• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

Archive for category: profstanco

I pensieri politicamente scorretti di Bimba Impertinente (Marina Abramovic)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/10/2018

E’ qui l’artista? O qui c’è un’artista?

Sono le domande poste dall’adolescente Bimba Impertinente che il crudele padre ha portato con sé alla mostra di Marina Abramovic dentro Palazzo Strozzi.

La guida – una signora che si trova palesemente molto più a proprio agio con i fondo oro degli Uffizi e usa il “tu” sapendo che quello che gli altri avvertono come confidenza per lei e tutti i suoi avi si chiama “tuaccio” – ha avvertito che “Marina” (perché chiamarla per nome? Qualcuno ci ha mangiato insieme?) si può amare o disapprovare, ma non ignorare.

Bimba Impertinente osserva con curiosa disapprovazione. Cerca di capire, chiede. Il padre le spiega che la Jugoslavia dei primi anni settanta era un luogo lontano da tutto, prima di tutto da se stesso. Una sorta di razzo lanciato verso le stelle su una rotta sbagliata. Le rammenta Hrabal, che ha segnato la sua educazione sentimentale, e le racconta le performance di Károly Halász nell’Ungheria degli stessi anni.

Bimba Impertinente è scettica. Guarda con malcelato disgusto il furgone cellulare all’ingresso della mostra, considera come sgraziati i dipinti giovanili, cerca di penetrare il significato delle performance chiamate Rhythm, ma il bianco e nero virato su un contrasto quasi assoluto grazie ai nitrati di argento non le dice moltissimo.

Soprattutto, dal suo punto di vista, non è ragionevole considerare il proprio dolore una cosa interessante per altri da sé. Bimba Impertinente intende perfettamente il dolore della signora Abramovic, la difficoltà di crescere nell’affetto anaffettivo di due eroi (di guerra e serbi), l’oscurità delle notti di Belgrado, la perfetta solitudine di un aeroporto da cui non parte niente e dove non arriva nessuno. Tutto questo è vicino a un’adolescente, forma i suoi tessuti più profondi. Quello che non comprende è perché il dolore di un uomo, per colui che soffre, possa essere “interessante” e anche questo è tipico dell’epidermide con cui l’adolescente comincia a indossare il mal di vivere.

Per chi suona la campana? L’eterna domanda di John Donne ne nasconde un’altra: A chi interessa se la campana suona per me? o Mi interessa che a qualcuno interessi se la campana suona per me?

Forse è questa la vera domanda e l’osservazione di Bimba Impertinente, alla fine della mostra di Marina Abramovic, è

Perché alla signora Abramovic interessava tanto che gli altri conoscessero il suono del suo dolore? Che bisogno aveva di farlo conoscere?

Molto probabilmente non sarà mai un’artista, ma come “signora” promette davvero bene.

Il giorno dopo del giorno prima

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/10/2018

Il giorno dopo del giorno prima è una trattoria livornese.

La più tradizionale delle trattorie livornesi in cui gli unici turisti che sono arrivati, reduci di una crociera alla maniera di zek in “fuga di convalescenza” nella Kolyma di Salomov, probabilmente sono finiti nel cacciucco del giorno dopo.

Il tavolo degli intellettuali, praticamente una buca delle orate con i più fini cesellatori di triglie che la natura labronica abbia saputo produrre (con il deretano), si interroga a voce alta.

Uno dei suoi animatori (culturali) si produce nel noto: Bisogna pagare bene perché chi paga bene sa cosa paga e chi sa cosa paga conosce quello che compra. In Thailandia, si paga bene… A Cuba si paga bene…

Qui non ci sono né professori universitari che parlano del futuro dell’uomo occidentale né architetti d’affari che parlano di lottizzazioni. Ma un bel po’ di puzzo l’uomo lo fa anche qui.

Chi li ha sciolti? (Qualcosa, in occidente)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/10/2018

Pranzo di lavoro. Tre uomini con i loro fascicoli discutono di una lottizzazione: come gestire il completamento di un lotto malgrado la decadenza del piano attuativo, senza perdere il tempo necessario per vedere la fine del piano?

