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Il domandario

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/05/2009

anteprimaTipo.
Anziano collega.
Laureato a Londra.
Dottorato ad Oxford.
Si confessa al bar.
Non ce la fa più.
I suoi studenti non riescono a superare l’esame.
Ha ceduto.
Ha prodotto il domandario – l’elenco delle domande di esame con relative risposte, normalmente pubblicato in forma clandestina e spacciato in copisterie compiacenti – sotto forma di dispensa ufficiale disponibile sul sito di elearning.
Non passano lo stesso.
Troppo carino per rispondere che spesse volte il problema è come si fanno gli esami.
Non che cosa si chiede.
Troppo intelligente per dire che trasformare il proprio esame nel quiz per la patente di guida non è molto dignitoso.
Lo sa già.

Il Pinelli della Calabresi (E viceversa)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/05/2009

gasparazzo
Napolitano ha invitato la vedova di Pinelli a celebrare il giorno della memoria con la vedova di Calabresi.
Un gesto umanamente importante.
Un gesto di riconciliazione.
Molto Mandela.
Anche troppo Mandela.
Voglia di essere polemici e di stigmatizzare la distanza fra i due.
Il primo, vittima innocente, ma proprio innocente, di una finestra dalle parti di via dei Giardini, in una Milano che non esiste più.
Il secondo, commissario integerrimo e vittima di un omicidio molto discusso.
Voglia di segnalare l’ingiustizia della memoria che non fa distinzioni.
Discorso molto Pasoliniano.
Inutile.
Probabilmente, l’aspetto su cui pensare è un altro.
Una equazione che non è certo stata ignorata dal Quirinale.
Celebrare Pinelli nel giorno dedicato alle vittime del terrorismo significa riconoscere che anche lui è stato una vittima del terrorismo.
Che quella finestra della Questura di Milano è stata un’arma terroristica non meno della pistola che ha ucciso Calabresi o della bomba che in Piazza Fontana ha aperto la strategia della tensione.
Dire: "Questo ‘Giorno della Memoria’ offre l’occasione per accomunare nel rispetto e nell’omaggio che è loro dovuto i famigliari di tutte le vittime – come ha detto con nobili parole Gemma Calabresi – di una stagione di odio e di violenza. Rispetto ed omaggio dunque per la figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un’improvvisa, assurda fine" significa ammettere che Pinelli è stato una vittima di Stato.
Che in Italia vi è stato un terrorismo di Stato e che Giuseppe Pinelli ne è stato vittima.
E questo, ad oggi, non era ancora stato detto.
Tanto meno dal Capo dello Stato.

Chi li ha sciolti? (Il genio fiorentino II)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/05/2009

DanteIl barista del Chiosco degli sportivi è apparentemente idiota.
Forse, lo è davvero.
Velocissimo.
Gentilissimo.
Una parola cortese per tutti.
Gli occhi glauchi del citrullo e l’aria del natale passato a spaccare legna anche per ferragosto.
Forse, però, non lo è.
Vecchietta non anziana.
Vecchietta nata anziana ma tuttora giovane all’anagrafe.
Vecchietta da barboncini senza barboncini, al termine della bavarese:
–> Mi fai il cappuccino?
Desto e cortese:
–> Eccolo, tiepido, senza schiuma … b e l l a
Il b e l l a non c’entrava nulla.
–> Grazie
–> Di nulla: sono abituato a vedere macerie.
Non è cretino.
E’ un genio.

