Cives Romanus sum (Michelle Palmer)
Michelle Palmer è una cittadina inglese.
Lavora a Dubai, come manager di una casa editrice.
Nel mese di luglio è stata arrestata perché avrebbe fatto sesso con un altro cittadino britannico su una spiaggia.
Più o meno alterata dalle bevande alcoliche che avrebbe ingurgitato.
Il suo processo si sta svolgendo in questi giorni e non pare semplice che riesca ad evitare una condanna a sei anni di reclusione da scontare nell’Emirato.
La signora Palmer nega.
Nega di avere fatto sesso.
Nega di avere bevuto alcolici.
Nega – è un’altra accusa – di avere tirato una scarpa addosso al poliziotto che le diceva di smettere.
Etc.
Ma il problema può essere un altro.
Tutto questo accade perché l’Emirato sente che i valori su cui si fonda sono seriamente messi in pericolo dall’occidente.
Reagisce punendo chi si bacia sulle spiaggie (pare che il sesso della signora Palmer consistesse semplicemente in dei baci un po’ arditi, ma nulla più), chi prende il sole in topless, chi beve alcolici in pubblico.
Ma davvero il vicino oriente può limitarsi ad importare architetti, tecnologie, personale variamente specializzato dall’occidente senza "contaminarsi" con i valori occidentali?
Nello stesso tempo, davvero l’occidente può affidarsi ai fondi di investimento sovrani dell’Emirato per salvare le proprie banche d’affari dal fallimento senza perdere la propria capacità di reazione e di indignazione contro una corte che condanna a sei anni di galera una disgraziata che aveva bevuto troppo con il fidanzato?
Nessuno è più cives romanus.
Nè la signora Palmer, il cui governo dipende troppo dai finanziamenti dell’Emirato, né l’Emirato che si sforza inutilmente di riportare lo spirito di un popolo di pittoreschi beduini in una città di grattacieli.