Il Volpe (Uomini d’altri tempi)
Lo si ricorda a volte.
Fra i volti scomparsi.
Quelle facce che erano consuetudine di adoloscenti e che sono diventate memoria distratta.
Volpe senza nessuna furbizia.
Solo perché in una settimana bianca low cost, di quelle con la camera a castello: quattro letti ed un lavabo, si nettava il culo nel lavandino cantando Nella vecchia fattoria e arrivato alla volpe diceva Fffffff Frrrrrrr.
Nelle risate di tutti, che nessuno sapeva il verso della volpe.
Volpe perché il lavandino gli si ruppe sotto il culo e fu portato al pronto soccorso con il deretano pieno di cocci e non si riusciva a smettere di ridere.
Eppure non era completamente idiota.
Aveva dei barlumi di stupidità.
Lo ritrovo.
Aperitivo glam.
Con una giacca d'allora, la camicia abbottonata come un pastore, la buzza prominente.
Ride.
Ride.
Chiano.
Vuoto.
Appoggiato ad un tipo che parla di superuomini, che cita il nichilismo come se fosse la gazzetta.
Loro, la gente come loro, quelli con le muratti nel taschino, sarebbero superuomini.
Mi avvicina.
Sorridendo fuori posto.
Con tristezza, lo osservo.
Semplicemente.
Senza nessuna volontà di farlo sentire a suo agio.
Ma come lo guardavo quando aveva il culo pieno di cocci e frignava.