Bibi (Un necrologio)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/05/2009

necrologio-renata-petrucci-300x290E’ morto.
Il 2 maggio 2009.
Non poteva guarire.
Lo sapeva benissimo.
Con paura e pudore.
Pochi necrologi sul giornale.
Non era una persona da necrologi.
E’ vissuto di pane e traversini.
Su una banchina.
Marinaio di banchina, anche se aveva girato il mondo dormendo a prua dell’albero, come tutti i marinai.
Schiaffi di mare tatuati sul viso.
Rideva e sapeva ridere.
Di poco.
Di un fiorentino che saliva in testa d’albero e vomitava il suo mal di mare sulla tuga e sull’armatore: Gatto.
Dei tatuaggi di un livornese: Ti se’ fatto scrivere che sembri la locandina der Tirreno.
Non c’è più adesso.
Piace immaginarlo nel paradiso dei bambini.
Di quei bambini che lo amavano perché li sapeva guardare negli occhi. Lui che non ne aveva avuti perché non erano arrivati quasi che le cicogne non si fermassero in mare.
Di quegli adulti che avevano imparato ad amarlo perché li sapeva guardare negli occhi ritrovandoli bambini.
Piace immaginarlo davanti a un Dio che ride delle sue storie e lo guarda allontanarsi.
La camicia da notte aperta dietro e senza mutande.
Così, in ospedale, gli ultimi suoi giorni.
E forse lo faceva per avere qualcosa di cui ridere con Dio qualche ora più tardi.

Papi (Post bigotto)

23 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/05/2009

Noemi_LetiziaNoemi Letizia pare essere una ragazzotta napoletana.
Il padre dipendente del Comune, settore fognature, la madre ex miss Tirreno.
Famiglia molto religiosa.
Berlusconi le ha regalato una collana per il compleanno.
E’ andato alla sua festa in un villone periferico sulla Circumvesuviana, dopo un atterraggio segreto a Capodichino (volo di Stato? Probabilmente no: Berlusconi ha sufficenti risorse per evitare queste appropriazioni da basso impero).
La moglie lo ha scaricato.
La rete è piena di una intervista a Noemi piuttosto imbarazzante per il Presidente del Consiglio.
Noemi lo andrebbe a trovare appena lui la chiama e canterebbe assieme a lui le terrificanti canzoni di Apicella.
Facile immaginare altro e tingere l’immaginazione con il codice penale, considerando l’età della signorina e il ruolo del Presidente del Consiglio.
Troppo facile.
Nei fatti, la signorina Letizia dice di chiamare Berlusconi "Papi".
Con un cattivo gusto agghiacciante.
Da padre, non riesco ad immaginare molte cose peggiori di una figlia che chiama "Papi" un altro.
Fa accapponare la pelle.
Se qualcuno, che non è mio figlio, mi chiamasse "Papi", non riuscirei ad accettarlo.
Per rispetto ai miei figli.
Per rispetto a suo padre.
Per rispetto verso me stesso, non ultimo.

Who are you? Who Who?

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/04/2009

AlbumCovers-TheWho-WhoAreYou(1978)Who are you è il più brutto degli album ascoltabili degli Who.
Pare che la canzone sia venuta in mente ad un Townsend ubriaco e sciaguattato da un bobby londinese dopo una giornata trascorsa a discutere di royalties e fees con il suo produttore.
All’epoca fu considerato un album commerciale e fece abbastanza polemica.
Potrebbe essere la colonna sonora dell’ultima polemica elettorale.
La Lario chiede al marito di candidare donne che abbiano esperienza politica.
I commentatori si agitano (Feltri ricorda alla Lario di non essere stata molto più che una velina all’epoca del matrimonio con il miliardario ridens).
Le femministe (alcune esistono ancora e continuano a non portare il reggiseno, con ogni logica conseguenza) si vergognano delle candidate del partito delle libertà.
Paragonano, così Radio Popolare ieri sera, la Carfagna e la Finocchiaro.
Sono discorsi settari.
La Carfagna gode degli stessi diritti politici della Finocchiaro.
Della Sozio, della Gaggioli, della Ferrante e della Ravot, che sarebbero stati i nomi in discussione.
Ovvero della Staller, per rammentare un autorevole membro della Commissione Difesa di cui non si parla più.
Hanno tutte esattamente lo stesso diritto di essere candidate.
Se poi l’elettorato apprezza le arti oratorie della Carfagna a prescindere dalle parole, è giusto che la Carfagna sia eletta.
Tanto che si segua Sartori o la Pitkin nella ricostruzione del concetto di rappresentanza politica come rappresentazione di un corpo sociale, è indubbio che la Carfagna e le ballerine dell’imperatore rappresentano molto meglio il paese reale della Finocchiaro e di tutti i seni cadenti con capezzolo a ferro da stiro che in questi giorni cercano di ribellarsi ad una campagna elettorale fondata sul senso comune delle cose.

