Sconforti elettorali
L’esito delle urne è davvero notevole.
Molto si può discutere, ma alcune sconfitte sono evidenti: quella di Bersani e della sua alleanza con Vendola, prima di tutto.
Nello stesso tempo, è evidente che un corpo elettorale distratto (solo il 52% ha seguito con interesse la campagna elettorale) e sempre meno coinvolto nella politica (i votanti sono stati il 75% degli aventi diritto, molti per una democrazia occidentale, pochi per il nostro paese che è una democrazia occidentale sui generis) ha premiato il movimento di Grillo.
Adesso si discute di maggioranze, mentre piazza Affari affonda (-4%), lo spread si innalza e raddoppiano i rendimenti dei buoni del tesoro.
Se ci si interroga sul significato di questo voto, la prima osservazione riguarda il sistema dei partiti: gli ultimi due partiti politici che in qualche misura si ricollegano alla prima repubblica, a quella che Scoppola definiva la repubblica dei partiti, hanno subito una pesante sconfitta: uno, l’Udc è quasi scomparso, mentre l’altro ha perso molti dei suoi voti e, si sussurra, non li avrebbe persi se si fosse affidato a Renzi, ovvero se avesse avuto il coraggio di smettere di essere il partito che è sempre stato.
La seconda osservazione è che resta il centro destra, che, però, da tempo, dal 1994, non è più un partito politico: è semplicemente un voto. L’Italia di centro destra non ha perso affatto: ha vinto in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria, etc. E’ restata quello che era grazie ad un leader formidabile.La verità è che la maggioranza, se ci sarà, si dovrà formare in parlamento e che finché il Capo dello Stato non avrà individuato una persona in grado di coagulare il consenso necessario a ottenere la fiducia, Monti resterà al governo
La terza osservazione è che Grillo ha vinto, e non sottraendo voti al centrodestra, bensì determinando la scomparsa politica di Di Pietro ed Ingroia e accelerando la decomposizione di Bersani: la sua Italia giusta non è giusta per gli italiani.
L’ultima osservazione riguarda il seguito istituzionale del voto. Sarà un seguito necessariamente parlamentare: la coalizione di centrosinistra ha provato a sostenere che chi ottiene il premio di maggioranza alla Camera dei Deputati ha il diritto naturale di ricevere l’incarico dal Presidente della Repubblica. Ma non è così e se così fosse, la legge elettorale sarebbe incostituzionale. La verità è che la maggioranza, se ci sarà, si dovrà formare in parlamento e che finché il Capo dello Stato non avrà individuato una persona in grado di coagulare il consenso necessario a ottenere la fiducia, Monti resterà al governo. E si tratta di un presidente del consiglio estremamente indebolito dal risultato elettorale, perché il suo dieci per cento deve essere letto anche come il novanta per cento di elettori che non sono rimasti convinti di una proposta di governo basata sul puntuale rispetto dei vincoli unionali.
In altre parole, il significato di questo voto è nelle mani del Capo dello Stato, perché spetta a lui individuare il prossimo presidente del consiglio e spetta a lui guidare attraverso le consultazioni la formazione di una coalizione di governo che possa sembrare credibile al parlamento. Uno scenario da prima repubblica, dove, in questi casi, è stato naturale rivolgersi a personalità come Spadolini, Craxi, Amato, etc.Il significato politico più profondo di questo voto deve essere letto in negativo. Quello che conta non è il 75% degli elettori che ha votato. E’ il 25% che non ha votato. Se si somma al 25% degli elettori di Grillo si ha il 50% del corpo elettorale che si è espresso contro il sistema.
Ma tutto questo è in contrasto con il significato politico più profondo di questo voto, che deve essere letto in negativo.
Quello che conta non è il 75% degli elettori che ha votato. E’ il 25% che non ha votato. Se si somma al 25% degli elettori di Grillo si ha il 50% del corpo elettorale che si è espresso contro il sistema.
Quello che conta non è il 52% degli elettori che ha seguito la campagna elettorale, è il 48% che non l’ha seguita. Ovvero più o meno la stessa percentuale di prima.
Quello che conta non è la maggioranza ottenuta alla Camera dei Deputati, è il fatto che questa maggioranza non corrisponde alla maggioranza del corpo elettorale.
E così via.
Il significato istituzionale del voto è la rinnovata centralità del parlamento, che si è preso una rivincita sulla centralità della coalizione vittoriosa che era tipica della seconda repubblica. Ma è una centralità sbiadita perché affida il potere a chi non ha la fiducia del corpo elettorale.
Vi è un messaggio chiaro nella vittoria di Grillo. Grillo non ha vinto perché ha mobilitato i propri elettori con comizi ed attraverso la rete. Grillo non ha vinto con i processi post dem di partecipazione che sbandiera nel suo blog. Grillo ha vinto perché ha un messaggio molto chiaro: Vaffanculo.
Un messaggio ancora più semplice da capire di quello di Berlusconi sulla restituzione dell’imu o di Bersani su un Italia giusta, che peraltro può essere considerato un ossimoro.Grillo ha vinto perché ha un messaggio molto chiaro: Vaffanculo. Ed il parlamento non ha la forza di rispondere con un altrettanto sonoro Vacci tu ed il budello di tu’ mà
Gli elettori non si fanno convincere dalla dialettica politica, sono lontani dalla raffinata eloquenza di Monti e perfino dal linguaggio accuratamente semplificato di Bersani (da un maiale non si fanno tre prosciutti, ma con il prosciutto si può fare il salame). Vogliono poche cose e molto chiare e quindi ci vuole poco per conquistarli.
A questo punto, la terza repubblica diventa ingovernabile e questo potrebbe non essere un problema se la sua ingovernabilità fosse la conseguenza di una centralità vera del parlamento. E’, invece, un problema ed un problema di quelli grossi perché la centralità del parlamento è occupata da una istituzione moribonda, che non ha più nemmeno la forza di rispondere quello che si dice automaticamente ad uno che ci manda a quel paese: Vacci tu ed il budello di tu’ mà.