Scorte e scortati
Pare che il giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Milano, Clementina Forleo, abbia rinunciato alla scorta.
Le ragioni, per quanto si può comprendere dalla rassegna della stampa parlamentare, sarebbero nella attiva omissione da parte dei carabinieri e dall’atteggiamento non troppo trasparente dei vertici dell’Arma.
La dott.ssa Forleo avrebbe dichiarato che i pericoli alla sua incolumità non provengono dalla piazza ma dai palazzi, lasciando intendere disegni eversivi a suo danno.
Per la Costituzione, il magistrato è soggetto soltanto alla legge e questo principio non è soltanto una guarentigia, ma anche un dovere morale: il magistrato è soggetto soltanto alla legge sia perché la sua funzione è unicamente la traslitterazione della volontà astratta del legislatore in volontà concrete di legge, senza che alcun potere vi posso interferire, perché egli è chiamato unicamente all’esercizio della funzione giurisdizionale, al tradurre il fatto in diritto, senza poter interferire nell’esercizio degli altri poteri dello Stato.
I giudici che si sganciano dalla legge per dialogare con l’opinione pubblica possono fare paura, perché si svincolano dal dovere di equilibrio che incombe su ogni potere costituzionale.
Anche sul piano pratico, può non essere semplice comprendere il significato dei timori della dott.ssa Forleo.
Le scorte, fin dai tempi di Tiberio, che sceglieva la sua guardia fra germani incapaci di parlare o intendere il latino, sono un potenziale pericolo per gli scortati.
Notoriamente le scorte dipendono da un dicastero al quale riferiscono della attività degli scortati, non foss’altro per giustificare i pedaggi o il consumo del combustibile.
Di solito, lo scortato usa della scorta unicamente per i doveri del proprio ufficio e nessuno ha qualcosa da nascondere se la sua scorta lo accompagna da casa al tribunale o viceversa.
Se, invece, si usa della scorta per portare le veline in albergo, come pare fosse abitudine di Salvo Sottile, allora la questione può essere delicata.
Ma se la dott.ssa Forleo usava la sua scorta solo per andare in tribunale o per adempiere agli altri doveri del suo ufficio che cosa doveva temere? Che la scorta si ribellasse organizzando un rapimento, quasi che la Forleo fosse il povero Abu Omar?
Francamente sembrano scenari complessi da sostenere anche in un clima malato di dietrologia.
In realtà, uno dei problemi della giustizia è proprio la soggezione dei magistrati alla legge: siamo sicuri che una udienza preliminare su D’Alema e Fassino, una indagine penale su Mastella, una indagine su Lele Mora sarebbero stati condotti in questo modo da un giudice soggetto soltanto alla legge?
Non lo so.
Ed in questo non saperlo, il sapere che un magistrato non vuol far sapere al ministero della difesa i suoi spostamenti non aiuta.