Meglio Palaia: la grande batosta elettorale di Renzi
1 – Chi incontra Renzi per strada e sul Ponte Vecchio, gli dice Meglio Palaia.
Meglio Palaia si dice quando non si può fare peggio: Palaia fu distrutta dalle truppe di Carlo V in una maniera così crudele che quando qualcuno si lamentava per le angherie subite, gli si faceva osservare che a Palaia non sarebbe stato meglio.
La grande batosta elettorale del Partito democratico è evidente.
Come a Palaia, peggio non si poteva fare: ha perso tre roccaforti molto significative sul piano identitario: Pisa, Massa e Siena.
La città in cui è nato il sessantotto italiano, la città del Monte dei Paschi e la città delle lotte anarchiche e libertarie.
Il partito democratico non riesce più a parlare al suo popolo ma non ci si può dimenticare che solo quattro anni fa, aveva trovato un leader che aveva conquistato più del quaranta per cento dei suffragi e che sapeva parlare non solo al suo popolo, sapeva parlare anche al centro e trovare i voti della maggioranza degli elettori.
Lo faceva con una narrazione forte e convincente: Rottamiamoli tutti.
E’ evidente anche la batosta elettorale del M5S, anche se ha vinto quasi tutti i ballottaggi cui ha partecipato ma non è quasi mai arrivato al ballottaggio e talvolta non è neppure riuscito a selezionare i candidati per partecipare alle elezioni.
Salvini ha vinto, ma potrebbe essere meno immortale delle sue felpe e scomparire presto, come è successo a Renzi.
2 – Le osservazioni che si possono fare, in poche e sommarie parole, sono tre.
Salvini sta mietendo gli stessi consensi di Renzi del 2014, quando era un bullo simpatico invece che un bullo passato di moda. Lo sta facendo con una narrazione altrettanto forte e convincente: Ributtiamoli in mare.
Potrebbe fare la stessa fine di Renzi.
E’ una dinamica di questo momento politico coagulare consensi intorno a una figura forte capace di parlare con accattivante autorevolezza, vuoi della classe politica da rottamare, vuoi degli immigrati clandestini da respingere. Ma è una dinamica che rischia di essere di breve periodo.
La politica al tempo delle serie TV non riesce a durare a lungo: le prime stagioni sono fantastiche, le seconde sono interessanti, dopo la terza sono davvero pochissime le serie televisive che un telecomando nevrotico e annoiato continua a guardare.
Così la serie Rottiamiamoli tutti è venuta a noia dopo la seconda stagione (A sessantotto anni si cambia) e Ributtiamoli in mare potrebbe fare la stessa fine quando uscirà la seconda stagione Soldi gratis o, forse, Parole, parole, parole: gli sceneggiatori sono indecisi.
Si potrebbe immaginare che una politica ideologica funzionerebbe diversamente e rappresenterebbe un collante più forte per unire gli uomini politici ai loro elettori, ma forse è meglio prendere atto che quei tempi (e quegli uomini) sono finiti e che immaginare di tornare indietro è come credere che chi guarda Revenge possa tornare a vedere Via con il vento.
Il successo di Salvini rischia di essere effimero come quello di Renzi perché ha le stesse basi post ideologiche e rende urgente il problema di costruire un soggetto politico più forte perché fondato su valori forti in grado di consentire l’elaborazione di risposte coerenti ai veri problemi della nazione e, prima di tutto, al bisogno di eguaglianza posto dal Mezzogiorno.
La vera sfida, dal 1848, è la trasformazione della ricchezza in equità e solo questa risposta potrebbe generare un consenso non effimero. E’ una risposta che può venire solo dal Partito democratico e dalla parte più sensibile alle problematiche sociali del M5S.
3 – Il carattere interiormente bipolare dell’alleanza giallo-verde può generare una schizofrenia politica pericolosa per il sistema. Ciascuno dei due alleati è costretto a correre davanti all’altro perché la vittoria del primo è una sconfitta per l’altro. Se Salvini vince, passa avanti a Di Maio e viceversa.
Non è una base per un’azione politica seria e la stessa idea del contratto di governo, inteso come negozio giuridico in cui due soggetti, attraverso reciproche concessioni, trovano un equilibrio fra “ideologie” contrapposte è contraddittoria rispetto al tipo costituzionale di un Presidente del Consiglio dei Ministri che gode della fiducia del Parlamento perché è in grado di garantire unità di indirizzo politico al proprio gabinetto.
La schizofrenia del contratto di governo può logorare entrambe le parti e sicuramente non fa bene al Presidente del Consiglio.
Salvini ha saputo costruire un vasto consenso elettorale trasformando un soggetto politico necessariamente parziale perché orientato a un obiettivo (l’indipendenza del centro nord) che non interessa all’intera comunità nazionale in un soggetto politico di livello nazionale e in grado di attirare l’elettore mediano occupando il centro.
Questo progetto è stato sapientemente portato avanti convincendo gli elettori che l’obiettivo di liberare la Padania potesse riguardare l’intera nazione, ma è un progetto che rischia di logorare l’alleato e quindi anche se stesso.
L’alleato se dovesse continuare a logorare il proprio consenso, se dovesse continuare ad essere tenuto lontano dall’elettore mediano e quindi dal centro, potrebbe cercare altrove un accordo politico forte.
Questo altrove è il Partito democratico e l’idea di giustizia sociale che si è provato a tratteggiare come orizzonte politico serio e credibile di qualsiasi azione di governo.
4 – Se si avesse una palla di vetro, si potrebbe immaginare che le elezioni europee del prossimo anno saranno vinte dalla Lega e, forse, anche dal M5S, ma meno, senza essere pessimisti sull’esito delle prossime elezioni politiche, quando Lega e M5S potrebbero essere sconfitti dalla loro stessa azione di governo.
Sia che facciano bene sia che facciano male.
Sembra la posizione di Renzi, la cui terza stagione è I saggi restano a guardare, forse: lo sceneggiatore è molto indeciso: Muoia Sansone.
Questa posizione, però, può essere molto pericolosa per la sopravvivenza del Partito democratico, impegnato in una sceneggiatura collettiva dal titolo Tutti morimmo a stento.
Il Partito democratico ha bisogno di ritrovare un’identità forte, di recuperare i valori della solidarietà economica, politica e sociale su cui la sinistra italiana ha costruito la sua storia.
Deve trovare il coraggio di abbandonare le serie televisive per tornare a fare politica e se Pisa, Massa e Siena sono il segno di una batosta non solo elettorale, Firenze, dove la Lega sta corteggiando una signora molto in vista, di grande cultura ed eleganza che fa quello che fanno le signore quando sono corteggiate: dice di no per rendere più soddisfacente il suo si, potrebbe essere una catastrofe definitiva.
In questo caso, Lega e M5S potrebbero perdere la fortuna elettorale di queste ultime tornate, ma il Partito democratico non ci sarebbe più, sarebbe già scomparso, come un ubriaco che non torna sobrio perché è affogato nel proprio vomito e non potrebbe approfittare del volgere delle fortune dei suoi avversari.
Diverso sarebbe il caso se qualcuno, magari qualcuno molto qualificato e con una grande esperienza di vita, decidesse di prendere in mano le redini del Partito democratico e della nazione costruendo quel soggetto politico in grado di raccontare gli ideali più profondi della cultura di sinistra del nostro paese.
Questo, però, è davvero un sogno di mezz’estate.