Moriremo democristiani?
La mia generazione, che è la stessa di Letta e Alfano, circostanza non gratificante, è cresciuta dapprima nel ritornello del Moriremo democristiani e, successivamente, nella orrenda consapevolezza che morire democristiani sarebbe stato molto meglio di quello che abbiamo avuto modo di vivere.
Nella metà degli anni ottanta, avere diciotto anni ed essere democristiani era davvero triste: si poteva essere comunisti e indossare le ultime pecore verdi o fascisti e mettere i camperos, ma non democristiani, che era un po’ come i cani delle vecchie signore che girano con il cappotto e si nascondono quando incontrano un altro cane ai giardinetti.
Letta e Alfano, però, in quegli anni erano democristiani. Come Pistelli o, prima di loro ma con lo stessa aria di cane col cappotto, Casini.
Di conseguenza, la mia generazione non ha mai vissuto bene la Democrazia cristiana, l’ha sempre vissuta nel prisma del conflitto adoloscenziale con i genitori, della ribellione foruncolosa, delle prime sigarette che bruciavano i polmoni ma inondavano di innopotenza.
Si sa che poi, crescendo, Berlusconi, per un verso, e le torsioni acrobatiche del Partito democratico, dall’altro verso, ci hanno fatto rimpiangere quei politici untuosi e pacati, che sapevano di calcio balilla e Salesiani.
Tutto questo serve ad analizzare il clima politico di questi giorni nella consapevolezza che i suoi protagonisti non sono persone qualunque: sono cani abituati a mettere il cappotto e da un cane con il cappotto ci si può aspettare di tutto.
Lo scenario è quello della decadenza di Berlusconi che sarà votata oggi dal Senato, presumibilmente alla fine del pomeriggio, e dell’approvazione in prima lettura della manovra finanziaria sempre da parte del Senato nella serata di ieri.
Questo scenario ha visto sorgere una nuova maggioranza, formata dalle cd. colombe del polo delle libertà e dal restante arco costituzionale, perché gli aderenti a Forza Italia hanno avuto due argomenti per uscire dalla compagine di governo: il non poter restare nella stessa barca di chi vuole affondare il loro timoniere e l’essere stati costretti a ingoiare una manovra finanziaria imposta dal governo con la tecnica del maxiemendamento.
Entrambi gli argomenti, in realtà, sono difficilmente sostenibili. Il primo perché la decadenza è la conseguenza di un reato piuttosto grave per il quale il timoniere è stato condannato con una sentenza oramai non più impugnabile. Il secondo perché il maxiemendamento Letta rappresenta tutt’altro che una forzatura irriguardosa nei confronti del Parlamento, checché ne dicano Calderoli, con intelligenza, e Gasparri, con pacata cortesia.
Dietro a entrambi gli argomenti, vi è il non irragionevole sospetto che Alfano abbia tutt’altro che abbandonato il Cavaliere – Timoniere e che il suo gioco sia dare una sponda al Governo per consentire a Berlusconi di guadagnare un’opposizione di propaganda fino al momento in cui i sondaggi saranno favorevoli a una catarsi elettorale.
Seguendo questa logica, Renzi dall’altra parte pungola il Governo Letta, avvertendolo che o si inizia a fare sul serio, e prima di tutto si porta all’approvazione una legge elettorale credibile e razionale, o non si può non andare a elezioni anticipate. Difatti, Renzi non desidera, correttamente, essere logorato dalla tattica di Berlusconi e Alfano, sia che i sospetti che abbiamo indicato siano corretti, sia che siano solo sospetti, ma comunque tali da guidare le strategie politiche di questi mesi.
La sensazione, però, è diversa ed è una sensazione molto democristiana.
La sensazione è che Letta e Alfano, i due cani con il cappotto, che si annusano e si piacciono fin da quando erano cuccioli e giravano per gli stessi oratori, abbiano un progetto molto diverso.
La sensazione è che come Alfano si è procurato la rottura con il Cavaliere – Timoniere, nascondendosi dietro un’alleanza nascosta, ma in realtà smarcandosi da un delfinato che l’avrebbe visto annegare su una spiaggia alla maniera di un clandestino più che salire alla guida del partito di maggioranza relativa, così Letta voglia smarcarsi da Renzi, voglia portare Renzi alla rottura e guadagnare l’indipendenza da un Partito democratico che oramai è ingovernabile da tempo e che non porta più da nessuna parte.
Lo scenario, forse, non improbabile è una nuova Democrazia cristiana, guidata dai due cani con il cappotto.
Uno scenario nel quale anche la nostra generazione potrà dire Moriremo democristiani, con la stessa amarezza dei nostri genitori.