Giuli-Anone
Da anni, Luttazzi definisce Ferrara nei suoi spettacoli Giuli-Anone, ovvero il residuo di sperma e di cacca che resta sul lenzuolo dopo un rapporto anale.
Adesso è stato sospeso il suo programma perché ha suggerito come metodo per non pensare al dramma della guerra in Iraq l’immagine di Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell’Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in gola e la Santanché in completo sadomaso che frusta tutti i baccanti.
Ne è nata una polemica sul diritto di satira.
Forse non è una polemica che coglie nel segno.
Forse la questione non riguarda il diritto di satira ma il rapporto fra editore, direttore responsabile ed autori.
L’editore ha diritto di sviluppare la propria libertà di iniziativa economica nel settore delle comunicazioni prevedendo una linea editoriale.
Esattamente come il fabbricante di auto ha il diritto di decidere i modelli che intende proporre al mercato.
Non ci deve essere nulla di strano.
Come non ci deve essere nulla di strano se un editore decide di usare come modello editoriale l’assenza di una linea editoriale.
Nello stesso tempo, Ferrara, per quanto enormemente antipatico, ha il diritto di non essere chiamato Giuli-Anone in pubblico e di non essere evocato dentro una scenetta feticista.
Questo diritto è anche di Berlusconi o Dell’Utri, di Previti e della Santanché, ai quali probabilmente non ha fatto piacere essere immaginati mentre si sfogavano sul direttore del Foglio.
La satira che colpisce le persone è facile.
Ma è satira?
No, ricorda in bambini che prendono in giro i compagni con gli occhiali.
Non solo: se ci si pensa un pò, pare un esercizio piuttosto fascista.
Non si critica l’avversario per quello che pensa, ma per quello che può apparire e si usa il privato per demolire la sua immagine pubblica.