Anziani
Quello che non sopporto di vedere sono i miei genitori che invecchiano.
Oramai sono anziani.
Ma non riesco ad accettarlo.
Non mi sembra possibile che mio padre non sia più la persona che ha una visione esatta delle cose e che suggerisce sempre la cosa giusta da fare.
Non mi sembra possibile che mia madre non sia più la persona che mi aspetta, che mi protegge, che sa cosa voglio.
Non riesco ad accettare la loro vecchiaia.
Ed è una vecchiaia strana, come tutte le vecchiaie.
Fatta di malanni.
Di stupide discussioni con i vicini.
Del portiere che non sa più fare il portiere.
Della governante che non sa più fare la governante.
Degli amici di sempre che scompaiono.
Uno dietro l’altro.
Sicché si respira sempre quest’aria da sopravvissuti.
Cerco di rimediare.
Cerco di trattarli come se fossero ancora giovani.
Gli chiedo consiglio.
Gli parlo quietamente.
Mi sforzo di non arrabbiarmi per le loro manie.
Per il loro modo di considerarmi forte e di preferire la debolezza di mio fratello, che ha bisogno di essere protetto.
Così oggi li ho accompagnati ad un esame.
Ecografia alla prostata.
Umiliante.
Mia madre è voluta venire.
Mio padre era straordinariamente nervoso.
Quando si è operato alla prostata è stato intrattabile per molti giorni ed accettava solo la mia presenza.
Passavo le nottate accanto al suo letto, leggendo a voce bassa il Talmud.
Confidando nella forza delle parole.
E lui lentamente si calmava.
Un sudore che pian piano si asciugava.
Una sete che diveniva meno insopportabile.
Così l’ecografia di oggi per lui era una preoccupazione.
Quasi un pellegrinaggio nelle sue paure.
Un pellegrinaggio nel quale mi sento in dovere di essergli accanto.
La sala di aspetto era la solita bolgia.
Persone che cercano di bere per riempire la vescica e spingerla contro la prostata.
E nessuno che riesce a sentire lo stimolo della pipi.
Mio padre sempre più nervoso.
Mille volte guarda i fogli della visita.
Il fascicolo degli esami fatti.
La prenotazione.
Mi spedisce in accettazione.
Mi fa cercare l’amico primario.
Mia madre recita il mantra dei tempi passati.
Alla fine siamo riusciti a tornare.
Nel caldo della macchina senza aria condizionata.
Mia madre continuava a spiegare i negozi che sono scomparsi.
Nel silenzio.
Mio padre non riusciva a parlare.
Finché non sono riuscito a chiedergli come si sentiva.
Ed ha cominciato a piangere.
Non riesco a vederlo piangere.
Sono rimasto con lui.
Ho rinviato tutto.
Lo ho accompagnato a fare una piccola passeggiata.
Ho cercato di farlo uscire dal suo mondo dentro una libreria.
Adesso spero stia leggendo.
Spero.