Tutti a letto è tardi e non c’è nulla da vedere in TV
Il seguito del referendum è il sonno della Repubblica?
Il premier, poco dopo la mezzanotte, è entrato nelle case degli italiani che seguivano la notte del referendum e ha mandato tutti a dormire.
Ha perso con un secco 3 a 2, che nel calcio è una bella partita mentre in politica è un incolmabile 60:40 e lo ha ammesso con le lacrime sotto la pelle.
Come un capo scout che sta lasciando l’unità che ha guidato facendo del proprio meglio.
Con quelle stesse lacrime sotto pelle che qualsiasi capo scout ricorda dalla sua ultima gita dei passaggi, quando nel racconto dei Cani Rossi Akela muore per davvero.
Il premier ha salutato indicando ai leader del variegato fronte del No l’agenda politica dei prossimi mesi: la legge di stabilità e una riforma elettorale che consenta alla democrazia italiana di lavorare correttamente a partire dalla diciottesima Legislatura.
Il saluto del Presidente del Consiglio dei ministri agli italiani è stato simbolicamente anticipato alla mezzanotte, quando gli exit poll erano stabili ma i risultati elettorali non ancora.
La mezzanotte è l’ora in cui si va a letto e si dà la buona notte ai propri figlioli.
La sconfitta al referendum è una buona notte.
E’ l’addio di una idea di democrazia basata sull’efficienza decisionale e sulla trasparenza dei circuiti di controllo che la riforma introduceva.
Soprattutto è la [buona] notte di una repubblica che preferisce rinnovarsi attraverso le tattiche elettorali.
Domani, che è oggi, non parliamo più di come potrebbe essere riformato il circuito dell’indirizzo politico di maggioranza, di come potrebbe essere avvicinato ai cittadini.
Riprendiamo da dove ci eravamo fermati nel 2006: da una legge elettorale.
La legge elettorale trasforma i voti in seggi.
La riforma della Costituzione spiega a cosa servono i seggi.
La prima senza la seconda è solo tattica, senza strategia.
Ma è quello che abbiamo voluto per i nostri figli: molto poco per paura di tutto.