Chi li ha sciolti? (Per scrivere non è inutile saper leggere)
Ci sono dei colleghi che, a un certo punto, più o meno comprensibilmente, smettono di scrivere.
Sembra una posizione ragionevole: chi ha studiato davvero molto si accorge che è complicato avere qualcosa da dire che non sia già stato detto o che possa essere un significativo passo in avanti nel settore.
In realtà, si tratta, spesso, di una sorta di analfabetismo di ritorno. Hanno semplicemente dimenticato come si fa a scrivere.
Capita che, però, improvvisamente, uno di questi colleghi, uno che ha smesso di scrivere da anni, che si può ragionevolmente pensare non sappia più scrivere da quanto tempo è passato dall’ultima, non eccelsa, invero, prova che ha dato di sé, pubblichi un articolo, su un tema indubbiamente marginale ma di un certo spessore, su di una rivista priva di interesse scientifico.
Ecco, allora, ci si avvicina a questo articolo che il non più giovane studioso ha voluto promuovere su tutti i social nei quali è presente, e ci si accorge che sicuramente non sa più scrivere e che altrettanto sicuramente ha anche disimparato a leggere.
Certe cose si possono scrivere solo se non si è letto niente del tanto che è stato scritto su quell’argomento.
Un perfetto citrullo, avrebbe detto il prof. Grossi di cui questo collega ebbe a frequentare le lezioni.
Ma anche lui, sicuramente, è stato dimenticato.