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Mio fratello è figlio unico

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/07/2007

Ma per davvero.
Mio fratello è un cavaliere del santo sepolcro.
Io ho fatto solo il boy scout.
Mio fratello va in chiesa tutti i giorni.
Io ci accompagno le mie bimbe quando è inevitabile.
Mio fratello inizia a leggere il giornale dai necrologi.
Io li sfioro solo per controllare se sono ancora vivo.
Mio fratello aveva una moglie che lo ha lasciato perché a letto leggeva famiglia cristiana.
Io a letto leggo solo fumetti e saggi storici.
Mio fratello dorme con tutte le finestre tappate.
Io lascio tutto aperto perché voglio vedere il sole che sorge.
Mio fratello si sente molto importante ed anche i suoi amici se ne sono accorti, decidendo di scomparire con mossa sincrona.
Io cerco di stare con tutti e mi diverto a girare con persone improbabili.
Mio fratello porta sempre la cravatta.
Io, solo con le scarpe da ginnastica.
Mio fratello ha cinquanta anni e vive con gli anziani genitori dal dì della separazione.
Io sono uscito di casa a ventitre anni e non ci sono più tornato.
Mio fratello passa le sue giornate a controllare il suo conto in banca.
Io  non ho idea dei miei risparmi: so solo di spendere tutto quello che ho nel portafoglio e di scaricare almeno una carta di credito al mese.
Eppure passo ogni giorno della mia vita a cercare di volergli bene.
A fortune alterne.

Il mio maestro

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
22/07/2007

L’accademia insegna delle relazioni che non sono sempre facili da spiegare.
Una di queste è la relazione fra l’allievo ed il suo maestro.
Vi sono maestri di molti generi.
Il genere più tipico lo si riconosce per Natale.
E’ il maestro che chiede ai suoi allievi di preparare l’albero a casa sua, di allestire il presepio o di caricare la macchina che parte per le vacanze.
Di solito, i suoi allievi sono delle perfette carogne, untuosi con chi li può comandare, arroganti con chi capita fra le loro mani.
Un altro genere lo si conosce ai concorsi.
E’ il maestro che ha sempre una allieva da sistemare.
Una di quelle che hanno scritto poche righe, su riviste di infimo ordine, ma che godono di protezioni ultraterrene.
C’è poi un genere tutto particolare.
Il maestro goliardico.
Lo si riconosce perché possiede una macchina molto potente ed abbastanza sportiva.
Di solito porta con sé gli allievi ai convegni.
Il problema è al ritorno.
Quando all’uscita dell’autostrada, in pieno nulla periferico, inchioda l’auto e dice: "ragazzi, voi potete scendere, qui è più comodo per tutti".
Naturalmente, questi generi si possono confondere e le varianti genetiche sono infinite.
Il mio maestro, però, non appartiene a nessuno di questi generi.
E’ una persona buffa, facile al sorriso.
Ha sempre studiato.
Cammina con una andatura veloce, di piccoli passi, le braccia affannate di borse pesantissime.
Una volta, ho cercato di aiutarlo e mi ha guardato con aria sorridente: "che fai? mi rubi la borsa?".
Gli ho sempre voluto bene, anche se i casi della vita ci hanno portati a non capirci.
Mi viene in mente perché ho appena finito di correggere le bozze del mio ultimo libro e mi sono sentito in dovere di dedicarglielo.
Con preoccupazione.
Odia le dediche.
Ma spero che mi capisca.

Una amica

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
22/07/2007

E’ poco più che un ricordo la sua giovinezza.
Fatta di occhi azzurri.
Di uno sguardo accuratamente metallico.
Di capelli biondi, come una cenere viva.
Bella, allora.
Come poche altre donne che ho incontrato.
Rammento il suo conversare quieto e colto.
Lo stupore di un innamoramento.
Subito passato.
Come una pioggia leggera.
E ricordo il suo matrimonio.
Sontuoso.
La sua casa di sposa poco più che bambina.
Suo marito, un amico.
Di quegli amici che si sono sempre conosciuti.
Due figli quasi perfetti.
Una bimba meravigiosa.
Un bimbo dolcemente vivace.
Adesso, la malattia.
Uno sguardo perso.
Magra, della assolutezza di chi non riesce più a mangiare.
Sola.
Triste negli occhi dei figli tristi.
Sempre più sola.
Che fugge, strisciando lungo un muro, fingendo di non riconoscere.
Oramai solo un argomento di conversazione, quando non si sa più chi ricordare.

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