Cancellare la Cancellieri?
Il ministro Cancellieri è sicuramente una persona per bene.
Lo ha dimostrato servendo lealmente il paese in situazioni piuttosto complicate. Non solo nel governo Monti, ma anche da commissario del Governo a Parma e a Bologna.
Ha una bella calligrafia, chiara, tonda, una calligrafia da maestra.
Eppure è nel centro di un tifone politico e potenzialmente giudiziario, un tifone da cui sembra molto difficile uscire.
Il problema sono una intercettazione e dei tabulati.
Nella intercettazione, lei dice a un membro della famiglia Ligresti, presso la quale suo figlio ha prestato servizio, che è a loro disposizione per qualsiasi cosa possano avere bisogno ed esprime un giudizio negativo circa l’applicazione di una misura di prevenzione a un membro della famiglia.
Dai tabulati, risultano un certo numero di telefonate fra il marito del ministro e un altro membro della famiglia.
Sembrano semplici legami familiari: mio figlio lavora presso di voi perché ci conosciamo bene, ho il diritto di esprimere la mia solidarietà umana perché siamo amici da molto tempo, mio marito ha il diritto di informarsi se state tutti bene per la stessa ragione e, infine, quando mi metto a vostra disposizione per qualsiasi cosa possa occorrere, non dico che mi interesserò particolarmente di voi, dico molto più semplicemente che se vi manca qualcosa, qualcosa tipo il pane o il latte potete fare conto su di me, come se fossimo dei vicini molto legati.
Ma è proprio questo tipo di legami che rende discutibile la presenza del ministro Cancellieri al Governo.
Per un motivo molto semplice e molto conosciuto nei tempi della prima Repubblica: la legge della moglie di Cesare.
La moglie di Cesare, come si sa, era la seconda moglie di Cesare, il cui amante fu trovato vestito da donna in casa di Cesare durante una festa e che fu ripudiata da Cesare, il quale, però, in processo difese l’amante e la moglie dicendo che non credeva a un tradimento della moglie, ma che l’aveva ripudiata perché sulla moglie di Cesare non ci potevano essere sospetti.
C’è poco da dire.
Fra una Cancellieri che dice “Tutto quello di cui potete avere bisogno, ma era per comprare il pane” e una moglie di Cesare che dice “Era in camera mia, vestito da donna, ma facevamo due chiacchiere” qualche affinità c’è.
E per crederci non basta dire Mi fido di quello che dicono.
Bisogna aggiungere Mi fido di quello che ha detto, perché non è più il mio ministro e ha confermato la sua buona fede con delle dimissioni.
Magari respinte e sostituite con un rimpasto, come fece Andreotti con Vito Lattanzio, dopo la discussione di una mozione che assomigliava molto ad una sfiducia individuale, per il caso Kappler.