Gentiluomini nella polvere
Non è facile comprendere il thriller delle elezioni in Lazio e Lombardia.
Si fronteggiano due filoni di pensiero: Ci può essere democrazia senza regole? è il primo e Ci può essere democrazia senza che il partito di maggioranza relativa possa partecipare ad una competizione elettorale? è il secondo.
Le regole elettorali sono estremamente complesse e spesse volte ferraginose.
L'idea da cui scaturiscono è che servono ad assicurare l'esatta parità di tutte le forze in campo nelle votazioni.
E' una regola che si fonda su di un assunto: prima delle votazioni, non ha ancora vinto nessuno, sicché tutte le formazioni politiche devono essere poste sullo stesso piano.
Questa regola, ma soprattutto il suo presupposto che è uno dei fondamenti della democrazia, adesso viene posta in discussione e questo è preoccupante.
Altra e diversa questione riguarda il valore delle singole regole poste a pena di esclusione: sono norme che devono essere interpretate in termini tali da impedire che l'esclusione dalla competizione elettorale possa derivare da una semplice omissione burocratica, da un adempimento che non ha nessuno scopo sostanziale, come è nel caso in cui manchi il timbro che certifica l'identità di chi ha autenticato la firma ma questa identità possa essere comunque desunta in termini univoci da altri elementi.
Questo è il compito della magistratura, cui spetta di verificare il corretto operato della amministrazione.
Se ne occupa però un giudice strano: il giudice amministrativo, il Tar del Lazio per la Polverini ed il Tar Lombardia per Formigoni.
Se ne occupa un giudice che in questi giorni sta perdendo molta della sua legittimazione, perché sono uscite sulla stampa le intercettazioni di uno dei massimi magistrati amministrativi, già presidente del Tar Lazio e adesso presidente del Consiglio di Stato, che mostra convivialità con il gentiluomo Balducci al quale anticipa l'esito di un giudizio potenzialmente pregiudizievole per gli interessi della compagine di affari di cui questi sembrerebbe fare parte.
E' difficile non pensare che la polvere di Balducci copra anche il giudizio sulla ammissione del listino della Polverini.
E' difficile non collegare le due notizie osservando una naturale convivialità fra la magistratura amministrativa ed il potere amministrativamente politico, quel potere esercitato da chi ha promesso alla Polverini tutto il suo appoggio.
Parlare di appoggi quando si è dinanzi al giudice fa sempre venire dei sospetti.
Quei sospetti che in questo momento sarebbe molto opportuno che non vi potessero essere.