La repubblica di Berlusconi

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/04/2009

CalamandreiBerlusconi ha parlato ad Onna della resistenza.
Ha accettato la retorica resistenziale del fazzolettone tricolore.
Chiarendo che meritano pietà anche coloro che in buona fede sono caduti dalla parte sbagliata di una guerra civile.
Scalfari ha applaudito nella omelia settimanale che pubblica ogni domenica in forma di fondo.
Il Giornale ha applaudito Scalfari nel fondo del lunedì.
Siamo tutti più vicini adesso.
Tutti più lontani dalle cesure del 1944 – 46 e della Prima Legislatura Repubblicana.
Così, Franceschini, che seguendo la pista Scalfari sta studiando l’ipotesi partito unico: il PCI_PDS_DS come corrente del PdL.
Cazzate.
Il vero punto è che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha annunciato il ritiro di un disegno di legge di iniziativa parlamentare (Barani ed altri).
Violando le prerogative costituzionali del Parlamento.
Sacrificando il diritto di ogni parlamentare di presentare un disegno di legge (71, Cost.) e il divieto di mandato imperativo (67, Cost.), sottolineati da Bocchino e Cicchitto in una nota congiunta poche ora prima della esternazione berlusconiana.
Se questo non è fascismo, ci si avvicina parecchio.
E se i parlamentari del PdL avessero un rigurgito di dignità, dovrebbero prepararsi ad un Aventino.

Oggi, esce

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/04/2009

ChiesaOggi, esce.
Dopo otto anni di galera.
Della galera di un pedofilo che ha confessato.
Di un prete che si è approfittato dei bambini che giocavano nel suo oratorio.
Esce.
Sa esattamente quello che troverà.
Un ricovero per preti anziani.
Odori di minestra e suore del terzo mondo.
Passeggiate.
Breviario.
Ostili compassioni da confessionale.
La vecchia professoressa di italiano che passerà ogni tanto a trovarlo.
Nonostante tutto, fa compassione ricordare la gioventù dei suoi sogni.
Ricordare che un tempo sapeva parlare di Dio semplicemente lasciando brillare gli occhi.

