La Corte costituzionale, il mandato del NO e la legge elettorale
Brunetta e Grillo evocano le elezioni dopo la pronuncia della Corte costituzionale ma non vogliono dire la stessa cosa
Il giorno dopo sono sempre le parole che non si sono dette il giorno prima e queste parole riguardano il mandato del NO referendario in punto di legge elettorale.
Uno dei significati del NO è la rinuncia a modificare il significato della rappresentanza in Costituzione e la volontà di modificare le regole che guidano la trasformazione dei voti in seggi.
Forse neppure Cassandra avrebbe previsto che Grillo e Brunetta si sarebbero trovati d’accordo sul combinato disposto Corte costituzionale – legge elettorale, come una coppia di fatto in viaggio di nozze egualitarie.
Per entrambi, la modifica della legge elettorale del Senato passa dalla sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum, che costituirebbe il passaggio tecnico per la legittimazione della legge elettorale attuale, salvi gli eventuali correttivi indicati dalla stessa Corte, e per la modifica della legge elettorale per il Senato secondo le indicazioni della stessa Corte.
Per Grillo, che ha teorizzato più esplicitamente il nuovo combinato disposto, le leggi elettorali per Camera e Senato dovrebbero essere uniformi e modellate sull’Italicum.
Uno degli argomenti forti del NO era, però, l’irragionevolezza di un sistema che consegnava lo scettro dell’indirizzo politico al premio di maggioranza.
Difficile immaginare una giravolta maggiore: Grillo che non voleva l’Italicum alla Camera, adesso vuole l’Italicum per Camera e Senato.
Per fortuna, c’è Brunetta, che non è un bischero e che non può volere per Forza Italia una legge elettorale che la condannerebbe a un rapido oblio.
Per Brunetta, l’invito ad aspettare la Corte costituzionale per modificare la legge elettorale della Camera dei Deputati secondo le eventuali indicazioni della Consulta e mettere mano alla legge elettorale del Senato potrebbe essere fondato sulla consapevolezza che la Corte dopo avere rinviato la trattazione di questa eccezione di legittimità costituzionale dal 4 ottobre 2016 a data da destinare potrebbe non avere nessuna voglia di fissare di nuovo questa udienza, di trovare un nuovo spazio nel proprio ruolo.
Brunetta sa benissimo che la Corte ha evitato di decidere sull’italicum il 4 ottobre perché la decisione sarebbe stata troppo politica e la Corte non ama essere immischiata in vicende al calor bianco.
Collegare le nuove elezioni alla pronuncia della Corte sull’italicum significa rinviare le elezioni alle calende greche, che è quello che vuole Brunetta e non anche quello che vuole Grillo.
D’altra parte, si sa che nei matrimoni egualitari a qualche cosa si deve rinunciare e non si può avere tutto…
I cittadini, però, sanno molto poco di Italicum e Corte costituzionale e non credo che abbiano tenuto di conto di queste sottigliezze nel voto al referendum costituzionale.
Il NO alla riforma di cui al disegno di legge 1429 B (Atti del Senato) è il rifiuto di una repubblica basata sulla democrazia maggioritaria e la netta preferenza per un sistema basato sulla rigorosa eguaglianza dei voti e quindi dei cittadini.
Esattamente il sistema opposto a quello propugnato da Grillo.
Se poi per averlo tocca fare un rito satanico e rievocare il pentapartito che la democrazia maggioritaria aveva voluto superare è cosa che sanno i vecchi, che hanno votato per il SI, e non i millenials, che hanno votato per il NO.