Solo un pastore tedesco può iniziare una via crucis ricordando che Gesù fu condannato da Ponzio Filato.
Solo Bimba Piccola può completare leggendo che dopo la condanna scoppiò un tumulato.
Il resto non ha potuto essere all’altezza del cominciamento.
Firenze, due persone che si possono trovare dappertutto ma che in fiorentino danno il meglio di se stesse, anche perché riescono a parlarlo ancora come se fosse un dialetto.
Il barbiere Gino, affacciato su una piazza remota del centro, immobile dagli anni trenta, gli stendardi della Fiorentina e gli immancabili diplomi di improbabili accademie.
Il Sor Luigi, un pezzo dell’arredamento, come la sedia girevole, entra, senza nemmeno sfilare il mezzo toscano mezzo acceso dall’angolo della bocca, apre il giornale, legge i titoli, allunga un paio di madonne, come se fosse Ognissanti invece che Venerdì Santo.
Ha trovato un posto per la bicicletta, nel garage della Stazione.
Il barbiere, con la sapienza di chi ha visto tutto senza guardare nulla, dice Ah si, lo gestisce un negro.
Il Sor Luigi, con l’ignoranza di chi ha guardato tutto senza vedere nulla, risponde: Quasi: un handicappato.
Ci sono momenti di gioia assoluta.
Come quando all’improvviso camminando verso l’odore caldo e sano del pane recente mi appare una coccinella.
Non perché sono di spirito poetico.
Ma perché in livornese, in quella lingua bagnata di mare e masticata con le alghe, coccinella si pronuncia Coccineellllaa ed è davvero impossibile non sorridere.
L’uso da parte dei signori della rete dei dati relativi agli utenti per promuovere prodotti è noto.
Il fatto che le politiche in materia di privacy di Facebook abbiano consentito fino al 2014 agli sviluppatori di applicazioni di acquisire tramite le loro applicazioni dati relativi agli utenti e utili per la loro profanazione è forse meno noto ma comunque notorio.
Il fatto che un manager di una società che opera in maniera obliqua possa offrire a un cliente che desidera gettare discredito su di un avversario politico uno scandalo a fondo sessuale non è altro che una questione rilevante per il codice penale.
Il fattaccio che è venuto alla luce riguarda l’uso da parte di Cambridge Analytica di un numero imponente di profili di utenti che avevano rivelato le loro opinioni spontaneamente compilando dei test psicologici per influenzare delle manifestazioni elettorali.
Abbiamo così “scoperto” che su Facebook gli utenti tendono a costruire delle filter bubble e che queste filter bubble operano come echo cambers determinando il sorgere di cocoon informativi.
Cass Sunstein ha scritto un libro su questo, tradotto in Italia da Il Mulino con il titolo #Republic.
In altre parole, le persone vogliono leggere le notizie che gli interessano, chiudendosi in delle stanze in cui ricevono solo ciò che vogliono leggere (filter bubble), che in queste stanze le opinioni più estreme tendono ad affermarsi: i suprematisti ariani quando parlano fra suprematisti ariani sono più estremisti di quando manifestano le loro opinioni in pubblico (echo chambers) e che questi bozzoli di informazione (cocoon), in cui gli utenti della rete tendono a segregarsi scegliendo le loro amicizie, sono pericolosi per il pluralismo.
Insomma, abbiamo scoperto che quando la Corte costituzionale affermava che la libertà di informazione è la «pietra angolare dell’ordine democratico» (Corte cost. 84/1969) diceva una cosa che sulla rete è molto meno vera che nella realtà fisica.
Nella rete, la libertà di informazione può essere pericolosa per la democrazia proprio perché è affidata a tutti (è decentrata e disintermediata, ma non per questo è resa più democratica) e non tutti sono in grado di esprimere pensieri interessanti per lo sviluppo di un discorso democratico.
Il punto è che l’applicazione delle regole in materia di responsabilità degli internet service providers, in virtù delle quali il provider non è responsabile del contenuto che ospita, ai social media, che non sono internet service provider, perché organizzano i contenuti che ospitano e li orientano secondo le loro politiche aziendali, determina dei seri rischi per il discorso democratico.
E’ quello che hanno notato con intelligenza e acume da molto tempo studiosi come Sunstein o come Balkin, ma anche come Gillespie e l’elenco potrebbe essere lungo.
In questa situazione, i mercati hanno capito che i social media non potranno continuare ad operare come signori della rete, liberi di decidere le loro politiche, ma si dovranno in qualche misura sottomettere alla sovranità degli Stati e la sovranità degli Stati ridurrà i loro profitti.
O forse hanno capito che i social media non potranno fare a meno di anticipare le normative statali adottando delle politiche aziendali trasparenti e in grado di evitare disfunzioni come la censura collaterale, di cui si parla da molto tempo.
O magari hanno intuito che il potere dei signori della rete sta diventando l’oggetto di una forte critica sociale e che questa critica sociale spesso viene direttamente da coloro che operano all’interno delle organizzazioni aziendali messe a punto dai signori della rete.
