Alla fine della Cancellieri
Alla fine della Cancellieri, non sembra esserci un rimpasto.
Sarebbe stato il giusto prezzo da pagare per una difesa imbarazzante.
La seconda difesa imbarazzante del Governo Letta, che aveva già fatto ricorso alla ragion di Stato nell’affare Shalabayeva (su cui si è già avuto modo di scrivere sin troppo).
Per ora non se ne parla.
Si è visto invece alla fine dell’affare Cancellieri, la Procura che indaga sull’affare Ligresti trapelare l’informazione che un qualche Ligresti avrebbe raccomandato a Berlusconi la nomina del prefetto a Parma.
Giustizia politica e tempismo. Senz’altro. Ma non si può far finta di nulla per partito preso.
Ancora una volta, la ministro prontamente smentisce con una nota ufficiale: non è vero che Ligresti l’ha raccomandata a Berlusconi, perché lei a Parma non è stata prefetto ma commissario prefettizio. La precisazione è illuminante. E’ probabile che Ligresti non sappia per che cosa ha caldeggiato l’amica e forse non coglie neppure la distinzione fra prefetto e commissario prefettizio. Ma di sicuro la Cancellieri non può sapere di non essere stata caldeggiata per una nomina senz’altro di grande prestigio per l’alto funzionario allora già fuori ruolo.
Soprattutto, però, l’affare Cancellieri si è sciolto in un diluvio di acqua, che copriva il paese e non troppo lontano uccideva troppe persone.
Come dire: se siamo tutti sotto l’acqua, nessuno resta all’asciutto, ma non per questo usiamo tutti dell’umidità per esercitare la nostra professione…