Il Maestro e il perfetto citrullo
Il perfetto citrullo sono io, il Maestro sa chi è.
L’ancora giovane Maestro e l’imberbe perfetto citrullo, in un dialogo nel quale il perfetto citrullo viene presentato a un collega del Maestro e il Maestro lo definisce con il medaglione:
Lui pensa
Il perfetto citrullo gongola.
Anni dopo, il Maestro è stato trascinato via dalle maree degli eventi che hanno dilavato la vita del perfetto citrullo e lo hanno trascinato in un esilio fuori porta.
Un collega più anziano presenta il perfetto citrullo a un collega che, ovviamente, non aveva idea di chi fosse il perfetto citrullo. Di nuovo:
Lui pensa
Di nuovo, il perfetto citrullo gongola.
Orgoglioso: io, io sono uno che pensa.
Non avevo capito allora, povero idiota, che per chi si avvia per le varicose e auliche vie dell’alta accademia, l’importante non è pensare, anzi quello è meglio nasconderlo. L’importante è ricordarsi quello che hanno pensato gli altri in modo da citarglielo addosso al giusto momento.
Soprattutto, però, e lo capisco solo adesso non avevo capito che questo il Maestro e il collega più anziano lo sapevano perfettamente e quando dicevano:
Lui pensa
mi menavano per il naso.
O, forse, più probabilmente, che, nella loro molto accademica maniera, mi stavano dando un consiglio e un suggerimento. Quelle cose che, in questo mondo, dirle direttamente è più volgare che cenare in pantaloni corti al club del golf.