A poca distanza, un tipo e una tipa discutono animatamente.

Parlano di quello che è successo in occidente. Del fatto che improvvisamente il persiano, l’arabo, perfino l’ebraico, tutte le cose che la nostra cultura riceveva dall’altra parte del mediterraneo sono scomparsi e la nostra cultura ha iniziato a divorare se stessa.

Non ci sono orizzonti cosmopoliti nei fondamentalismi di oggi.

Solo loro capiscono quello che si dicono con l’aria da adorabile sopravvissuto che ha un intellettuale sul treno regionale o in un ristorante di lusso.

Gli altri hanno voglia di ridere perché colgono l’implacabile sdegno con cui vengono osservati i loro fascicoli. Sono uomini dai piedi saldamente ancorati a terra e pensano palesemente al denaro mentre c’è ancora chi pensa alla cultura.

Non è così.

I due sono professori e stanno parlando di concorsi. Il primo sta dicendo al secondo che il suo allievo, che si occupa di lingue orientali e medioevo, deve vincere e l’altro sta cercando di vendere cara la pelle dei suoi che non possono vincere a loro volta.

Non era facile capirlo perché quei due mondi parleranno sempre lingue diverse. Più di Maometto e Mammone.

Però chi meritava il sarcasmo era chi parlava di lottizzazioni sapendo di fare impresa o chi lottizzava i propri allievi fingendo di fare cultura?

Oggi, non c’ero (Il primo giorno di liceo di Bimba Impertinente)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/09/2018

Oggi, il primo giorno di liceo di Bimba Impertinente, non c’ero.

Non ci potevo essere e comunque non sarei stato una presenza gradita.

Non avrò le fotografie di Bimba Impertinente che attraversa il portone del liceo da collazionare con il nido, la materna, le elementari e la scuola media. Mi dispiace.

Io non volevo fare il liceo classico e nemmeno il liceo che ho fatto. Ne avevo paura. Avevo paura di non riuscirci, di non essere all’altezza.

Ho imparato ad amare questo liceo giorno per giorno, versione per versione, senza mai sentirmi davvero all’altezza delle cose che stavo studiando, dei temi che mi venivano proposti.

Poi mi sono trovato tante volte a spiegare perché quei cinque anni passati a sudare la Germania di Tacito e riflettere sul motore immobile di Aristotele erano stati per tutti noi così importanti.

Sono due gli argomenti che spesso ho utilizzato.

Il primo è che al liceo classico, non si impara a far di conto. La matematica è soffocata dal latino e dal greco e questo può disturbare molto chi crede nella importanza dei numeri e di saper far di conto più velocemente della persona con cui fa affari facendo le vesti di conversare.

La mia società conta spesso, l’essenziale è quasi sempre un numero e quel numero è il punto di arrivo di un algoritmo solo apparentemente matematico, come il prezzo di un’opzione su un mercato non regolamentato.

Al liceo classico, si impara che i numeri sono meno importanti delle parole, non sono niente senza lo sforzo di capire che è proprio di chi cerca il significato delle parole e le parole contengono le persone.

Il secondo argomento è legato alla specificità del latino e del greco. Le lingue hanno sempre una loro specificità che deriva dalla funzione che hanno assolto. L’inglese è una bellissima lingua di connessione, la cui eleganza è la semplicità. Il francese è diplomatica poesia. Il tedesco, precisione di medici, ingegneri e filologi. L’italiano è una lingua di ricordi, serve per raccontare un paesaggio mentre sta scomparendo.

Il latino ed il greco, invece, sono lingue morte, che si conoscono non per come erano parlate da un mercante della Beozia o da un mercenario di Brutium, ma per come furono parlate da poeti talmente raffinati e profondi da resistere alle notti barbare.

