Kavala
E’ l’ultimo porto prima di centodieci miglia di mare aperto alla fine delle quali si aprono i Dardanelli.
E’ un mucchio di case di cemento.
Condomini, villette, fra lo squallido e il puffeggiante.
Non lontano da Roncadelle o dalla periferia di Siracusa.
Si affacciano – rare e abbarbicate – delle case antiche.
Rare.
Cannicciato.ricoperto di intonaco come pareti.
Non e’ una tecnica stupida in una zona dove due faglie continentali si toccano.
Ci vivono gli anziani.
Finche’ non muoiono e le case con loro.
Acciughe alla griglia e triglie fritte.
Ovunque.
Un odore pervasivo.
Unto.
Senza allegria.
Kavala e’ un internet point.
Ragazzini e videogiochi.
Pigiati su poltrone executive sdrucite.
La statua di Tomb Raider all’ingresso come l’indiano di Calderoli.
Frappe’ di caffellatte e winston azzurre.
Nient’altro da fare.
Domani, i Dardanelli e Troia.
Aspetto l’Asia.