Qualcosa di vecchio e di inquietante
Vi è qualcosa di vecchio e di inquietante nei picchetti organizzati dal Comitato 9 dicembre e in qualche misura appoggiati dal Movimento 5 stelle.
Ma anche qualcosa di nuovo e di indisponente.
Il vecchio e l’inquietante riguarda il collegamento fra questi moti di piazza e la destra più di stomaco del paese, una destra che è sempre esistita, che ogni tanto tace e che nei giorni in cui si celebra – per l’ennesima volta inutilmente – l’anniversario di Piazza Fontana fa ancora paura, perché è capace di parlare agli intestini della Repubblica e di svuotarne il contenuto.
E’ un vecchio che si intravede negli atti parlamentari di questa stanca giornata di mezzo avvento, nell’intervento del ministro Alfano, che dice, oggi alla Camera dei deputati: L’elemento di preoccupazione, oggetto anche di analisi e di riflessione nel corso di un vertice che ho tenuto al Viminale, consiste nell’eventualità che l’insieme di queste diverse cause di disagio possa alimentare una deriva ribellistica genericamente indirizzata contro le istituzioni nazionali ed europee a cui non farebbero mancare il loro sostegno componenti dell’antagonismo, interessate ad intercettare qualunque forma di malessere sociale. Al di là della connotazione evidentemente demagogica e anche velleitaria che le manifestazioni di protesta hanno assunto, il Governo non intende per nulla trascurare questi segnali di inquietudine.
E, forse, ancora di più lo si intravede nell’ordine del giorno del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che, questa mattina, alle otto e trenta, si è riunito sul seguente ordine del giorno: Audizione del Direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI).
Il vecchio ricorda da vicino il Ciccio Franco dei fatti di Reggio Calabria, quella retorica da Camerati, italiani, calabresi che è stata una delle pochissime rivolte vere che la nostra Repubblica ha conosciuto. Ricorda i suoi toni e i volti sudati, esasperati, ignoranti dei rivoltosi di allora.
Ma anche il cinismo della Democrazia cristiana che usò quei fatti per compattare una maggioranza di governo traballante come poche altre volte nella storia, lo stesso cinismo che evoca il terrore di una rivolta popolare, oggi, per ottenere la fiducia in assenza di una legislazione elettorale che consenta al Parlamento di esercitare il suo diritto finale, il diritto allo scioglimento anticipato.
Il vecchio è anche nella forma di protesta, una protesta che si attua per mezzo di picchetti, picchetti che bloccano la circolazione delle strade rubando alle persone coinvolte loro malgrado in allucinanti serpenti di piombo e lamiera il più prezioso dei beni: il tempo.
Il vecchio, però, non è solo il passato che si ripresenta.
E’ soprattutto il futuro che non abbiamo saputo costruire quando prendiamo consapevolezza che c’è ancora chi usa del sacrificio dei diritti inviolabili dei suoi compagni per fare sentire la propria voce e uno Stato che coglie l’occasione per invocare l’emergenza in chiave conservativa.
Non è stata una bella giornata.
Neppure oggi.