Il mio cane ed io (io non somiglio al mio cane: è lui che deve assomigliare a me)
I cani sono come i figli e i figli sono come i cani.
I genitori assomigliano ai figli come i padroni assomigliano ai loro cani, il che, fra l’altro, vale anche per il rapporto di identificazione fra gli avvocati e i loro clienti.
Dietro la banalità di queste osservazioni, facilmente desumibili dalla lettura di Desmond Morris: fra la scimmia nuda e il suo libro sulla educazione del cane, non vi sono distanze particolarmente significative, c’è una porzione del mistero educativo.
Un padre e una madre educano il loro figlio. Il loro figlio finirà per assomigliare loro.
Egualmente un figlio educa i propri genitori. I genitori finiscono per assomigliare al proprio figlio.
Queste affermazioni sembrano speculari e in una logica politicamente corretta lo sono.
Ma non sono corrette: è nel mestiere di chi educa far sì che chi è educato impari a rispettarne l’autorevolezza e sia educato attraverso la sua sua autorevolezza.
Educare rinunciando alla propria autorevolezza è far male ai propri figli. Non solo a se stessi.
E vale anche per i cani e per i clienti degli avvocati.
Nonché per altre cose che è diventato inutile ricordare.