Di una parola greca o latina, noi non conosciamo il significato quotidiano ma solo quello che ha avuto nella lingua scritta di uomini dalla sensibilità eccezionale, capaci di raccontare il discorso di un guerriero all’oceano dell’eternità e di esprimere con una sola parola la potenza di una persona nell’attimo in cui stava diventando polvere.

Ho pensato a questo oggi che era il primo giorno di liceo di Bimba Impertinente e non glielo ho detto perché sono cose che si capiscono solo se si capiscono da soli.

A lei, ho detto solo che anche sul mio banco qualcuno aveva inciso con una chiave la frase “Dio aiutami”, che ha trovato incisa sul banco della sua classe e che mi ha fatto ricordare l’angoscia delle versioni prima di trovare il bandolo della matassa.

Perché il liceo è anche saper dialogare con quell’angoscia, senza la quale, forse, non s’impara molto.

Il delitto perfetto

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/08/2018

Di Maio ha definito come un delitto perfetto l’aggiudicazione della gara per lo stabilimento di Taranto dell’ex Ilva ad Arcelor Mittal.

Sarebbe un delitto perfetto perché non sarebbe stato tenuto nel dovuto conto l’interesse pubblico al risanamento ambientale ma questa omissione non consentirebbe l’annullamento in via di autotutela della gara.

Il delitto perfetto, il delitto della Rue Morgue sognato da Edgar Allan Poe, è il delitto in cui il colpevole non può essere punito, perché  il colpevole non è l’assassino.

Le parti in gioco, il colpevole e l’assassino, sono la politica e l’amministrazione: il livello politico, che è definizione dei valori che consentono di unire le persone in una comunità, e l’amministrazione, che è la trasformazione di questi valori in realtà, per mezzo di imparzialità e buon andamento, rispettando il principio di legalità dell’azione amministrativa.

Per Di Maio, si ha un delitto perfetto perché le regole dell’azione amministrativa impediscono alla politica di tornare sui suoi passi, malgrado vi sia una lesione dell’interesse al risanamento ambientale di Taranto.

Non è un delitto perfetto: è il principio di legalità e sarebbe davvero terribile uno Stato che consentisse al principio di legalità di cambiare di senso ad ogni avvicendamento politico.

Di Maio, però, non parla più di Ilva, sembra essersi arreso, sembra avere trovato nella retorica del delitto perfetto il motivo per giustificare il tradimento di una promessa elettorale piuttosto chiara.

Parla, invece, con lo stesso vigore, della concessione ad Autostrade e urla, insieme al suo ministro Toninelli, a gran voce che questa concessione deve essere revocata e che è il momento di tornare alle nazionalizzazioni.

Anche in questo caso, sembra di poter parlare di un delitto perfetto: perché la revoca della concessione a Autostrade per l’Italia non riguarda il livello della politica – il livello della costruzione dei valori e della comunità – ma il livello amministrativo: dipende dall’analisi della convenzione in essere e dalla comprensione pro veritate della gravità dell’inadempimento commesso dal gestore nel momento in cui il ponte Morandi è crollato.

Ma lo stesso vale anche per il proclama con cui Di Maio affida a Fincantieri l’opera di ricostruzione del ponte, senza considerare che, forse, è la convenzione in essere che regola chi affida i lavori che devono essere svolti e a quali condizioni e che comunque la scelta di un appaltatore non appartiene al livello politico.

Quando si parla di eccesso di potere, si parla anche di confusione fra politica e amministrazione, di un’amministrazione che si lascia condizionare dalla politica e di una politica che vuole scendere al livello dell’amministrazione.

E’ quello che Di Maio lamenta quando parla della gara sulla ex Ilva ed è esattamente quello che Di Maio fa quando parla di Autostrade: il suo ruolo dovrebbe essere di passare le carte all’Avvocatura dello Stato perché definisca le iniziative da intraprendere per tutelare l’interesse nazionale e, in questo, non c’è niente di politico.

C’è un contratto da interpretare.

