Lo faccio per mio padre (Cristiano Di Pietro)
La notizia è perfetta per Libero o per il Giornale di casa Berlusconi.
Di Pietro ha un figlio mariuolo.
Non criminale.
Semplicemente, mariuolo.
Lo hanno intercettato mentre parlava di favori vari per amici (o clienti) con un personaggio che pare essere criminalmente mariuolo.
Il figliio si è subito dimesso dal partito del padre dicendo che lo faceva per il suo babbo.
Se uno si dimette da un partito per rispetto al padre, significa che quel partito è tutt’uno con il padre.
I partiti che si identificano con una persona non sono un valore per la democrazia.
Sono forme di fascismo: partiti che rifiutano una ideologia per identificarsi con un soggetto di cui costituiscono la proiezione politica e parlamentare.
E’ stato detto per Forza Italia, lo si deve dire anche per l’Italia dei Valori.
Ma uno che si dimette per suo padre fa anche umanamente pena.
E’ una cosa da bambini: Il babbo mi dice che non posso giocare ed io vado via.
In realtà, Cristiano Di Pietro non ha commesso solo questa gaffe.
E’ cresciuto in polizia, finendo sul giornaletto del suo corso, con risonanza nazionale (Maria Grazia Cutoli su Epoca).
Ha incontrato le cronache per un incidente di auto (tremendo colpo di frusta), un parto gemellare (altra botta pazzesca), un affitto milanese a prezzi di favore (discreta figuraccia), una campagna elettorale a Montenero di Bisacce (ironicamente commentata da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera).
Resta solo un quesito: dove può fare meno danni il figlio di Di Pietro? In politica o in polizia?