Pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente (Rutti II)
Bimba impertinente: Ci ho ripensato.
–> Cosa?
B.i.: Le principesse non fanno i rutti.
–> Ah?
B.i.: Le principesse – semplicemente – non sono sempre principesse.
Bimba impertinente: Ci ho ripensato.
–> Cosa?
B.i.: Le principesse non fanno i rutti.
–> Ah?
B.i.: Le principesse – semplicemente – non sono sempre principesse.
Il profilo – in forma di faq – è geniale:
______
emma.
42.
milano.
sì, sono io.
le scatto da me.
no, msn mi annoia.
sì, puoi. ma prima di leccarmi pulisci bene il monitor: la polvere sulla lingua è fastidiosa.
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Chi spiega al tipo che si sta pugnalando sulle immagini di Emma che Emma lo sta prendendo in giro?
Ironica cuckhold di se stessa.
P.s.
http://mostrandomi.splinder.com
Gasparri, già triumviro di Alleanza Nazionale ed attuale capogruppo del Partito della libertà al Senato della Repubblica, ha pubblicato una intervista sul Giornale di Paolo Berlusconi.
La sua tesi è che gli atleti devono protestare alle Olimpiadi.
Devono disertare la cerimonia inaugurale.
Alzare il pugno (sic!) durante le premiazioni.
Fare qualcosa, insomma, per i diritti umani e per il Tibet.
Gli fa eco Baldini (Stefano, il maratoneta, non Andrea, lo spadaccino accusato di doping) che chiede alla politica di fare il suo mestiere e – soprattutto – di lasciare agli sportivi di fare il loro.
In effetti.
E’ del tutto ipocrita accettare che le olimpiadi si svolgano in Cina e scaricare sugli atleti la responsabilità di una partecipazione critica e consapevole.
Gli atleti sono programmati per correre, saltare, tirare di scherma, etc.
Non per essere critici e consapevoli.
Se lo sono, è per merito loro.
Non per funzione sociale.
La Cina fa parte – acriticamente e necessariamente – del nostro mondo, non a causa delle Olimpiadi.
Nemmeno perché un primo ministro, un ministro degli esteri o un presidente della Repubblica partecipa alla cerimonia inaugurale.
Senza il sacrificio dei diritti umani in Cina il nostro benessere non sarebbe possibile.
Molto semplicemente.
Quel benessere a cui nessuno è disposto a rinunciare.
Altro che pugno alzato durante le premiazioni.
La prossima volta, nel Darfur.