Distinguere fra colpevoli e assassini è la base dell’eccesso di potere: Di Maio è il colpevole della revoca della concessione a Autostrade, se mai ci sarà, ma non è l’assassino, perché non può essere lui a disporla, deve essere il ministero delle infrastrutture, compiuti i necessari passi e rispettata la legalità procedimentale.

Anticipare a livello politico le scelte amministrative serve solo a precostituire un sintomo di eccesso di potere, ovvero a commettere un delitto perfetto: fingere di revocare, revocare con un provvedimento illegittimo in modo da consentire a Palazzo Spada di annullare la revoca, con buona pace di tutti: della politica che può affermare di avere fatto tutto quello che poteva, persino un provvedimento illegittimo, e delle Autostrade di Atlantia che possono riprendere i loro affari.

Avremmo voluto un mondo diverso, ma avremmo voluto anche un vice premier che non si fa ritrarre dal fotografo di corte dei Benetton (Oliviero Toscani) mentre attacca il loro impero economico, senza accorgersi dell’ironia di quel ritratto.

Come se fosse Sartre

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/07/2018

Tesi di laurea.

Il candidato affronta alcune questioni intorno alla nozione di pena e alla costruzione della fattispecie incriminatrice.

Dal punto di vista di un costituzionalista, il tema è interessante come un giallo di Don Wislow in russo. Avvincente ma solo per chi lo capisce.

A un certo punto il candidato cita Foucalt e si addentra nel suo pensiero. Diventa difficile non correggerlo.

Non fa una piega e si giustifica con un incredibile Ho usato Foucalt per semplificare.

Solo Sarte con la sua perfida ironia avrebbe potuto dire una cosa del genere.

Ma temo che questo signore di Sartre non abbia neppure gli occhiali…

Salvini e Matterella: incontri al Quirinale

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/07/2018

1 – Oggi Salvini, ministro dell’interno, vice premier e segretario della Lega, incontra Mattarella, il Capo dello Stato.

Salvini ha chiesto di incontrare Mattarella per parlare di una sentenza che conferma un sequestro di 49MlnEuro sui conti del suo partito. La magistratura non farebbe sempre il suo dovere e compito del Capo dello Stato sarebbe assicurare l’indipendenza della magistratura, l’applicazione della legge in maniera esattamente uniforme e imparziale nei confronti di qualsiasi cittadino.

Mattarella ha accettato l’incontro per parlare con Salvini di quanto il ministro dell’interno sta facendo e quindi dell’indirizzo politico del governo, particolarmente in materia di immigrazione clandestina. Read more →

Cose da Bimba Piccola (Adoro il Tasso)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/07/2018

Improvvisamente, ma molto improvvisamente, dice di adorare il Tasso.

Lo stupore del padre è evidente.

Sono anni che cerca un libro in grado di aiutarla a diventare grande leggendo, anche se non avrebbe mai pensato al Tasso e avrebbe preferito raccontarle l’Orlando Furioso.

Uno stupore che diventa interrogativo senza bisogno di aprire bocca.

Adoro le crociere…

Dice senza essere interrogata.

Il padre torna sulla terra e smette di domandarsi in quale scatolone si sia nascosta la sua Gerusalemme Liberata.

In fondo, se fosse orfana non sarebbe un suo problema.

Porto d’armi per tutti (La Beretta non è Smith and Wesson)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/06/2018

Porto d’armi per tutti?

L’ultima proposta di Salvini è il porto d’armi per tutti come strumento per arginare la criminalità, o meglio la sensazione di assedio che la microcriminalità genera nei cittadini.

Due piccoli e insignificanti fatti di cronaca permettono di guardarla in controluce.

Un nerboruto alla stazione di Bologna e una macchina a Firenze

Il 21 giugno scorso, all’ora di pranzo, in un Fast Food della stazione di Bologna un padre decisamente muscoloso e palestrato con il figlio di circa dieci anni, l’aria mite del bambino con gli occhiali di un padre culturista in canottiera, si è visto portare via uno zainetto da uno zingaro.

