Il mattino degli anziani
Si alzano presto.
Da notti fredde e nervose.
E subito, una scodella di caffellatte, scorrendo i necrologi, per controllare se sono ancora vivi.
Si alzano presto.
Da notti fredde e nervose.
E subito, una scodella di caffellatte, scorrendo i necrologi, per controllare se sono ancora vivi.
Come ti senti?
Benino, ma ho una tosse secca, continua, molto fin de siecle in Costa Azzurra
Non sara’ meglio che ti riguardi?
Ovvero se rischi di appiccicarmela, perche’ non rimani a casa tua?
Esiste nella pretura di Firenze un aula di udienza piuttosto piccola.
E’ composta di poche sedie, una pedana ed una scrivania per il giudice.
La scrivania è molto alta rispetto al piano di calpestio ed è completamente aperta sul davanti.
Esiste anche un magistrato sui quaranta anni che è solita indossare minigonne piuttosto vertiginose e delle calze autoreggenti. Non bella, ma conturbante.
Si siede a questa scrivania ed inizia ad agitare le gambe. Le accavalla, le scavalla, si dimena sulla sedia.
Imperturbabile.
In questi momenti, il pubblico degli astanti – avvocati tristi, bagnati in questi giorni di pioggia, la polvere dei fascicoli che è diventata epidermide – la segue ondeggiando, come giocatori infilati in un’asta da calcio balilla giocata nevroticamente.
Una massa che si chiede se il bianco appena intravisto sia un perizoma o un tanga (non ho mai capito la differenza).
Una massa che stupra con gli occhi l’apparentemente ingenua esibizione.
E la giudice si diverte, chiama le cause ad una ad una, lentamente, fa domande complesse, interroga, coglie il disgraziato distratto e lo devasta a raffiche di codici sul capo.
Mi diverto a sedere in un angolo e guardare, un pò la folla, un pò il mistero ostentato.