Bersanillo
Potrebbe essere un personaggio dei fumetti: Bersanillo, il politico vestito lebole che dispensa massime di saggezza contadina e perde tutte le elezioni.
Sarebbe bello se lo disegnasse Jacovitti, con i salami che escono dalle tasche.
Ma non è un fumetto. E’ una ipotesi politica. E’ stata avanzata da Vendola nell’immediatezza della notte elettorale. Si tratterebbe di un governo di minoranza che godrebbe dell’appoggio esterno del movimento 5 *.
Il che presuppone che si risolva il problema della maggioranza al senato ipotizzando l’abbandono dell’aula al momento del voto da parte di tanti senatori quanti sono necessari a consentire al governo di ottenere la fiducia senza scendere al di sotto del numero legale.
Possibile sul piano tecnico, difficile sul piano della pratica politica.
Il governo di minoranza, però, evoca una precisa stagione storica: l’età del compromesso storico. Lì era il partito comunista che offriva il sostegno di un voto responsabile ad un monocolore democristiano. E’ inutile ricordare che è stato a partire da quel momento che il partito comunista ha iniziato a perdere consensi (nel 1979, per la prima volta dal 1948, il pci ottenne meno voti di quanti ne aveva ottenuti alle elezioni precedenti e da allora non ha mai smesso di perdere consensi) per tre ragioni principali: la democrazia cristiana lo ha saputo coinvolgere nel proprio sistema di potere determinando la soppressione per annessione dell’anomalia comunista; il modello di Berlinguer era profondamente togliattiano perché si basava sull’idea che per andare avanti in questo paese fosse inevitabile allearsi con la reazione (come si può andare avanti in questo paese senza scatenare una reazione che tronchi questa spinta in avanti, relazione del segretario al congresso del pci del marzo 1972) e questo non poteva essere capito dagli elettori che, infatti, non lo capirono; l’idea di un’alleanza fra le tre anime politiche e culturali del paese non teneva conto del fatto che quelle tre anime non esistevano più già allora.Come si può andare avanti in questo paese senza scatenare una reazione che tronchi questa spinta in avanti?
Tutto questo valeva allora e vale ancora oggi: il movimento 5* non ha nessun interesse a spegnere la propria spinta propulsiva con l’appoggio ad un governo di minoranza. Grillo è perfettamente consapevole che un’alleanza con la coalizione di Bersani non potrebbe essere vista con favore dal proprio elettorato, dall’elettorato che ha conquistato con i suoi sonori Vaffanculo.
Ma quale sarebbe l’interesse di Bersani per un’alleanza con Grillo? Può essere interessante per Vendola, che è l’unico della coalizione ad avere guadagnato voti dalla sconfitta del proprio alleato, ma non per Bersani, il quale dovrebbe spiegare ai propri elettori perché ha resistito all’assalto di Renzi difendendo il partito inteso in senso tradizionale da chi lo voleva trasformare radicalmente per poi consegnarsi a Grillo che è ancora più ostile di Renzi per il suo establishment. E questo non avrebbe alcuna spiegazione.
Infine, le parole di ordine di questa alleanza: riforme istituzionali, riduzione dei costi della politica, moralizzazione della vita pubblica e privata. Sono parole del tutto vuote: cosa significa riforme istituzionali? E’ il riemergere della Bozza Violante? E’ un’idea diversa? E’ credibile parlare di riduzione dei costi della politica senza indicare espressamente e analiticamente i costi che si intendono tagliare? Moralizzare vita pubblica e privata, poi, è uno sforzo etico molto difficile da raggiungere se non si ha una credibilità morale forte alle spalle e gli elettori, forse, non lo vedono da molto tempo.Se uno, giustamente, non ha il cuore di levarsi la vita, non per questo ha il diritto di suicidare la forza politica alla quale appartiene
In Giappone, un leader che subisce una sconfitta, fino a non molti anni fa, si suicidava. In Italia, per fortuna, questo costume non ha mai preso piede. Ma se uno, giustamente, non ha il cuore di levarsi la vita, non per questo ha il diritto di suicidare la forza politica alla quale appartiene.