Marini va da Napolitano – Una buona notizia?
L’attuale crisi è stata interessante.
La formula scelta da Napolitano è interessante.
Napolitano ha proposto a Marini un incarico per un governo di scopo.
Lo scopo del governo era una riforma elettorale che consentisse una maggiore governabilità.
Ci sono due aspetti critici in questa formula.
Entrambi riguardano i poteri ed il ruolo del Capo dello Stato, che dovrebbe incarnare una funzione di garanzia, sostanzialmente e formalmente fuori dal gioco politico.
Il primo è che il Presidente della Repubblica ha preso posizione nel confronto fra democrazia diretta e rappresentativa chiedendo al premier incaricato di far sì che la rifoma elettorale blocchi il referendum.
Forse, il Capo dello Stato non può prendere questa posizione.
Non può contrastare (o chiedere di contrastare) il potere referendario.
Il secondo è molto più delicato.
Finora il Presidente della Repubblica ha sempre gestito le crisi di governo verificando la possibilità di una nuova maggioranza.
Lasciando ai partiti ed ai gruppi parlamentari il compito di individuare la piattaforma politica della nuova maggioranza.
In questo caso, la piattaforma politica è stata individuata dal Capo dello Stato, che ha chiesto di trovare un accordo su un preciso programma.
Ma questo non è il suo compito.
Il nostro ordinamento costituzionale chiede al governo di presentarsi davanti al Parlamento per ricevere la fiducia su un programma di cui si assume la piena responsabilità politica.
Tutto questo è particolarmente grave, perché il fallimento di Marini è diventato anche il fallimento di Napolitano.
E se il Presidente della Repubblica incarna la Costituzione, il suo fallimento è anche il fallimento della carta costituzionale.