• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

In questa nera buona terra

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/02/2025

Joseph Roth scrive da qualche parte che solo i poeti e i cretini continuano a scrivere poesie una volta terminata l’età dei brufoli.

Vero. Cinicamente vero.

Eppure la poesia fa pensare.

Ci sono poesie che hanno una consistenza spaventosa, una densità di immagini e simboli che travalica la lingua utilizzata per esprimerle.

La bibbia, ad esempio, ha esattamente la stessa densità che la si legga in latino o in inglese.

Non perde niente l’immagine di Dio che chiama gli alberi e le montagne a testimoni della sua giustizia.

Così la Achmatova.

Così l’Omero di Ulisse ma anche quello di Katzanzakis.

Queste poesie hanno la stessa consistenza della musica: comunque parlano all’anima e ne definiscono i confini costruendo un Leviatano in cui gli uomini non sono uniti dalla sovranità ma dalla stessa musica e dalle stesse sensazioni.

Poi c’è la cavallina storna, che non sarebbe poesia se fosse disarcionata, che ha un senso solo nell’ecosistema in cui è stata scritta. Non ha niente di universale. Parla di quel mondo fatto di polvere, maremma e vino acido di botte mal lavata.

Infine ci sono i quaderni che si trovano dal rigattiere, poesie che compongono un ecosistema ancora più ridotto: quelle due, tre persone a cui si rivolgono, sono un semplice dialogo. Niente di universale o di universalizzante.

E’ idiota per chi scrive in quei quaderni pensare di essere un poeta, pubblicarsi, magari a spese proprie, o imperversare sui social: semplicemente non è interessante.

Ma, forse, è ancora più cretino considerarlo idiota: in questo Leviatano mite la grande poesia unisce tutti, mentre le altre forme di poesia uniscono alcuni gruppi di persone più o meno piccoli fino alla non poesia, che raccoglie piccolissimi gruppi di persone, il lessico familiare della Ginzburg.

Questa minima non poesia ha una dolcezza infinita anche se è lontana dalla potenza di In questa nera buona terra perché è lei, che, in fondo, rende la vita degna di essere vissuta.

 

 

 

Le api di Ferdinando

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/02/2025

Più o meno due volte alla settimana, apro il mio cassetto delle pipe, ripongo la pipa che ho usato sino a quel momento e ne prendo un’altra.

Non sono mai stato capace di contare le pipe che possiedo.

Ognuna di esse racconta un periodo diverso della mia vita e sono ordinate da sinistra a destra, a sinistra quelle che oramai appartengono al passato, Brebbia, Savinelli e Peterson: pipe che sono state caricate persino con tabacchi cavendish, come l’Amphora Black, lo Sweet Dublin e lo Skandinavik, ma anche il Clan.

Nell’area di centro sinistra la mia collezione di Dunhill, pipe che hanno accompagnato tutta la mia vita, dalla prima che mi fu regalata dal padre di un mio amico prima di morire, alle altre che acquisto con parsimonia e costanza. Queste hanno iniziato a vivere con il Virginia n. 8 di Sasjeni, ancora oggi un tabacco per il quale provo una ferma nostalgia, hanno assaggiato la miscela di Royalty e Aperitif, a lungo la mia miscela preferita, il Baby Bottom, il Three Nuns.

Al centro Rinaldo, Radice e Caminetto: le pipe della mia gioventù di procuratore legale. Queste hanno provato l’Half and Half, il trinciato Italia, lo Standard Mixture (medium, non mild), il Nightcup e talvolta l’Early Morning.

A destra, Castello: come Dunhill hanno accompagnato tutta la mia vita e, qui, adesso, fumo più spesso la mia ultima miscela (1 parte di Nightcup, 3 parti di trinciato Italia, 1 parte di Kentucky in purezza, una quantità omeopatica di foglie di avana).

Le guardo e non so mai quale scegliere, né perché la scelgo: solitamente prediligo una dritta se fumerò fuori casa o una semicurva se fumerò principalmente nel mio studio.

Adoro le mie pipe e so che parlano di me: non sono capace di contarle perché contare è un modo di esprimere il possesso. E’ il Paperone di Topolino che conta e riconta il proprio numerario. Quando si possiede si è posseduti e io odio perdere la mia autonomia. Preferisco pensare che ogni cosa che possiedo abbia una vita propria e abbia deciso di passarne una parte con me.

Soprattutto queste pipe ciascuna delle quali è stata acquistata con l’ambizione di trasformare un vizio in arte.

Che, in fondo, è il modo con cui mi piace vivere.

I pensieri scomposti di Bimba Piccola (Linea rossa)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/02/2025

Bimba Piccola, che non è più troppo piccola, ha una grave insofferenza per una sua professoressa.

Questa interpreta le storie che insegna come se ne fosse la protagonista e racconta la propria vita come se fosse una storia da insegnare.

La conseguenza è che i compagni di classe di Bimba Piccola hanno compreso il punto debole della loro insegnante e nelle interrogazioni piuttosto che nei compiti ne fanno tesoro: loro non commentano la storia di Paolo e Francesca, raccontano il grande amore della loro docente per la quale il marito ha abbandonato moglie e figli del che la docente si vanta pubblicamente. E così via.

Lei, ovviamente, no: per lei, Paolo e Francesca appartengono all’età di Dante e devono essere compresi a partire da quella esperienza storica.

Lo fa malgrado sia perfettamente consapevole che il suo studio è molto più faticoso di quello dei compagni e che i suoi voti saranno inferiori, anche perché è stata bravissima a far comprendere alla sua docente che la considera come la considererebbe suo padre il quale, però, ha abbastanza mestiere da non far facilmente intendere quel che pensa.

Bimba Piccola rivendica questo suo atteggiamento affermando di non voler essere una “ruffiana” e di disprezzare con tutto il suo cuore i suoi compagni che, invece, sono capaci di quella piaggeria così caratteristica dell’Italietta borghese, fascista e democristiana censurata da Pasolini (ma difesa da Calvino).

Ne dovrei essere orgoglioso, penso anche se questo pensiero mi suscita una nota stonata che archivio come zanzara quando si cerca di prendere sonno.

In effetti non lo sono perché non sono stato capace di insegnarle la sottile linea (rossa? Conrad è una malattia degli occhi: dopo averlo letto, vedono tutto in una dimensione diversa) che divide la piaggeria italiota dallo spirito di leale osservanza caratteristico di ogni rapporto gerarchico preso sul serio.

Ma anche questo pensiero non mi rende soddisfatto: non sono arrivato al profondo della mia insoddisfazione.

In realtà (verum enim vero, avrebbe detto taluno che non avrebbe dovuto incontrare Kazantzakis sulla sua strada) non le ho saputo insegnare la forza (oscura) della empatia: chi sa essere prontamente empatico con il suo interlocutore acquista una forza straordinaria che gli può permettere di ottenere tutto ciò che desidera senza alcuno sforzo.

Il lato oscuro della empatia non può essere attratto nel giudizio negativo che merita la piaggeria perché ne merita uno ancora peggiore: non c’è niente di onorevole nel considerare una persona come una marionetta i cui fili sono le sue più intime fragilità.

Finalmente sorrido: Bimba Piccola è capace di rifiutare esattamente questo aspetto del malato mestiere di vivere cui un infelice dio ci ha dannati.

E questo è molto più che non essere ruffiani.

Page 3 of 422‹12345›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Il Maestro e il perfetto citrullo
  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at