Crisi preparlamentare e preconsultazioni
I giornali di oggi aprono con due notizie, a loro modo entrambe significative per lavorare sulle vie di soluzione della prima crisi preparlamentare della storia repubblicana.
La prima è che Monti ha convocato i tre leader dei partiti maggiormente rappresentati in Parlamento alla vigilia di un importante consiglio europeo per avere il loro giudizio sulle posizioni politiche da manifestare.
La seconda è che il Movimento 5* ha deciso all’unanimità di non concedere alcuna fiducia ad un governo che sia espressione di una forza politica, ma di poter votare un esecutivo tecnico sul fondamento di alcune scelte programmatiche condivise.
L’incontro di Monti con Bersani, Berlusconi e Grillo ha un po’ il sapore degli incontri di Badoglio con Nenni, Togliatti e De Gasperi: il maresciallo d’Italia si sostituiva al re in quei contatti che avrebbero potuto indebolirne ulteriormente una legittimazione sull’orlo del baratro.
E’, però, interessante e probabilmente inedito che a camere non ancora riunite, ovvero prima che le consultazioni possano avere inizio, secondo una convenzione costituzionale che è sempre stata rispettata, ad eccezione, naturalmente del periodo della Costituzione provvisoria, il Presidente del Consiglio uscente consulti le maggiori personalità politiche del paese per condividere con loro la posizione italiana al prossimo consiglio europeo.
Appare significativo perché il prossimo consiglio europeo (14-15 marzo 2013) è chiamato a decidere sui progressi dei singoli Stati con riferimento alle raccomandazioni loro indirizzate allo scopo di assicurare il rispetto del patto di stabilità e crescita e a promuovere ulteriori raccomandazioni nel caso in cui i vincoli unionali non siano stati ancora rispettati.
Si tratta quindi di un consiglio europeo deciso per la formazione della politica di bilancio del nostro paese nei prossimi anni, dal momento che le raccomandazioni che dovranno essere negoziate da Monti riguarderanno sia i vincoli derivanti dal patto di stabilità e crescita che le opportunità della strategia eurounitaria per il 2020.
Un tanto non viene deciso dal Presidente del Consiglio dimissionario, ma viene condiviso da questi con le forze politiche che saranno chiamate ad assumere responsabilità di governo nei prossimi mesi.
Ma questo incontro rappresenta in un certo senso anche l’inizio delle consultazioni. Sarebbe strano che Monti non abbia condiviso con Napolitano l’agenda dell’incontro e se l’oggetto dell’incontro è il cuore delle politiche economiche e finanziarie che l’Italia sarà costretta ad adottare nei prossimi anni e che la nostra condizione di bilancio ci obbliga a condividere preventivamente in sede di consiglio europeo, è inevitabile che da questo incontro esca il vero contenuto della agenda politica della prossima legislatura.
Ovvero il programma economico e finanziario che il prossimo governo qualunque sia la sua composizione sarà costretto a seguire per rispettare i vincoli derivanti dalla partecipazione all’Unione Europea.
Tutto questo, ovviamente, priva molto di interesse le dichiarazioni del Movimento 5* sulla formula di governo.
Sa tremendamente di pentapartito discutere della sottile differenza fra maggioranza di investitura fiduciaria e maggioranza su singole scelte programmatiche.
E’ molto più attuale, ed utile, decidere come sarà composta la spesa sociale nei prossimi anni e convincere i partner europei a darci ancora una volta fiducia….