
Non senza un attimo di pensiero a quegli altari improvvisati.
Di candele rosse e santini.
La mensola di cucina ricoperta di santini e moccoli.
Non senza un attimo per pensare che i morti veri non sono quelli al cimitero.
I morti veri sono quelli dentro di me.
Tutte le persone che ho conosciuto, amato, frequentato e improvvisamente sono morte.
Per sempre, anche se respirano.

Piagnoni e piagnistei

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/01/2012

Piange ogni lunedì mattina.

Piange perché sta male e sta male anche perché piange.

Piange dal fisiatra.

Piange perché il fisiatra non gli concede tutti gli appuntamenti che desiderebbe.

Piange e rompe le scatole.

Ma fa anche un po’ pena.

Faceva molta più pena prima di oggi.

Quando ha deciso di occupare la sala d’aspetto con le sue telefonate.

–> Puoi andare da _____ Mi ha cercato molte volte sul telefonino … Credo che sia senza luce … E’ anziana … Mi ha cercato sabato … Doveva essere senza riscaldamento … Ma era sabato ed io non ho risposto …

Se non hai nessuna compassione per un’anziana senza luce perché il dottore che ti cura il mal di schiena dovrebbe averne per te?

http://profstanco.altervista.org

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/11/2011

Screen Shot 2011-11-23 at 10.44.31 AM

Trasferito.
Non senza una certa tristezza…

Oggi sposi (scherzi da prete)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/10/2011

oggi-sposiMatrimonio abbastanza divertente.

O meglio per nulla divertente in sé.

Prima lettura, tutto scorre.

Salmo, niente da segnalare.

Seconda lettura, testuale:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

Che palle, la sensazione dell’anonimo lettore.

Che palle, la sensazione del diavoletto sulla spalle dell’anonimo lettore che non riesce a non pronunciare:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi a chiunque ve li chieda …

Senza alcuna modifica del tono della voce, correttamente baritonale.

Ma appena uno sguardo al prete ed al sussulto scandalizzato su quella faccia di culo ieratico.

Chi li ha sciolti (Le rughe di una faccia a culo)?

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/10/2011

1217510453653_fTizia, che non ha mai brillato né per intelligenza né per senso dell'umorismo.
Invecchia.
Come tutti.
Peggio di altri.
Si rivolge agli amici, se così si possono dire.
–> Sono stata dal dottore … Ho chiesto qualcosa contro le rughe … Qualcosa per lasciare la mia faccia come è adesso … Una bella faccia insomma …
[Silenzio significativo]
–> Mi ha consigliato la preparazione H … Funziona benissimo … la metto tutte le sere …
[Silenzio evocativo]
Possibile che tu non abbia capito che ti ha dato della faccia di culo?
Il pensiero collettivo che una pietas generalizzata ha impedito di esprimere.

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