Fora di ball o Not in my backyard ?
Il risorto di Varese ha sottratto fiato al toscano per esprimere un sintetico pensiero in punto di accoglienza allo tsunami di immigrati sulle coste di Lampedusa.
–> Fora di ball
Che in italiano suona più o meno come Via dai coglioni.
Al solito, le parole di Bossi meritano una riflessione – politica, giuridica e costituzionale – molto più approfondita di quanto la coloritura dialettale vuole far apparire.
In questo caso, esse consentono una corretta classificazione dei soggetti del fenomeno migratorio.
Si tratta di rifiuti, nel senso giuridico del termine, ovvero di cose abbandonate, vuoi per volontà di chi le detiene, vuoi in virtù di un comportamento oggettivo, vuoi a causa di un puntuale dovere giuridico.
I rifiuti devono essere avviati alternativamente al recupero (scelta privilegiata dall'ordinamento, sin dalla prima normativa in materia, intestata come Lotta contro gli sprechi nell'interesse dell'economia nazionale) o allo smaltimento, quando, come in questo caso, il recupero non è possibile.
Lo smaltimento deve avvenire in prossimità del luogo di produzione secondo il canone Chi inquina paga.
I centri di accoglienza e di identificazione sono esattamente e propriamente discariche di clandestini e devono essere collocati nell'immediata vicinanza del fabbricante di clandestini.
Il problema è questo: chi produce i clandestini?
I venti chilometri quadrati di Lampedusa?
La campagna pisese di Coteto?
Uno qualsiasi degli altri luoghi indicati dal fido Maroni?
No.
Li produce il nord, con la sua apparenza di ricchezza.
Ed è lì che devono essere smaltiti.