Tesi di laurea – Buchi si nasce o si do’venta?
Le tesi di laurea sono un luogo intimamente anfibio.
Chi discute si sente ad un punto di svolta: tutto il paese siede in aula magna, con un’aria indecisa fra il teatro lirico e una prima comunione col vescovo, perche’ in fondo la laurea e’ un rito di passaggio.
Per la commissione, sono una drammatica rottura di palle: temi scolastici, affrontati in maniera scolastica, da voci scolastiche.
Oggi si ha un candidato impresentabile.
Omosessuale in maniera imbarazzante, gli occhi vistosamente truccati, un filo di rossetto, una collana di perle ed un grande foulard.
Parla esattamente come uno si immaginerebbe guardandolo.
Viene presentato dal suo relatore, con stanca circoncisione.
Arriva il suo momento di dissertare. L’inizio e’ agghiacciante: Come ha detto lui, il tema che ho affrontato e’…
Lui e’ il relatore. E non si dovrebbe dire cosi’.
Viene interrotto da una domanda: Se posso interromperla, mi piacerebbe che spiegasse alla commissione…
Replica con un:Sono qui per questo…, che avrebbe fatto rabbrividire Piperno nel sessantotto.
Finisce, finalmente e porta la sua colonia – fetida – fuori dall’Aula magna.
Se l’omosessualita’ fosse una malattia, non gli avrebbero davvero fatto male un paio di pasticche, prima di venire.
Ma non lo e’.
Ed a lui sarebbero bastati dei calmanti, un cocktail di camomilla e valeriana.