Lo zingaro era decisamente emaciato e aveva l’aspetto di chi conosce da molti anni l’abbronzatura dei neon ferroviari.

Il muscoloso lo ha rincorso, lo ha afferrato, lo ha sbattuto per terra e lo ha malmenato.

Nessuno ha detto nulla. Nemmeno quando si è rialzato e ha battuto il cinque con il figlio che era il proprietario dello zainetto.

Lo zingaro è scappato barcollando e con i segni delle percosse ricevute ben evidenti.

La notte fra l’8 e il 9 marzo, la macchina di chi scrive è stata scassinata esattamente sotto la casa in cui chi scrive abita. I profanatori hanno portato via tutta l’elettronica di bordo. Il danno ha contato oltre Euro10Migliaia, di cui quattro sono stati rimborsati dall’assicurazione.

La sicurezza pubblica si affronta armando le emozioni?

Che cosa sarebbe successo se chi scrive o la muscolosa vittima del furto in stazione avessero avuto una pistola?

Io non so se non avrei sparato e sono abbastanza certo che il muscoloso lo avrebbe fatto con soddisfazione.

Nè io né lui avremmo saputo, nello sparare, chi stavamo colpendo.

La sicurezza pubblica quando il guardiano notturno manca non può essere affidata a un facile slogan. E’ un problema di governance anche in senso orizzontale e non verticale. Ci si deve chiedere quale sia il livello di governo più adatto per ricevere le risorse e organizzare la difesa dei cittadini, se quello dei sindaci sceriffi o quello delle amministrazioni centrali. Ma ci si deve anche chiedere se i cittadini non possano organizzare spontaneamente la propria difesa.

La difesa della patria non riguarda solo il pericolo esterno, ma riguarda anche la delinquenza e la microcriminalità e sarebbe corretto che si potesse fare qualcosa, sorvegliando e vigilando con il potere di dissuadere, se i metronotte potessero essere pagati anche per guardare le strade durante la notte e non solo i negozi e i condomini che temono di essere svaligiati.

Questo è il vero problema politica ed una cosa è certa che questo problema non si risolve armando le emozioni o dando la magnum dell’ispettore Callaghan a dei perfetti imbecilli.

La Beretta, per fortuna, non è la Smith and Wesson e se si occupa, forse, più della caccia che delle pistole da difesa personale è un segno di civiltà.

Meglio Palaia: la grande batosta elettorale di Renzi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/06/2018

1 – Chi incontra Renzi per strada e sul Ponte Vecchio, gli dice Meglio Palaia.

Meglio Palaia si dice quando non si può fare peggio: Palaia fu distrutta dalle truppe di Carlo V in una maniera così crudele che quando qualcuno si lamentava per le angherie subite, gli si faceva osservare che a Palaia non sarebbe stato meglio.

La grande batosta elettorale del Partito democratico è evidente.

Come a Palaia, peggio non si poteva fare: ha perso tre roccaforti molto significative sul piano identitario: Pisa, Massa e Siena.

La città in cui è nato il sessantotto italiano, la città del Monte dei Paschi e la città delle lotte anarchiche e libertarie.

Il partito democratico non riesce più a parlare al suo popolo ma non ci si può dimenticare che solo quattro anni fa, aveva trovato un leader che aveva conquistato più del quaranta per cento dei suffragi e che sapeva parlare non solo al suo popolo, sapeva parlare anche al centro e trovare i voti della maggioranza degli elettori.

Lo faceva con una narrazione forte e convincente: Rottamiamoli tutti.

E’ evidente anche la batosta elettorale del M5S, anche se ha vinto quasi tutti i ballottaggi cui ha partecipato ma non è quasi mai arrivato al ballottaggio e talvolta non è neppure riuscito a selezionare i candidati per partecipare alle elezioni.

Salvini ha vinto, ma potrebbe essere meno immortale delle sue felpe e scomparire presto, come è successo a Renzi. Read more →

Page 24 of 43«‹2223242526›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Il Maestro e il perfetto citrullo
  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at