Porcate democratiche (Le primarie di Egitto)
Bersani e Vendola (rectius il PD e SEL) hanno annunciato le primarie per scegliere i parlamentari del centrosinistra per i giorni 29/30 dicembre, ovvero nel pieno della settimana compresa fra natale e capodanno.
E’ la prima porcata: gli elettori di quel finesettimana possono essere soltanto i più ostinati e tenaci di quell’elettorato arteriosclerotico per il quale la fila per votare tiene il posto della tombola all’USL.
Le primarie dovranno riguardare i candidati indicati dalle segreterie territoriali.
E’ la seconda porcata: sono primarie di apparato che vogliono rivestire dell’apparenza di una legittimazione popolare i candidati scelti dai grandi elettori che siedono nelle segreterie dei partiti.
La vera questione, infatti, è il senso di queste primarie.
Il loro significato sta nel meccanismo elettorale basato sulle liste bloccate. Con le liste bloccate, l’elettore non ha alcuna possibilità di esprimere una preferenza.gli elettori di quel finesettimana possono essere soltanto i più ostinati e tenaci di quell’elettorato arteriosclerotico per il quale la fila per votare tiene il posto della tombola all’USL
La preferenza va necessariamente alla lista e si distribuisce all’interno della lista secondo l’ordine in cui i candidati vi sono collocati dal partito / coalizione che l’ha presentata.
Con le primarie, si vorrebbe reintrodurre un meccanismo che consenta al corpo elettorale, o meglio ai sostenitori del partito / coalizione, di indicare i propri candidati.
Questo meccanismo sicuramente non può essere rappresentato da delle primarie convocate il 12 dicembre per il 29 dicembre, con l’Italia che si ferma il 21 dicembre (venerdì) e riparte il 7 gennaio (lunedì).
Questo meccanismo sicuramente non può essere rappresentato da delle primarie in cui i candidati sono indicati dalle segreterie territoriali.
Se le primarie hanno un senso, questo senso è di introdurre una dialettica fra il partito considerato come apparato ed il partito considerato come comunità.
Esattamente quello che Bersani non vuole, cadendo nelle aporie Kelseniane illustrate da Andrea Cardone in jusbox.net: le primarie se sono utilizzate unicamente per indicare dei candidati non possono servire anche per elaborare un indirizzo politico. Ma anche nelle mie obiezioni: in una thirty sec democracy le primarie sono probabilmente uno degli ultimi strumenti di elaborazione di qualcosa che si avvicina alla trasmutazione dell’indirizzo politico nella società contemporanea (con una metafora: quello che una volta poteva essere il partito della bistecca, oggi è diventato il partito dei distributori automatici di primi piatti caldi).Se le primarie hanno un senso, questo senso è di introdurre una dialettica fra il partito considerato come apparato ed il partito considerato come comunità. Esattamente quello che Bersani non vuole
Ma, davvero, non ci facciamo male (molto male) se continuiamo a pensare che il nemico sia Renzi?
La verità è che se le elezioni sono il 10 febbraio, le primarie possono essere il 9 febbraio, non perché i termini per la presentazione delle candidature non scadono 36 giorni prima delle elezioni, ovvero il 5 gennaio, se le elezioni venissero convocate per il 10 febbraio, ma perché il 5 gennaio potrebbero essere presentate delle liste nelle quali la coalizione potrebbe inserire tutti i nomi di coloro che sono interessati alla competizione, con l’impegno che chi non risulta scelto nelle primarie deve rassegnare le dimissioni, consentendo a chi è stato scelto di essere eletto.
Questa sarebbe stata una cosa seria.Ma, davvero, non ci facciamo male (molto male) se continuiamo a pensare che il nemico sia Renzi?
Non la parvenza di competizione che Bersani e Vendola stanno mettendo insieme, con una tecnica invero non molto distante da quella utilizzata da Morsi per il referendum costituzionale d’Egitto.