La questione è politica
La questione è politica era il modo di dire di un sindaco della piana, quando essere sindaci della piana significava esprimere lo spirito del popolo non molto diversamente da Stalin o San Sebastiano.
Lo usava spesso questo modo di dire, per spiegare ad esempio come mai la realizzazione di una Coop era da considerarsi come un’opera di urbanizzazione primaria, mentre l’edificazione di un’Esselunga doveva essere classificata come intervento direzionale, ovvero perché era stato assunto un sordomuto come centralinista.
E lo usava – sempre – per chiudere definitivamente il discorso: Compagni, la questione è politica e il discorso è chiuso.
Naturalmente Letta non è un sindaco della piana, non ne ha la cultura e nemmeno lo standing.
Eppure ha utilizzato esattamente questa espressione per giustificare la decisione di respingere la mozione di sfiducia individuale nei confronti della ministra Cancellieri.
La questione, però, non è politica. Non ha niente ha che vedere con la nobile arte della selezione del pubblico interesse attraverso la deframmentazione di tutti i diversi interessi (pubblici e privati; individuali e collettivi) coinvolti la decisione sulla permanenza della Cancellieri al governo.
E’ al contrario una questione morale.
Fa parte della politica la ricerca del compromesso, perché privilegiare un interesse significa individuare quello che determina il minor sacrificio verso chi per effetto di questo privilegio sarà pretermesso.
La morale, invece, non sopporta compromessi, è fatta di scelte in cui si è onesti o disonesti e nessuno può essere onesto un po’ si e un po’ no.
In questo caso, affermare che la questione è politica, significa dire che una questione morale può essere oggetto di un compromesso politico e questo è sia triste sul piano umano che inaccettabile sul piano politico, perché la morale è il presupposto della politica e comunque una cosa diversa dalla politica.
La questione politica, purtroppo, è un’altra.
La questione politica è che un presidente del consiglio dei ministri che non riesce ad ottenere le dimissioni di un ministro non esercita la funzione di alta direzione della politica del Governo prevista dalla Costituzione e che è l’essenza della presidenza del Consiglio dei Ministri sul piano della forma di governo.
Soprattutto se questo ministro è la Cancellieri, colpita nei suoi rapporti con la famiglia Ligresti secondo lo schema Pompea Silla, e il Presidente del Consiglio è Enrico Letta, considerato nel mezzo della crisi della politica generata dal terremoto Alfano e dal vulcano Renzi.
La vera questione politica è che la mozione di sfiducia – come si è già scritto – non è mai individuale. Perché non colpisce mai il singolo ministro, ma sanziona inevitabilmente l’incapacità del Presidente del Consiglio di ottenere le dimissioni del ministro sgradito al Parlamento o di esercitare il potere di revoca nei suoi confronti.
Ed è questa la questione politica che Letta non intende affrontare.
Non la Cancellieri, ma la sua dipendenza da Renzi e Alfano…