Una legge contro l’omofilia?
Una legge contro l’omofilia sarebbe davvero opportuna di questi tempi.
Non contro chi prova una immotivata, irragionevole e tutto sommato scortese avversione per gli omosessuali.
Ma contro chi, immotivatamente, irragionevolmente e tutto sommato con scortese repentinità, si schiera a favore del movimento LGBT.
La settimana passata, Berlusconi, la sua giovane “fidanzata”, Vittorio Feltri.
Questa settimana, Angiolino Alfano.
Tutti hanno scoperto di essere un pochino gay, lesbica, bisex e persino transgender.
Soprattutto, hanno scoperto che gli omosessuali possono essere di destra, conservatori e bacchettoni e hanno deciso di cercare apertamente il loro voto, considerandoli come una lobby, oscura e potente come una loggia segreta.
Il che è un atteggiamento apertamente omofobico, perché nulla è più disumano che considerare l’omosessualità come il tag di una razza diversa, l’indizio di una specialità tribale.
Gli omosessuali sono, se li si vuol guardare bene in viso, né più né meno uomini e donne comuni (ordinary people) e, di conseguenza, possono essere di destra o di sinistra, cattolici, ebrei e musulmani, di razza caucasica, afroamericani, indiana e a strisce rosse e gialle.
Taggarli, anche solo per dire sono d’accordo con loro, è dannatamente offensivo.
Anche se, in fondo, sono proprio gli omosessuali a cercare una specialità differenziante, in cui l’identità politica e sociale, forse anche religiosa, segue il ritmo dell’outing: L’ho detto e niente sarà più come prima, perché ho detto che io sono diverso da tutti loro e che sono orgoglioso della mia diversità.
Insomma, se Berlusconi è frocio, anche i froci sono berlusconiani…