Il gobbo (Lo sguardo del malocchio)
Lo vedevo quasi ogni mattina.
Curvo lungo il marciapiedi.
Puntuale da rimetterci l’orologio: vederlo mi diceva quanto ero in ritardo per il treno.
Mi ha sempre fatto venire in mente il vecchino delle cento lire che aveva lo stesso problema alla schiena ed era costretto a guardare in terra, sicché mia madre, che non era particolarmente versata nel politicamente corretto, lo aveva soprannominato così: come se cercasse una monetina sfuggita di tasca a uno sconosciuto passante.
Un ricordo tenero, perché tenera era mia madre e ogni volta che la ricordo mi sembra di sentire il suo profumo.
L’ho ammirato incondizionatamente perché ogni mattina, qualsiasi tempo ci sia, esattamente alla stessa ora, fa il suo giro: carne, frutta / verdura, pane.
Finché, una sola volta, ha alzato gli occhi da terra, ha incontrato il mio sguardo e lo ha trafitto.
Mai avevo visto occhi così intensi, vivi e malvagi.
Lo sguardo del malocchio.
Da quel giorno, non l’ho più visto ma una sottile malinconia ha iniziato a curvare le mie spalle.