In realtà, i social media non sono mezzi di informazione nel senso tradizionale di questa espressione, ma sono semplicemente dei contenitori per la libertà di manifestazione del pensiero, funzionano in maniera molto più simile a spazi privati aperti al pubblico che vi si riunisce consapevole del fatto che in questi spazi si deve rispettare la disciplina imposta dal loro proprietario, esattamente come chi va in un bar deve rispettare le regole di polizia imposte dal suo proprietario, che gli può dire di bere meno o di parlare a voce meno alta e perfino allontanarlo se non è in grado di rispettare le regole della casa.
L’aspetto più interessante di questa vicenda è che non è emersa grazie alla rete, la rete non ha rivelato nulla di Cambridge Analytica e della sua influenza per le competizioni elettorali. E’ stato il giornalismo investigativo del New York Times e del Guardian che ha consentito all’opinione pubblica di venire a sapere quello che stava accadendo.
Come nel caso di Weinstein, che avrebbe facilmente ottenuto l’oblio delle notizie che lo riguardavano se queste fossero state postate su Facebook o su un blog, grazie alla regole del notice-and-takedown, che è tipica della responsabilità del provider.
L’aspetto più interessante è che i giornali sono ancora vivi e per ora fanno ancora il loro lavoro.
La cosa, invece, più preoccupante è che la presenza dei giornali è minacciata seriamente dalla rete e la rete, al contrario della carta stampata, non è affatto trasparente.
Se questa preoccupazione diventasse condivisa, il mondo della rete diventerebbe il campo di una rivoluzione, forse meno cruenta di quella del 1789, ma non meno significativa per le sorti dell’umanità.
Su questo si deve riflettere. Non sulla profanazione della privacy degli utenti che sono stati chiusi nelle echo chambers in cui loro stessi desideravano essere rinchiusi.
Oggi, e da tempo, questo non è più possibile, mentre è possibile analizzare i big data costruendo i profili degli utenti senza violare la loro privacy e, forse, anche condizionando le competizioni elettorali con la scelta dei candidati da votare usando lo stesso algoritmo con cui Netflix ci consiglia una nuova serie, azzeccando quasi sempre i nostri gusti, ma senza farci vedere nulla di nuovo.
Mi hanno fatto male questi guanti nella spazzatura.
Li ho stretti a lungo.
Pieni di mani di bambine.
Calde.
Curiose.
Mi ha fatto male vederli vuoti e abbandonati.
Anche se sono solo una pelle di serpente.
Persa per una ancora più bella.
Bimba Piccola sta scrivendo il suo primo giallo.
La Città Addormentata.
Bello, intrigante, erotico e splatter come una cosa scritta a undici anni.
La domanda è facile.
Spontanea.
Inevitabile per un lettore di gialli:
Chi è stato?
La risposta pungente e inaspettata come una burrasca.
Non lo so. Se lo sapessi, ci sarebbero troppi indizi.
Dada.
Solo una bimba dada può pensare un giallo senza colpevoli e forse anche senza delitto.
Bimba Impertinente ha visitato il Quirinale.
Le è piaciuto moltissimo.
Chiedo perché.
Ci pensa.
Un paio d’ore.
Risponde, sintetica, come sempre:
C’erano lampadari di tutti i tipi
È vero.
E soprattutto è un punto di vista adorabile.
Il primo giorno di primavera è un inganno.
Non perché la primavera non arriva ai primi di gennaio.
E nemmeno perché stanotte pioverà di burrasca e domani sarà freddo.
Ma perché dopo ogni primavera l’inverno torna e credere nella primavera è come credere nei fiori.
Un inganno che appassisce.
Davvero posso ritardare l’Epifania?
La Befana che arriva di notte può essere fermata a qualche valico e trattenuta per qualche giorno?
Mi piacerebbe che queste vacanze durassero ancora per qualche minuto.
Che non fosse già arrivato il momento di spengere le luci all’albero di Natale e di chiudere il presepio nella sua scatola.
Ma è arrivato e (fortunatamente?) nemmeno le grandi corporation della rete possono ritardare il calendario liturgico.
Il treno delle 8.28 ha dieci minuti di ritardo.
C’è un guasto sulla linea per Pistoia.
Il treno delle 8.28, però, è per Pisa e fra Pisa e Pistoia c’è il Montalbano che neppure Leonardo Da Vinci avrebbe saputo ferrare.
La partenza è con mezz’ora di ritardo che passa nel silenzio degli avvisi. L’oboe urla solo per avvertire che il personale di controlleria è un pubblico ufficiale al servizio dell’umanità.
Il video ricorda che si può fare Roma – Fiumicino in trentadue minuti senza aggiungere Se non ci sono guasti a Pistoia.
Ci sono giorni in cui la qualità del servizio sul Feccia Nera sembra quella del Pisa – Varsavia del 1943.