Un mercato democratico

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2009

NapolitanoLa settimana scorsa è stata resa nota una lettera inviata dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio e ai Presidenti dei due rami del Parlamento.
In questa lettera, il Presidente della Repubblica si lamentava dell’abitudine del Governo di utilizzare la conversione dei decreti legge per ottenere la approvazione di testi normativi estranei al contenuto originale del decreto legge.
In pratica, il Governo, attraverso i parlamentari della maggioranza, utilizza le corsie accellerate della conversione dei decreti legge per ottenere la approvazione di disposizioni che non vuole né inserire nel testo originale del decreto legge, per evitare il sindacato del Capo dello Stato, né assoggettare alla procedura normale di esame delle Camere, che viene considerata eccessivamente lunga.
Il vantaggio di questa procedura, inoltre, sta nella inevitabile restrizione del potere del Capo dello Stato di rinvio delle deliberazioni legislative, tradizionalmente molto prudente nel caso di leggi di conversione di decreti legge, a causa delle rigidità imposte dall’art. 77, Cost., che prevede la decadenza ex tunc del decreto legge in caso di mancata conversione entro sessanta giorni.
Sul piano del diritto costituzionale, si potrebbe parlare molto a lungo delle possibili modifiche ai regolamenti parlamentari (alcune proposte da Chimenti sono estremamente interessanti) e delle limitazioni al potere di rinvio di cui il Capo dello Stato dovrebbe essere egualmente titolare, senza subire alcuna compressione anche nel caso di leggi di conversione o convalida.
Ma non interessa questo.
Interessa fermare l’attenzione sull’ultimo comma dell’art. 7, d.l. 10 febbraio 2009, n. 5, come convertito dalla legge 9 aprile 2009, n. 33.
Prima di tutto, la conversione è caduta nell’ultimo giorno di vigenza del decreto legge: il Capo dello Stato aveva le mani istituzionalmente molto legate nella promulgazione.
Secondo, l’articolo è intitolato "Controlli fiscali", ma non parla solo di controlli fiscali. Anzi, parla di molte altre cose.
Terzo, l’art. 7 del decreto legge contava 234 parole, dopo la conversione_trasfigurazione_maquillage ne conta 1895. Esso, perciò, dà perfetta consistenza alle critiche del Capo dello Stato.
Quarto, l’ultimo comma modifica l’art. 2357, c.c., in punto di limiti al possesso di azioni proprie da parte di società che fanno ricorso al mercato. Le azioni proprie sono le azioni che una società può acquistare anche se compongono il proprio capitale sociale. In questo modo, la società diventa proprietaria di se stessa. O meglio gli azionisti di controllo diventano un po’ più azionisti di controllo in danno degli azionisti di minoranza, che vedono il proprio diritto ai dividendi decurtato di quanto necessario all’acquisto delle azioni proprie. Normalmente, le azioni proprie servono come antidoto a scalate ostili: fanno parte del patrimonio sociale e in caso di una scalata si può immaginare che siano vendute solo se il gruppo di controllo della Società vede di buon occhio il potenziale acquirente.
Con questa modifica dell’art. 2357, c.c., il limite al possesso delle azioni proprie nelle società quotate passa dal 10%, che non è poco, al 20%, che è moltissimo, soprattutto in tempi di corsi borsistici ai minimi storici e di bilanci non altrettanto penalizzati dalla congiuntura.
In altre parole, il Governo, in una disposizione intitolata ai controlli fiscali, ha introdotto una formidabile norma a difesa di coloro che attualmente hanno il controllo di una società quotata.
Con un inevitabile danno alla democraticità del mercato, che invece vorrebbe tutte le società che decidono di aprirsi agli investimenti egualmente contendibili da parte di chiunque ne voglia assumere il controllo.
Anche se questo qualcuno si chiama Murdoch e la società si chiama Mediaset.
Ma queste sono chiacchere da professori di diritto costituzionale.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (E’ avanti)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/04/2009

BimbaImpertinenteTutti i genitori credono di avere generato un fenomeno.
E’ naturale.
Forse, inevitabile.
Il problema è che ne parlano.
Tizio conciona sul proprio figlio che a un anno sa fare i versi degli animali.
Lo mostra orgoglioso.
–> Giulio, fai sentire come fa la tigre
Giulio grugnisce.
–> Il maiale?
Grugnisce come per la tigre.
–> L’uccellino?
Come il maiale.
Altri, hanno in casa geni matematici, che vengono invitati a fare somme complicatissime, sul genere due più due, fra applausi scroscianti.
Oppure, Sinatrucci costretti a zecchinate che farebbero accapponare i testicoli di un orango di nome Rocco.
In tutti questi casi, si è costretti a ascoltare cortesemente, osservando, con falsa modestia, di essere i dispiaciuti padri di figli assolutamente normali, talvolta meno che normali.
Bimba Impertinente ascolta sempre silenziosa.
Si limita a osservare, con aria ingenua, al termine dell’esibizione:
–> Certo, babbo, che è avanti …
Non sempre è apprezzata.

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