Scene da spogliatoio (Il museo del pene)
Sono circa una decina di placidi sessantenni.
Giocano a tennis tre volte la settimana.
Lunedì, martedì e venerdì.
Ora di pranzo, doppio, a squadre, con torneino.
Litigano come cani lupo in un libro di Jack London.
Il cinestetico – brillante antiquario, che porta la roba per giocare in una sacca da vela – urla sui punti e chiama fuori le palle che sono dentro o viceversa.
Il dentista arriva in ritardo e viene urlato da tutti gli altri.
Il fotografo – un servizio importante con la capacità di movimento di Panatta, ultime partite – affida a improbabili malanni fisici la responsabilità di ogni colpo andato male, snocciolandoli come l’enciclopedia Larousse.
Etc.
Alla fine, la doccia.
Con lunghe discussioni sulle ultime avventure extraconiugali.
–> Sono stato dall’Elvira, sapete quella di Montecatini, che ha l’annuncio nella Gazzetta, una cosa dell’altro mondo…
–> Io sono per le cose affettuose, non mi riesce se non sono con la Moira, ci vo a letto da prima di conoscere la mi’ moglie…
–> Ah, io ormai ho bisogno di un decreto ingiuntivo per riavello indietro, ho trovato una che ci impazzisce, pare che prima di me ‘unn_avesse mai sentito un po’ di carne in corpo…
Gli altri scoppiano a ridere.
–> Ma che ti s’è visto? Fattelo rendere, perché così ‘un_c’è più carne nemmeno per un brodo di gallina da Sabotino [trattoria diladdarno che fa uno dei brodi più scipiti che si possano immaginare].
Il disgraziato s’arresta, rosso come un panzerotto.
Va via con la sua povera cosa, una misura tutt’altro che da museo del pene, che decisamente non dovrebbe dargli fastidio ciondolando fra le gambe.
Ci sarà mercoledì prossimo?